UN CERTIFICATO ANTIMAFIA PER TUTTI I LAVORI
La Gazzetta, 04 agosto
2009
SA.MI.
I lavori concessi alle
ditte riferibili a Pasquale Setola a Calvi Risorta, avrebbero un valore complessivo
che sfiora di poco i 900mila euro. Un business di enorme valore, se si considera
l’esiguità demografica e la contenuta estensione morfologica della città. Per
la consorteria criminale casalese, Calvi Risorta era diventato il vero e
proprio laboratorio dove sperimentare il sistema della matrioska, un tipo di
bluff nato e perfezionato all'ombra del Comune caleno.
Setola piazzava sul mercato degli appalti caleni
creature imprenditoriali sempre diverse, ma con una comune matrice
caratterizzante: un solo certificato antimafia intestato al titolare di comodo.
In pratica, i Casalesi
cambiavano solo nome alla loro ditta (General
Impianti, Campania Appalti, Area Impresa), ma il sistema era immutabile. La
certificazione antimafia era appannaggio solo del titolare di facciata (ad
esempio Massimiliano Pagano per la General
Impianti), così da consentire a Pasquale Setola di muoversi con molta elasticità,
ben tutelato dalla dinamica del prestanome Pagano, appunto. Stesso sistema per
la Campania Appalti e per Area Impresa, ma con un'innovazione sostanziale. Le
due ditte (entrambe nate con il sistema di un solo certificato antimafia a
fare da salvacondotto) sperimentavano nei cantieri di Calvi Risorta la capacità
di essere irrintracciabili; la virtù camaleontica di cambiare pelle senza far
capire chi fosse davvero a tenere i fili del gruppo imprenditoriale casalese.
La vicenda delta
Campania Appalti, poi, ha del sensazionale. Prima di tentare la scalata ai
termovalorizzatori delta provincia di Salerno, Pasquale Setola aveva testato
la tenuta stagna delta nuova sigla proprio a Calvi: qualche lavoretto sotto la
nuova sigla aziendale, tanto per capire se le Autorità potessero risalire alla
paternità imprenditoriale. A Salerno, dove Setola era stato smascherato in tre giomi, le delibere di affidamento erano state subito
revocate mentre a Calvi
Risorta, nonostante la scoperta salernitana,
tutto il carnet dei lavori veniva lasciato nelle mani dei Casalesi, senza
alcuna revoca degli appalti.
Un caso davvero unico
di scarsa attenzione da parte degli ex amministratori.