I caleni di una volta raccontati da Bruno Mele

 

Caserta24ore, 08 giugno 2009

 

Paolo Mesolella

 

Non era facile la vita per i contadini di una volta, tra il duro lavoro dei campi, le superstizioni, le remore morali e la guerra. La vita dei contadini anche a Calvi Risorta era piena di situazioni bizzarre e di persone strane che non potevano non rimanere scolpite nella mente di un ragazzino, aspirante scrittore. “Tra gli anni 40 e 50 – scrive Mele – l’Italia era da considerare un paese del terzo mondo..”.

 

Peppe Lavigna che suonava l’armonica, Salvatore Battipaglia che guidava un camion fiat 34, il vaccaro Tore Bove che giocava a bocce, il contadino Agostino, lo scemo Michele, il garzone Salvatore, il cavatore di tufo Mario Tufello, il barbiere Cristofaro, il seminarista Michele esperto d’armi, e tanti altri figuri non possono non rimanere impressi a causa della loro vita fatta di stenti e di battute sagaci. Il professore Bruno Mele ha deciso di ricordarli.

 

Perché – scrive – quando la riflessione ti dice che il tempo che rimane è breve, per sentirsi più ad agio, ci si rivolge al passato”. E’ la nostalgia, quindi che popola la mente di fantasmi , di figure scomparse da tempo, ma impresse profondamente nella memoria per aver accompagnato il periodo più bello della nostra vita: la giovinezza, che è piena di speranze, di giochi e di illusioni. L’epoca in cui, l’allegra brigata si riunisce in piazzetta per giocare con i bottoni o a nascondino.


Pubblicato dalle edizioni Il Mezzogiorno di Gianluca Parisi, “Stupidaggini memorabili” è una raccolta di racconti teneri e drammatici di rara sobrietà, ambientati negli anni della II Guerra Mondiale. Un mondo misero, dalle speranze incerte, che attraversa l’epoca fascista fino al Dopoguerra. Il libro è suddiviso in tre parti : Tra le ombre dei campi, Tra i bagliori della guerra, Prima e dopo l’uragano. Nella prima, c’è la poesia dell’esistenza in vividi quadri umani, anche dove le necessità della vita fanno affiorare asprezze e smarrimenti che turbano la semplicità degli animi. Un mondo di valori che si alimenta di speranze. Ma le vicende, all’apparenza comiche, non hanno come scopo la derisione, ma quello di evidenziare, in maniera umoristica, come gli esseri semplici aspirino a superare le angustie culturali che ne circoscrivono la vita.

 

Nella seconda parte, invece, ben riuscita, fa capolino la guerra, con l’appuntato Falco della Forestale intontito dai bombardamenti, con Michele, lo scemo del paese, che cadde vittima dei colpi di cannone, con quel povero vecchietto di Rocchetta che fu assassinato dai tedeschi per non aver voluto cedere il proprio asinello durante i rastrellamenti, e quel povero soldato inglese che perse il braccio mentre calava il proiettile nell’obice con la mano.


Nel libro si fa riferimento anche al Campo di concentramento tedesco di Sparanise, ad un magazzino militare situato accanto alla cattedrale di Calvi, al ponte minato da tedeschi sulla Casilina, agli inglesi che avevano il comando generale nel palazzo della baronessa.


E poi le vicende accompagnate dal fragore delle armi, rivelano un quadro di miserie e di incomprensioni. Il lunedì in Albis di ogni anno, per esempio, da Sparanise partiva un corteo preceduto da un cartello e diretto a Loreto.

 

“Ebbene – scrive Mele - questa festosa scampagnata dava fastidio.. Quell’arrivo in gruppo da Sparanise urtava terribilmente lo spirito municipalistico di Giovanni e amici..” Ancora: “A Sparanise i centauri più entusiasti cominciarono ad organizzare delle gare di velocità lungo la strada per la Rocchetta, tra l’ammirazione delle ragazze e lo stupore dei caleni”.


Ma a rendere interessante il libro è soprattutto quel complesso di elementi caratteristici della civiltà contadina, di un’epoca senza prospettive certe; quando erano predominanti i valori della tradizione, e tuttavia qualche breccia si apriva in quel muro compatto proprio a causa della guerra. In questo quadro umano penoso, in questo sfondo campestre e polveroso, la Provvidenza sembra comunque gelida e assente e i giovani, la domenica, brillano per la loro assenza alle funzioni religiose.


Bruno Mele è nato a Calvi Risorta nel 1935, in un’epoca che egli stesso definisce di paura, di miseria e di speranza. Prima è stato insegnante elementare, poi docente di lettere alle scuole medie e superiori ed assistente universitario. Ha scritto, tra le altre cose, il corposo romanzo “Il binario dei mesti sorrisi” e i racconti “Una galleria di quadri allegri”. In pensione dal 1994 vive a Calvi Risorta.