SCOPERTO IL TRUCCO DEL
CERTIFICATO ANTIMAFIA DEL FRATELLO DI SETOLA. LE
FIAMME GIALLE SEQUESTRANO I FALDONI AL COMUNE DI CALVI
RISORTA
Salvatore
Minieri, 22 aprile 2009
Una vampata che nessuno si aspettava in questi tempi
di frenetica contrattazione elettorale, un colpo di maglio durissimo, scagliato
dalle Fiamme Gialle su quanto da mesi si vociferava non solo a Calvi ma in
tutta la provincia di Caserta.
Questa mattina i finanzieri si sono presentati negli uffici dell’Ente comunale
per sequestrare alcuni faldoni, uno dei quali
riferibile a tutta la trattativa e alla cantierazione
dei lavori della General Impianti di Massimiliano
Pagano, socio di Pasquale Setola (direttore tecnico della General
Impianti e fratello di Giuseppe Setola, il superkiller
della frangia stragista dei Casalesi).
Al vaglio della Guardia di Finanza ci sarebbe soprattutto una determina emessa
il due febbraio scorso, nella quale l’ingegnere Cappello,
attualmente responsabile di servizio presso il Comune caleno,
avrebbe chiesto la restituzione di una cifra considerevole (61mila euro) alla
ditta nella quale figurava il fratello del boss Setola. La General
Impianti, infatti, si era occupata dei lavori di completamento ed adeguamento
degli impianti sportivi presso l’edificio polivalente di via
Cales.
E qui iniziano le note più strane ed inquietanti.
Basta andare con ordine per scendere nelle pieghe di una faccenda ancora
ammantata da troppe incongruenze fosche. Nei pagamenti effettuati dal Comune di Calvi Risorta alla ditta di Pagano e Setola (sindaco era
Giacomo Zacchia) figurano computi metrici che non corrispondono ai lavori
effettivamente portati a termine. Basti pensare che risulta
pagato un muro di recinzione che non esiste. Una murazione
di cinta per un edificio di tali dimensioni sarebbe venuta a costare circa 50
mila euro. Ma tanto è costata, poiché il versamento
della cifra, all’interno di quell’anomala somma di
61mila euro, figurerebbe nel novero degli strani pagamenti emessi dall’Ente caleno.
Insomma, il compunto metrico non corrisponderebbe ai pagamenti effettuati.
Inoltre, e questa è storia di pochi mesi fa, la polivalente in questione costa,
se si legge la voce “consumo gas”, qualcosa come 5000 euro di bolletta a
semestre. Se Giuseppe Setola è un camorrista, coma mai
il fratello Pasquale ha un certificato antimafia allegato alle carte di
presentazione della sua General Impianti? Per un
motivo di una semplicità stringente: la certificazione antimafia è stata
somministrata solo a Massimiliano Pagano. La ditta, vista da questo punto,
sembrerebbe un’azienda nominale.
Ecco svelato il segreto: la General Impianti, in
realtà, è una Sas, una società a tutti gli effetti e
il certificato antimafia doveva essere emesso da tutti
i componenti, non solo da Pagano. Pasquale Setola e gli altri soci non hanno
alcun certificato antimafia, altro che storie. E poi, la polivalente che oggi viene usata da società e gruppi sportivi è ancora priva di
agibilità: non esistono certificati che attestino la praticabilità in sicurezza
della struttura completata e messa a punto dalla società nella quale figurava
il fratello del boss Setola.
Basta andare a vedere e si nota che i bambini giocano e fanno sport all’interno
della struttura, senza alcuna certificazione di
sicurezza. La palestra, qualche anno fa era stata data in gestione a una società sportiva, la Pro Cales che aveva a capo il
nipote diretto dell’ex assessore Remo Cipro. In pratica i cittadini pagavano con
le tasse comunali la società del nipote dell’assessore. Ma è quella determina
numero 47 del 2 febbraio scorso a tenere con il fiato sospeso tutti,
soprattutto adesso che la Finanza ha iniziato a scavare nella produzione documentale tra Comune e General Impianti.
L’ultimazione dei lavori alla polivalente, infatti, è
registrato il giorno 14 agosto 2007, mentre lo stato finale è stato
redatto il 2 gennaio 2009; più di un anno e mezzo dopo, quando il boss Giuseppe
Setola si trovava in stato di latitanza. Strane coincidenze
che riaprono, al pari del blitz delle Fiamme Gialle, il sipario su lavori mai
effettuati, ma pagati fino all’ultimo centesimo. La polivalente di
Cales, in pratica, c’è, ma è costata 61mila euro di troppo. La stessa cifra
che, secondo l’ingegnere Cappello, il comune di Calvi
Risorta avrebbe corrisposto, senza motivo, alla ditta di Setola e Pagano.