LA DITTA
DEL CLAN LAVORAVA PER IL COMUNE
La
Gazzetta, 15 luglio 2009
La Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha eseguito
sequestri per complessivi 50 milioni di euro di beni
nella disponibilità di cinque elementi di spicco del clan dei Casalesi intestati a trenta prestanome. In particolare, i
beni sono riconducibili a Giuseppe Setola, capo del gruppo di fuoco dell'ala dei Casalesi legata a
Francesco Bidognetti e al fratello Pasquale,
imprenditore, attraverso una società in accomandita semplice di Casal di
Principe.
Le società sotto sequestro servivano, per i magistrati, a
riciclare i soldi del clan anche attraverso la partecipazione
ad appalti pubblici. Il valore dei beni sottoposti a sequestro, riferibili al
boss stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, è stimato in circa 50
milioni di euro ed annovera tra le tante voci quella
riferibile alla General Impianti di Pagano
Massimiliano, società
di impiantistica sita in Casal di Principe; la stessa che ha eseguito lavori
per il Comune non solo a Calvi Risorta (la polivalente degli scandali) ma anche
a Giano Vetusto, dove si sarebbe dato mandato alla ditta intestata a Pagano di
completare alcuni lavori per conto del Comune.
Insomma, grazie a un sistema perverso
di prestanome e di leggerezze da parte di alcune Amministrazioni dell'agro caleno, Setola e famiglia avrebbero intascato somme
astronomiche fino a pochi giorni dall'arresto di Giuseppe Setola, autore della
terribile strage di Castelvolturno e capo della
frangia terrorista - stragista dei Casalesi.
La penetrazione del gruppo imprenditoriale Casalese
nella zona compresa tra Calvi Risorta, Sparanise e
Giano, risale alla metà del 2006 (il 25 agosto), quando la General
Impianti accedeva con tanto di delibera alla gestione
dei lavori di completamento della polivalente di via Cales.
A Calvi, la General Impianti di Massimiliano
Pagano e di Pasquale Setola, si aggiudicava i lavori
del terzo lotto di completamento della struttura Polivalente, di Via Cales.
Strana e ancora oscura la procedura per l'assegnazione della gara. Le ditte
partecipanti, infatti, furono 20. Di queste, 14 presentarono le proprie offerte
il 23 agosto 2006, ultimo giorno previsto per le consegne dei plichi, con
protocolli quasi consecutivi: e tra queste 14 - quasi tutte di Casal di
Principe - compariva proprio la "General
Impianti" di Setola. Altra curiosità è che queste 14 offerte, protocollate
luna di seguito all'altra, contemplavano percentuali
di ribasso sul prezzo posto a base d'asta anormalmente basse, comprese tra il 4,58
ed il 7,77 %, tutte tranne la "General
Impianti", che offriva il 23,45%, in linea con le prime 6 offerte.
Per il complicato meccanismo del taglio delle offerte anomale, risultò aggiudicataria proprio la "General
Impianti". Il bando richiedeva il possesso, da parte delle ditte
partecipanti, di un'attestazione SOA per categorie e classifiche adeguate ai
lavori da assumere, identificate dallo stesso responsabile dell'ufficio tecnico
nella categoria OG1 (valida per edifici civili e industriali) classifica II (cioè per importi dei lavori fino a 516.457,00 €). Ma la
ditta "General Impianti" era accreditata
solo per la classifica I (cioè per importi dei lavori
fino a 258.228,00 €) e quindi, a rigore, non avrebbe potuto aggiudicarsi tali
lavori.
Inoltre, da una semplice lettura di una visura camerale, sarebbe emerso che tra i tre soci della "General Impianti" figurava proprio Pasquale Setola (già all'epoca indagato nel processo per l'estorsione nei confronti di Gaetano Vassallo, inchiesta che lo condurrà agli arresti nel marzo del 2008), fratello di Giuseppe, da anni condannato all'ergastolo per l'omicidio di Genovese Pagliuca.