APPALTI A SETOLA: TUTTI I RETROSCENA CHE HANNO PORTATO ALL’ULTIMO BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA

 

Vito Taffuri, 25 aprile 2009

 

Oramai da mesi tiene banco, sulla stampa provinciale e nazionale, il caso dell’appalto affidato dal comune di Calvi Risorta, durante la gestione Zacchia, alla “General Impianti s.a.s.”, società riconducibile di fatto al killer della frangia stragista dei Casalesi, Giuseppe Setola, nella quale il fratello Pasquale – arrestato nel marzo del 2008 per l’estorsione nei confronti del pentito Gaetano Vassallo – ricopriva l’incarico di direttore tecnico. La Guardia di Finanza di Marcianise, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, si è infatti recata più volte presso gli uffici del comune – commissariato dal 29 dicembre 2008, dopo le dimissioni rassegnate da 9 consiglieri – per il sequestro di numerosi faldoni contenenti tutti gli atti relativi al suddetto appalto.


L’ultimo accesso delle fiamme gialle è avvenuto lo scorso 22 aprile, quando i riflettori si sono accesi sulla determina n. 47 del 2 febbraio 2009, adottata dall’ing. Piero Cappello, capo dell’ufficio tecnico e fratello del sindaco di Piedimonte Matese, scelto dall’ex sindaco Giacomo Zacchia e riconfermato dal Commissario prefettizio Vincenzo Lubrano. Ma andiamo con ordine. Il progetto esecutivo di completamento dell’impianto polivalente – ambiziosa opera progettata e cantierata dall’amministrazione Caparcovenne approvato, dalla giunta del due volte sindaco, il 14 novembre 2003.


Il 14 giugno 2004 si insedia l’amministrazione Zacchia che soltanto il 25 agosto 2006, dopo quasi 3 anni, riesce finalmente ad aggiudicare l’appalto per i lavori di “completamento ed adeguamento della sala teatrale presso l’edificio polivalente”, finanziati con un mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti per € 440.000,00, completamente a carico del bilancio cittadino. I lavori da parte della ditta dei fratelli Setola hanno inizio l’11 settembre 2006, benché il contratto tra l’impresa ed il comune fosse stato sottoscritto soltanto il 19 ottobre 2006; essi prevedevano, come cita la denominazione dell’opera, non solo il completamento dell’edificio, bensì anche dell’annessa sala teatrale progettata dalla giunta Caparco.


I lavori furono ultimati il 14 agosto 2007 ma, come attestato dallo stesso Cappello nella determina n. 47 del 2 febbraio 2009, sequestrata dalla Guardia di Finanza, in totale difformità delle disposizioni impartite dall’allora Responsabile Unico del Progetto, ingegnere Antonio Bonacci; emerge in particolare come l’impresa del boss non abbia effettuato o non abbia completato numerose lavorazioni previste dal computo metrico del progetto! In particolare non risultano effettuati l’impianto di termo-condizionamento, i cordoni del marciapiede in tufo, la messa a dimora di cipressi, magnolie, querce ed altre piante ornamentali; la georete che avrebbe dovuto fare da argine alla pericolosa scarpata in terra, alta oltre 10 metri e soggetta a frane in caso di pioggia prolungata; l’impianto di diffusione sonora; gli arredi per la sala teatrale; il logo artistico, e via discorrendo.


Tutta una serie di opere e lavorazioni che avrebbero messo in sicurezza e a norma l’edificio polivalente e dotato il paese di un teatro stabile. Ora il punto è che, ai sensi dell’articolo 136 del decreto legislativo n. 163/2006, il Responsabile Unico del Procedimento (cioè l’ing. Bonacci) avrebbe dovuto rescindere il contratto per grave inadempienza da parte della “General Impianti s.a.s.”, su segnalazione scritta da parte del Direttore dei lavori, vale a dire l’ing. Claudio Valentino di Caserta, già responsabile dell’ufficio tecnico dopo la designazione dell’ex sindaco Zacchia: ma così non è stato! Tuttavia, non solo non è stato rescisso il contratto ma, quasi in modo bonario, si è allegramente deciso di sostituire le fondamentali lavorazioni per la messa in sicurezza dell’edificio con irrisori lavoretti, non previsti nel progetto e nel capitolato d’oneri: vale a dire interventi sull’impianto elettrico (che sarebbero invece di competenza del Consorzio GEA), la posa in opera di infissi, vetri e pavimentazione; la tinteggiatura esterna.


Sostanzialmente veniva autorizzato di fatto lo stravolgimento del contratto, “barattando” una pennellata di vernice e la sistemazione di quattro vetrate, al posto del completamento dell’edificio polivalente e della sala teatrale, finanziati con un mutuo ventennale a carico dei cittadini caleni! E pensare che già nel settembre del 2007, con una lungimiranza che ha dell’incredibile e che precede anche i futuri accertamenti dei tecnici incaricati, i consiglieri di opposizione Caparco, Marrocco, Capuano, Geremia, Taffuri e D’Onofrio inviavano un corposo dossier alla Commissione d’accesso, nel quale affermavano testualmente, proprio in merito all’edificio polivalente, come “I lavori eseguiti dalla ditta e liquidati dal comune siano sostanzialmente diversi da quelli previsti in progetto e andati a gara, ed in parte eseguiti in difformità delle norma specifiche”!!!


Un’opera incompleta, dunque, e per questo senza i necessari requisiti di agibilità che, ciò nonostante, viene inaugurata in grande spolvero da Zacchia e autorizzando a titolo del tutto gratuito, alla Pro-Cales Basket di Giuliano Cipro, nipote dell’ex assessore ai lavori pubblici Remo Cipro, divenendo di fatto un edificio “monovalente” dove non si pratica calcetto, pallavolo, basket e si tengono rappresentazioni teatrali – come era nelle intenzioni della giunta Caparco – ma si pratica il solo basket, con esclusione di tutte le altre associazioni sportive presenti sul territorio.


Come ciò sia potuto avvenire è presto detto: grazie ad un certificato di agibilità a porte chiuse, rilasciato dall’ing. Piero Cappello; una certificazione, cioè, che consentiva l’accesso temporaneo alla struttura dei soli tesserati, in attesa che la Commissione di Vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, deputata alla verifica di agibilità delle strutture e dell’annessa sala teatrale, effettuasse i dovuti sopralluoghi. Fatto sta che la verifica da parte della Commissione non è mai avvenuta – anche perché avrebbe dato esito negativo – e nel frattempo l’impianto ha ospitato addirittura il campionato di basket, permettendo l’accesso alla struttura di centinaia di spettatori, compreso l’assessore ai lavori pubblici, primo tifoso del nipote allenatore/giocatore, che presenziava alle partite chiudendo entrambi gli occhi sulla vicenda.


La cosa più strana di tutto questo contestato appalto – al di là di presunte illegittimità della gara, su cui stano ancora lavorando gli organi inquirenti – è che dal 20/10/2006 al 26/02/2007 il comune ha pagato la bellezza di 247.559,77 € alla ditta di Setola, sulla base delle certificazioni su 4 stati di avanzamento lavori emessi dal direttore dei lavori (il 20/10/2006 ed il 16/11/2006), e dal Responsabile Unico del Procedimento (il 22/01/2007 ed il 26/02/2007); salvo poi scoprire che i lavori effettivamente eseguiti – in totale difformità del progetto – erano complessivamente pari ad appena 186.436,49 €!!! Se analizziamo bene le cose, ci si accorge che con il pagamento del terzo acconto, avvenuto il 22/01/2007, il comune aveva già corrisposto alla ditta la somma di 215.694,77 € che il direttore di lavori ed il RUP – cioè gli ingegneri Valentino e Bonacci – avevano attestato come eseguiti dalla “General Impianti s.a.s.” dei fratelli Setola.


La “curiosità” degli osservatori più attenti non può non partorire, a questo punto, una serie di naturali interrogativi:

1 - Come si fa ad attestare il 22/01/2007 che la ditta ha effettuato lavori per € 215.694,77, ad autorizzare il 26/02/2007 un ulteriore pagamento di 31.865,00 €, e ad accorgersi solo il 2 gennaio 2009 che i lavori eseguiti dalla ditta erano invece pari ad appena 186.436,49 €?

2 - Perché la contabilità finale dei lavori, ultimati il 14 agosto 2007 – cioè due settimane dopo l’insediamento della Commissione d’accesso, chiamata a valutare eventuali infiltrazioni camorristiche – non venne immediatamente chiusa al termine dei lavori, ma fu eseguita solo il 31/07/2008, ad un anno di distanza dal “completamento” (o meglio dal mancato completamento) dell’opera?

3 - Perché lo stato finale dell’opera è stato emesso solo il 2 gennaio 2009?

4 - Perché prima dell’insediamento della Commissione d’accesso e della segnalazione dei consiglieri di opposizione si è stati così “permissivi”, e subito dopo leggermente più “rigorosi” nel controllo dei lavori male eseguiti sull’edificio polivalente?

5 - Come ha potuto l’ingegnere Cappello rilasciare nel 2008 un certificato di agibilità su una struttura che egli stesso, nella determina n. 47 del 2 febbraio 2009, afferma essere stata completata solo al 78,93%?

6 - Perché la richiesta di restituzione dei 67.235,61 €, indebitamente corrisposti alla “General Impianti”, è stata fatta solo il 2 febbraio 2009, cioè all’indomani del primo blitz della Guardia di Finanza di Marcianise su disposizione della DDA di Napoli?

7 - Perché non è stato dato seguito alle vincolanti disposizioni del Protocollo di Legalità in materia di appalti – sottoscritto dal Commissario Lubrano con deliberazione n. 13 del 17 febbraio 2009, dietro invito degli ex consiglieri Antonio Caparco e Giovanni Marrocco – che prevedevano l’immediata rescissione del contratto stipulato con la “General Impianti s.a.s.”?


A queste domande darà risposta la DDA di Napoli nei prossimi mesi. Ma il paradosso è che ora i cittadini caleni, per i prossimi venti anni, dovranno restituire alla Cassa Depositi e Presti – grazie al pagamento dei tributi comunali, aumentati a dismisura dalla giunta Zacchia – il mutuo contratto, pagando la bellezza di mezzo milione di € per un’opera incompleta e mal realizzata dalla ditta del boss dei Casalesi. Ed ancor più forte, ora, appare la denuncia giornalistica fatta da Silver Mele nell’agosto del 2006, quando il creatore della web-tv Cales Channel mise in luce il rifiuto, da parte dell’amministrazione Zacchia, di far realizzare il completamento dell’edificio polivalente a costo zero per la cittadinanza; il tutto grazie ad un project financing i cui fondi sarebbero stati messi a disposizione da un imprenditore ben disposto come il dottore Iannucci, presidente del Camilla Cales, ovvero la squadra di calcio a 5 che, con la sua gloriosa militanza nel campionato nazionale di serie B, ha dato lustro alla cittadina calena in modo certamente migliore di quanto non abbia fatto il costoso e fallimentare appalto alla ditta del superkiller Giuseppe Setola, finito sulle prime pagine dell’Espresso e de “Il Giornale”.