CALVI: DITTE SENZA CERTIFICAZIONE, GIÀ DUE RINVII A GIUDIZIO

 

Salvatore Minieri, 04 luglio 2009

 

Pescara non è poi così lontana da Calvi Risorta, anzi, è il piccolo centro di Spoltore, nell’operoso hinterland pescarese a sembrare un quartiere caleno, dove in ogni angolo incombono i cartelli della Gea Service: la ditta che, ancora oggi si occupa della manutenzione degli impianti elettrici cittadini di Calvi, senza avere le certificazioni (al momento dell’appalto) per espletare tale servizio. Da Spoltore, appunto, a Calvi Risorta, per occuparsi dell’energia elettrica cittadina.


La Gea Service nasce una caldissima sera dell’agosto 2003, il 27 per la precisione. Appena otto mesi dopo, il 30 aprile del 2004, si vedeva consegnare il succoso affare per la manutenzione e la gestione delle strutture elettriche calene. Niente di male, ma i prezzi di servizio fanno esplodere solo oggi il caso. Ad occuparsi del segmento elettrico pubblico fino a qualche anno prima dell’avvento della Gea, era la ditta di Raffaele Parisi che svolgeva diligentemente il compito per 7500 euro annui (spiccioli, praticamente). Poi, da quel di Spoltore, arriva la Gea Service che, per fare le stesse cose della ditta Parisi, incassa ancora oggi 104mila euro all’anno.


Qualche giorno dopo l’affidamento, l’allora segretario comunale, Antonio Bocciero, aveva prodotto un documento (protocollo 5521 del 12 maggio 2004) nel quale chiedeva al sindaco e agli assessori in carica che tipo di contratto avesse la costosissima ditta pescarese. Incarico professionale? Appalto di servizi? Appalto di lavori? Insomma, perché tanto mistero sulla gara e, soprattutto, come mai non è mai arrivata una risposta dalla passata Amministrazione? Poi la bomba della Procura della Repubblica che indagava l’ex capo dell’Utc Antonio Bonacci e il referente della Gea , Mauro Pasquale per violazione di legge e regolamenti.


Bonacci procurava intenzionalmente alla Gea un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistente nell’aggiudicazione della gara con una procedura palesemente illegittima e a condizioni economiche onerose per la pubblica amministrazione. A salvare, almeno temporaneamente capre e cavoli, ma soprattutto gli affari d’oro della Gea, ci pensava l’ingegnere Piero Cappello, nominato nell’era Zacchia, responsabile del settore Lavori Pubblici.


Cappello, con una missiva del 19 gennaio del 2009 (protocollo 719), dichiarava che tutto era sotto controllo. Anzi, lo stesso ingegnere, al rigo 21 del documento scriveva: “…il Comune gode del duplice ulteriore vantaggio di ammodernare, efficientizzare (sic) e mettere in sicurezza la propria rete elettrica senza dover ricorrere ad onerosi prestiti in danaro. Anticipa tutto il Gruppo Gea!” .


Cosa abbia voluto dire, non lo capisce ancora oggi nessuno. Il senso del documento di Cappello è univoco, seppur nebuloso. Si legge a pagina 2 del singolare documento “garantista” di Piero Cappello: “…E’ del tutto errata l’affermazione secondo la quale il gruppo Gea percepirebbe importi a titolo di manutenzione straordinaria, a prescindere dall’effettiva esecuzione delle opere”.


Tradotto: la Gea ancora oggi guadagna 104mila euro all’anno per cose che potrebbe anche non fare. E allora perché l’ex capo dell’Utc, Antonio Bonacci aveva escluso la ditta Parisi (quella dei 7500 euro all’anno) dalla nuova gara per il controllo del cosiddetto outsourcing elettrico? La Procura di Santa Maria Capua Vetere scriveva il 30 ottobre del 2008: “Antonio Bonacci, in qualità di capo dell’Utc di Calvi Risorta, mediante l’inganno, turbava il regolare svolgimento della gara per l’aggiudicazione dell’appalto pubblico e ne allontanava gli offerenti e segnatamente dichiarava falsamente a Parisi Raffaele, interessato a partecipare alla gara, che sarebbe stata necessariamente richiesta nel bando la certificazione SOA, da lui non posseduta”.


Chi vince la gara al posto di Parisi? La Gea Service che non ha né la SOA, ma nemmeno la più elementare certificazione 46/90. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Oggi la Gea si è spostata a Genova con gli uffici, ma a Calvi continua a lavorare, percependo fior di milioni senza certificazioni. Costa centinaia di migliaia di euro alla Comunità Calena, mentre la ditta che aveva abbattuto i costi è stata allontanata da Cappello e Bonacci. Perché?