SMASCHERATO IL GIOCO DELLA MATRIOSKA DI SETOLA: UN SOLO CERTIFICATO ANTIMAFIA COME SALVACONDOTTO PER GLI AFFARI IN CITTA’

 

Salvatore Minieri, 03 agosto 2009

 

I lavori concessi alle ditte riferibili a Pasquale Setola a Calvi Risorta, avrebbero un valore complessivo che sfiora di poco i 900 mila euro. Un business di enorme valore, se si considera l’esiguità demografica e la contenuta estensione morfologica della città. Per la consorteria criminale casalese, Calvi Risorta era diventato il vero e proprio laboratorio dove sperimentare il sistema della matrioska, un tipo di bluff nato e perfezionato all’ombra del Comune caleno.


Setola piazzava sul mercato degli appalti caleni creature imprenditoriali sempre diverse, ma con una comune matrice caratterizzante: un solo certificato antimafia intestato al titolare di comodo. In pratica, i Casalesi cambiavano solo nome alla loro ditta (General Impianti, Campania Appalti, Area Intesa), ma il sistema era immutabile. La certificazione antimafia era appannaggio solo del titolare di facciata (ad esempio Massimiliano Pagano per la General Impianti), così da consentire a Pasquale Setola di muoversi con molta elasticità, ben tutelato dalla dinamica del prestanome Pagano, appunto.


Stesso sistema per la Campania Appalti e per Area Intesa, ma con un’innovazione sostanziale. Le due ditte (entrambe nate con il sistema di un solo certificato antimafia a fare da salvacondotto) sperimentavano nei cantieri di Calvi Risorta la capacità di essere irrintracciabili, la virtù camaleontica di cambiare pelle senza far capire chi fosse davvero a tenere i fili del gruppo imprenditoriale casalese. La vicenda della Campania Appalti, poi, ha del sensazionale.


Prima di tentare la scalata ai termovalorizzatori della provincia di Salerno, Pasquale Setola aveva testato la tenuta stagna della nuova sigla proprio a Calvi: qualche lavoretto sotto la nuova sigla aziendale, tanto per capire se le Autorità potessero risalire alla paternità imprenditoriale. A Salerno, dove Setola era stato smascherato in tre giorni, le delibere di affidamento erano state subito revocate. Adesso resta a Caparco a prendere le distante da queste ditte fantasma. Un caso davvero unico di scarsa attenzione da parte degli ex amministratori e della commissione d’accesso prefettizia, allora retta dal dott. Vice prefetto Cuppello.