ECCO COME
SETOLA CAMBIAVA “PELLE” NEGLI APPALTI A CALVI RISORTA
Salvatore
Minieri, 15 luglio 2009
Un
Comune, uno solo ha dato il fianco ai ricchi affari della General
Impianti di Pasquale Setola in questi anni: è Calvi Risorta, nascosta sotto la
facciata di città figlia della storia antica, dietro la vivace operosità dei
cittadini (è il paese con il numero più elevato di imprenditori
nell’Alto Casertano); insomma, un buen retiro che la cordata Casalese
non poteva farsi scappare. Nessun avvenimento di cronaca capace di puntare i
riflettori sulla città, aveva reso ancor più sicuro quell’appoggio
imprenditoriale dove sperimentare la sinergia tra camorra e politica distratta.
E allora, in soli tre anni solari, da Casale a Calvi è stato costruito un ponte
d’acciaio, una corsia preferenziale sulla quale far
scivolare centinaia di migliaia di euro: per la Polivalente di via Cales, ma
anche per rimpinguare le già ricche casse della Campania Appalti, anche questa
una creatura aziendale della famiglia Setola. Circa 600 mila
euro in 24 mesi, dalle casse dell’Ente, dritti nelle tasche della mala Casalese. Per la polivalente, poi, non ci sono
arzigogoli giornalistici capaci di descrivere l’ingegnoso meccanismo che, in
pochissimi mesi, aveva portato in dote a Setola
qualcosa come 440 mila euro.
I risultati scottano ancora oggi, soprattutto per chi deve rifondare moralmente
e politicamente la cittadina: nulla è stato fatto dalla General
Impianti e, quel poco che è stato messo in opera, è assolutamente privo di
qualsiasi garanzia strutturale. Un miliardo di vecchie lire consegnato a
Pasquale Setola e Massimiliano Pagano per mettere in
piedi reti da pollaio al posto di grate massicce e mura perimetrali, pagate ma
mai realizzate (tutto documentato da foto delle mura inesistenti e atti di
pagamenti, purtroppo davvero esborsati).
Era diventato troppo evidente il gioco della General
Impianti a Calvi Risorta: succhiare un fiume di soldi per non fare nulla; era
arrivata la stampa a smascherare il gioco, addirittura le Forze dell’Ordine
chiedevano delucidazioni presso la Casa Comunale. Come fare? Semplice:
cambiare nome alla ditta e continuare a prendere fiori di milioni, ma con un
altro tipo di business. Le fogne, paradigma indicativo
di quanto fosse impuro l’ambiente caleno negli ultimi
anni.
Quel sistema fognario che era stato affidato alla Campania Appalti, società del
clan Setola apparsa per la prima volta in provincia di Salerno e sbucata come
per incanto proprio a Calvi Risorta, a conferma che il
ponte tra i Casalesi e Calvi era qualcosa di talmente
elastico da poter essere direzionato verso tutte le province campane, quando si
trattava di fare business.
Per realizzare qualche condotta di scolo, la Campania Appalti non aveva perso tempo, nemmeno denaro, tanto da accaparrarsi un
affare da 140 mila euro per qualche decina di metri di deflussi delle acque
nere. Tutto con buona pace dei cittadini e di chi paga le
tasse comunali. Mentre il contribuente si affannava a
correre dietro a Tarsu ed Ici,
facendo i salti mortali per pagare, l’Ente affidava il famoso “fiume di soldi”
al più sanguinario e potente sodalizio criminale del Mezzogiorno. Solo a
Calvi e nella sede della Provincia di Caserta i Setola
avevano trovato negli ultimi anni un humus tanto fertile e protetto.