CALVI RISORTA IN FESTA: LA
GRECIA HA RESTITUITO GLI AFFRESCHI DELLE FORMELLE
Vito
Taffuri, 23 marzo 2009
Il
ministro della cultura greco Antoni Samaras ha restituito oggi all'Italia due
degli affreschi medievali rubati dalla Grotta delle Fornelle,
nella provincia di Caserta, nella preziosa cappella funeraria fatta erigere dal
conte Pandolfo e della contessa Gualferrata antichi
signori di Calvi. Samaras, durante una cerimonia al
Museo bizantino e cristiano di Atene ha consegnato i
due affreschi, raffiguranti dei santi e risalenti all'XI secolo, al comandante
del reparto operativo dei carabinieri per la tutela del patrimonio artistico,
Raffaele Mancino, e al direttore generale archeologico del ministero dei beni
culturali Stefano de Caro. Alla presenza dell'ambasciatore d'Italia Giampaolo Scarante, Samaras ha sottolineato come la riconsegna degli affreschi, rubati nel
1982 e recuperati nel 2006 dalla polizia greca in un'operazione contro una
banda di trafficanti nell'isola di Schinoussa, sia “un
altro passo importante nella collaborazione con gli amici e partner italiani
nella lotta contro i furti di opere d'arte”. Un passo simbolico e al tempo
stesso concreto, ha detto il ministro, perchè “dimostra
che quanto diciamo lo intendiamo davvero”. Nelle antiche strade di Calvi,
ricostruita sul luogo della città aurunca di Cales
esistono numerose cavità scavate nelle pareti di tufo, i famosi 'Fornelli'',
molto probabilmente delle tombe, che hanno dato il nome anche alla Grotta dove
Pandolfo e Gualferrata, che vissero intorno al 1023, fecero eseguire i meravigliosi affreschi.
LA STORIA
Nelle
antiche strade di Cales vi sono numerose cavità scavate nelle pareti di tufo.
Queste nicchie sono i famosi "Fornelli" che
hanno dato probabilmente il nome alla grotta. Per la loro forma non possono
essere state altro che tombe, e non certo romane. Si tratta di tombe medioevali
scavate dagli abitanti di Calvi lungo le strade della Vecchia città. In origine
sarebbe stata anche la grotta una specie di tomba
monumentale, un singolare mausoleo medievale destinato a custodire le salme di
personaggi di rilievo. Forse ci può aiutare a capirlo un'iscrizione che si
trova lungo il margine inferiore di un grande affresco dipinto sulla parete di fondo che ha per tema la rappresentazione
dell'Ascensione. L'epigrafe non è completa ma ci fa conoscere un conte
longobardo di Calvi insieme alla sua consorte, ci
offre lo spunto per qualche ulteriore valutazione. L'opera fu fatta eseguire
dal conte Pandolfo insieme a sua moglie, la contessa Gualferata.
Costoro erano evidentemente i signori di Calvi all'epoca in cui venne realizzato l'affresco. Siccome la grotta è situata in
una zona costellata di "Fornelli", che come si è detto erano delle
cavità che nel Medio Evo caleno vennero
scavate nel tufo per la sepoltura dei defunti, c'è da supporre che anche la grotta
abbia avuto la stessa funzione: non fu altro, cioè, che la cappella funeraria
di Pandolfo e Gualferada. Le salme di Pandolfo e Gualferada vennero forse tumulate
proprio nella piccola grotta che si apre sulla parete. Un Pandolfo conte di
Calvi del resto è' veramente esistito e proprio nel primo quarto dell'XI secolo. Se è lui il Pandolfo che commissionò
l'opera, personaggio vissuto intorno al 1023, risulta
allora plausibile fissare la datazione degli affreschi intorno al primo quarto
dell'XI secolo.
LE PARETI DI FONDO
Nella
parte inferiore della parete è situata una porta che apre un piccolo ambiente
nel quale si è supposto fossero collocate le tombe di
Pandolfo e Gualferada; ai lati di questa porta sono
affrescati due file di Santi, 5 a sinistra e 6 a destra,
che sono diventati ormai del tutto indecifrabili. Nel registro centrale è
rappresentata la Madonna con le braccia alzate in atteggiamento di preghiera;
ai suoi lati vi sono due angeli ed il gruppo dei 12 apostoli. Al di sopra dell'affollata scena vi è raffigurata
l'Ascensione di Cristo al Cielo.
LA PARETE DESTRA
Sulla
parete di destra è affrescato un solo dipinto, un pannello nel quale sono
raffigurati S. Elena e S. Giovanni Evangelista. Si tratta forse dell'affresco di epoca più tarda esistente nella grotta, dovendosi
probabilmente fissare la sua realizzazione intorno alla prima metà del XIII
secolo. Come nella non lontana "grotta dei Santi", sopra i nimbi
giallastri dei due Santi sono dipinti i loro
nominativi.
LA PARETE SINISTRA
Vi
sono raffigurati vari personaggi raccolti intorno ad un piccolo tavolo rotondo,
coperto da una tovaglia chiara: su di esso è
appoggiato un recipiente oblungo che contiene un qualcosa che somiglia a un
grosso pesce. Sul lato destro del pannello c'è, infine, un Santo che sembra
dirigersi verso il tavolo e nello stesso tempo rivolgersi alla figura scomparsa
che era collocata sulla sinistra. La scena continua con una maestosa Madonna
Regina con il braccio il Bambino, la quale domina
tutta la parte destra dell'affresco. Immediatamente dopo questa scena c'è un
altro affresco che ha per tema la decapitazione di S. Giovanni Battista. Sulla
sinistra, proprio all'inizio del pannello, è rappresentato un Erode barbuto.
Dopo il tavolo, infatti, un altro personaggio sta suonando una specie di
cornamusa, facendo in tal modo ballare una Solomè che
indossa una fluttuante veste azzurrina. Ai piedi di Salomè
è raffigurata ancora una volta la testa mozzata per terra, mentre S. Giovanni
con le mani tenta grottescamente di recuperarla.
LA CAPPELLINA LATERALE
Si
trova sulla destra, appena dopo l'entrata. Si tratta di un'altra piccola grotta
a pianta rettangolare, che misura una quindicina di mq. per circa 4 m. di altezza. Questi affreschi sono da considerarsi i più
antichi esistenti nell'intera grotta. Gli affreschi della cappellina
sono distribuiti su due registri, divisi da una lunga scritta votiva.
L'iscrizione in caratteri neri su sfondo bianco, parla della consacrazione di
un altare da farsi alle calende di novembre di un anno imprecisato. Nel
registro superiore, sebbene in un cattivo stato di conservazione, si riescono
ancora a distinguere quattro Santi: S. Nicola, S. Michele, S. Pietro e, forse,
S. Donato. Lo stesso motivo dei Santi in successione e
ripetuto sulla parete di fronte, quella che si trova a destra dell'entrata.
A malapena si riescono a scorgere i resti di cinque Santi con
qualche loro dettaglio. Nel secondo riquadro del registro superiore
della parete si possono ancora notare i resti del Bambino, raffigurato in fasce
nella culla; sopra di questa è rimasto il muso del bue, mentre sulla destra
sono ancora visibili ampie tracce azzurre e gialle
della veste della Madonna. Al di sotto, c'è un S. Giuseppe assorto.