Senza bussola

 

Portale di Pignataro Maggiore, 26 luglio 2009

 

Bartolo Mercone
Pietro Ricciardi

L’Agro Caleno si trova ad un bivio importante, e come ogni volta che si è posti di fronte ad un bivio bisogna scegliere quale strada imboccare. Decisione da cui dipenderà la qualità della vita delle prossime generazioni. Le aree industriali dei territori dei Comuni di Pignataro, Sparanise, Calvi, Pastorano, Camigliano e Vitulazio sono prossime alla desertificazione. Il modello di imprenditoria degli anni ’70, 80 e 90 non ha retto alle sfide del nuovo millennio.

Una gestione del territorio eterodiretta ha imposto l’insediamento della centrale termoelettrica a Sparanise e della centrale cosiddetta a Biomasse di dubbia verginità a Pignataro. Due industrie ad alto impatto ambientale e a bassa ricaduta occupazionale. Intanto si fanno sempre più insistenti le voci che riferiscono di una possibile riattivazione della centrale nucleare del Garigliano, che completerebbe una micidiale filiera dell’energia. Il cuore della Campania Felix, con le sue terre fertilissime, sarà sempre più colonizzato, sfruttato e assetato per la produzione di corrente elettrica.

Le filiere del tabacco e delle pesche sono ormai scomparse Quella della mozzarella è nelle mani di pochi imprenditori, perlopiù provenienti dal capoluogo campano o dall’area napoletana, con una scarsa ricaduta sul territorio in termini occupazionali L’unico vantaggio che hanno i cittadini caleni dalla produzione della pregiata mozzarella è quella di poterla gustare. Privilegio questo che non è certo un’esclusiva. Uno dei prodotti tipici della nostra terra:la mela annurca’, va sparendo ed è sempre più una coltivazione di nicchia. Se si dice ad un giovane esiste una “mela a muluncella” probabilmente penserà che lo stiamo prendendo per i fondelli.

L’Agro caleno rischia di diventare ancora più un territorio periferico, di una provincia periferica, di una regione periferica, di un Sud periferico. “Cristo si è fermato ad Eboli”, ma se dovesse decidere di riprendere il viaggio, è probabile che nell’Agro caleno non si fermerebbe nemmeno a fare la pipì, ma si limiterebbe a sorvolarlo senza abbassare lo sguardo, preferendo osservare le nuvole.

Il dibattito pubblico, sempre più elettrizzato, subisce il condizionamento delle centrali, e si alimenta con un combustibile chiamato querela. Dallo scontro delle forze sociali vengono solo scintille, che provocano fuochi di paglia, e mai una sola proposta o idea endogena per il governo del territorio. Se si vorrà trovare un nuovo epiteto per questa zona, martoriata soprattutto da una classe dirigente (stampa compresa) autoreferenziale e autolesionista, non potrà che essere ‘querelandia’.

A breve partiranno i lavori per la realizzazione di una bretella che metterà in comunicazione l’uscita dell’autostrada di Capua con il futuro aeroporto di Grazzanise. La nuova strada taglierà a metà l’Agro caleno. Ad oggi nessuno si preoccupa di sfruttare questa opportunità, proponendo una conferenza programmatica dei Comuni dell’Agro caleno, dalla quale possa venire un progetto articolato per sviluppo del territorio da qui ai prossimi venti anni. La nostra area potrebbe diventare zona di servizi accessori all’aeroporto, o zona commerciale, o ancora potrebbe riprendere la propria vocazione agricola originaria, con al creazione di un consorzio costituito dai Comuni dell’Agro Caleno, per promuovere le produzioni agro-alimentari tipiche, per la creazione di un mercato dell’orto-frutta, magari con un’area di interscambio sull’A1. Per evitare una eccessiva specializzazione si potrebbe pensare ad mix armonico di queste componenti. Indipendentemente dalla vicenda aeroporto è necessario creare un’agenzia per la promozione del patrimonio storico culturale e delle ricchezze naturali e paesaggistiche del territorio caleno.

A decidere del futuro dell’Agro devono essere i cittadini caleni. La bussola che indica la strada per il futuro deve tornare nelle nostre mani e la conferenza programmatica dei Comuni dell'area è solo il primo passo per riappropiarsene...