All’ufficio archeologico di Calvi Risorta
giocano al «gratta e vinci» per comprare carta e penne
Corriere
del Mezzogiorno, 16 giugno 2009
Giancarlo Izzo
L’ufficio
archeologico di Calvi Risorta, sezione distaccata
della Soprintendenza provinciale, s’affida alla sorte per poter acquistare toner per le stampanti, carta, penne e matite. Rimasti
senza risorse per poter mandare avanti l’ufficio, un
dirigente e due impiegati hanno deciso di «investire » in proprio
qualche spicciolo per tentare di rimettere in sesto la dotazione dell’ufficio.
Ed allora ecco che, con 1,70 euro a testa, si sono
recati in tabaccheria. Qui hanno comprato un biglietto del gratta
e vinci. E la sorte — dimostrando di «tenere» al patrimonio archeologico
nazionale più delle istituzioni a ciò preposte — ha
regalato ai tre «giocatori» la somma di 100 euro. Tutti soldi immediatamente
spesi per l’acquisto del toner e di
altri materiali da cancelleria.
Sottraendo,
giustamente e per precisione finanziaria, la somma
investita (i 5 euro della giocata) al totale poi speso
per l’ufficio. Con questa singolare iniziativa, la
responsabile dell’Ufficio, Nina Passaro, e i suoi
due collaboratori sono riusciti a rendere operativa la struttura. Dopo mesi di attesa trascorsi a chiedere le risorse necessarie per
dotare l’ufficio degli indispensabili materiali per poter lavorare. La vicenda fotografa bene la difficile situazione che attraversa
la Soprintendenza nella provincia di Caserta e gli uffici periferici.
Intanto, è prevista per la prossima settimana la riunione tra i vertici della
Soprintendenza di Caserta, il Prefetto di Caserta, il sottosegretario alle
Finanze, Nicola Cosentino e i referenti
dell’amministrazione comunale di Calvi Risorta. Unico
punto di discussione sarà il rilancio, ma soprattutto la bonifica ambientale,
del parco archeologico dell’antica Cales.
Un iter
procedurale che ha preso avvio sabato scorso proprio con la visita agli scavi.
«Gradualmente, ma in maniera decisa — ha detto Cosentino
— porteremo a Calvi Risorta un sistema di commissariamento e gestione del parco archeologico come
quello di Pompei; parallelamente è nostra responsabilità blindare la zona,
ormai divenuta un market per i tombaroli e per la committenza illegale di
opere d’arte». Pochi mesi fa, i ladri smontarono e rubarono parte della
recinzione in alluminio che proteggeva il sito archeologico dell’antica
Cales. In tal modo, per i ladri d’arte è più semplice depredare la zona. Una
lunga lista di episodi che pone in evidenza l’assenza
di efficaci controlli a salvaguardi dei beni archeologici.
Assenza di controlli che permette ai ladri di agire
con tranquillità; nel 1997 vennero trafugate alcune colonne che facevano parte di una
grande struttura templare. Due anni prima, nella primavera del 1995, era stata
interamente saccheggiata una piccola necropoli, tardo antica, contigua alle
strutture che — secondo l’archeologo Werner Johannowsky — apparterrebbero ad
un complesso abitativo greco. Sul finire del 2007,
invece, ignoti avviarono uno scavo clandestino all’interno del teatro,
portando via numerosi reperti. Un sito — quello dell’antica Cales — negli ultimi tempi diventato preda
esclusiva dei saccheggi che avrebbero una committenza riferibile ai cartelli camorristici operanti in Campania.