Il
Mezzogiorno, 24 aprile 2009
Paolo
Mesolella
In
occasione del 64° anniversario della Liberazione, a Mignano
il 25 aprile il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano è a Mignano. Un appuntamento importante, ma, a margine, mi sia
consentita una riflessione. Sembra impossibile ma è vero: a Mignano
Monte Lungo, culla del secondo Risorgimento italiano. Luogo dove, con le
proprie forze, con la propria dignità, rinacque la nuova Italia, non ci sono
più reduci e combattenti. O meglio non c’è più una
sede che possa ospitare questi poveri reduci di guerra.
A Mignano, infatti, da molti mesi è scomparsa la storica sede
dell’A.N. C.R. (l’Associazione. Nazionale. Combattenti e Reduci, senza che nessuno se ne sia accorto.
Tranne, ovviamente il Presidente dell’ ACNR casertana, Teodosio Leopore che
non riesce a farsene una ragione. Ma com’è possibile
che in tutti i paesi di terra di lavoro vi sono sedi di reduci e combattenti e
a Mignano Monte lungo, luogo del riscatto italiano
dall’oppressione nazista, non c’e’?
“Dopo
che si è dimesso il Presidente Di Zazzo all’inizio
del 2008 – spiega Teodosio Lepore – non è stato più
sostituito. Il sindaco è stato più volte avvisato del problema. Un giorno andai
a Mignano personalmente in treno: persi mezza
giornata per parlare personalmente con lui, ma nulla è stato poi fatto. Eppure
prima gli iscritti erano numerosi., oggi invece sono
praticamente spariti. Il motivo è semplice: la sezione non ha una sede né un
proprio rappresentante, perché è stata trasformata in una sorte di circolo
ricreativo e sociale per anziani. Ma com’è possibile tutto
questo?”
L’appello
del Presidente provinciale dell’ANCR (reduce della battaglia di Cassino) è
chiaro:”Non è possibile che un sindaco non faccia di
tutto per riservare ai poveri reduci e combattenti superstiti una propria sede,
con una propria biblioteca storica ed una propria memoria, anche per quanto, in
futuro, non vi saranno più reduci. E‘ come dimenticare quanti sono morti su
questi monti. Ricordo quella indimenticabile lettera
che il caporalmaggiore Carlo Focaccia, classe 1922, romagnolo, del 51°
battaglione bersaglieri caduto a Mignano Monte Lungo
l’8 dicembre 1943, scrisse la sera prima di morire in combattimento: “Mio caro,
domattina si parte per la linea di combattimento. Saremo subito impiegati. Il
capitano questa sera, alle ore 20, ha adunato la compagnia e senza tanti
preamboli ci ha comunicato quello che sarà il nostro compito. Nessun commento
ha seguito le sue parole e tutti siamo ritornati per
riprendere la partita di poker e a tressette nelle nostre tende. Ha chiesto sei
uomini da impiegare come pattuglia avanzata: io sono fra i sei scelti…” ..
Poi
quella del sergente maggiore Giuseppe Riccardi,
classe 1918, volontario bergamasco, caduto a Monte Granale. Poi ancora le lettere e diari di bersaglieri del 51° battaglione di
stanza a Mignano, conservati nel museo cittadino.
Scritti che documentano l’animo dei soldati in trincea in
attesa nemico e di morire. Una sede ed una sezione dell’ANCR nella città
medaglia d’oro di Mignano Monte Lungo, sarebbe una
forma di rispetto anche per loro.