BRILLANTE OPERAZIONE DI CONTRASTO AI FURTI DI ARCHEOLOGIA NELL’AGRO CALENO

 

Vito Taffuri, 07 marzo 2009

 

Convalidati gli arresti effettuati ieri dai carabinieri di Sparanise nei confronti di Filippo Palma del 39, Salvatore Zara classe 1965 e Caterino Luigi del 59. A conti fatti si tratta di tre nonni tombaroli, tutti di Casal di Principe che evidentemente per arrotondare la pensione credevano di aver trovato l’uovo di Colombo: depredare le tombe dei molti siti romani sparpagliati sul territorio che va da Teano a Sparanise passando per la ricca Calvi Risorta.


Con una capatina anche a Riardo. Fatto il servizio, forse dalla mezzanotte alle 22, intendevano rientrare nel comune di origine tagliando a metà la città Sparanise. Ma, imboccata la via per il centro dell’ex sindaco Piccolo ecco il colpo di sfortuna: un posto di controllo dei carabinieri. Per evitare la sfiga e i controlli hanno pensato bene di invertire la direzione di marcia finendo invece con l’attirarsi ancora di più addosso l’attenzione dei componenti della gazzella dei militari dell’arma agli ordini del maresciallo Pierfrancesco Bardi.


Attimi di concitazione, raffica di telefonate tra Capua e Sparanise nel vivo di un inseguimento durato per fortuna solo pochi chilometri. I balordi hanno capito bene con chi stavano avendo a che fare e che non c’era scampo per le loro barbe bianche. La Fiat Punto era infangata come un fuoristrada e come le loro mani, nel cofano dell’automobile c’erano gli attrezzi del ‘mestiere’: pale, picconi, torce elettriche.


E infine la refurtiva: anfore romane, alcune a pezzi altre integre, la testa di una statuetta di terracotta (in realtà la testa di una bambola d’altri tempi la cui parte di stoffa che costituiva il corpo è sicuramente diventata polvere) e contenitori per oli, spezie e profumi utilizzati dalle donne in epoca romana ma anche per la cura del viso e del corpo delle adolescenti. Insomma, oggetti di uso quotidiano collocati però nella tomba quale corredo funebre rivolto sicuramente, secondo gli esperti, a una bambina. I tre sono finiti in gattabuia e proprio ieri c’è stato l’interrogatorio di garanzia con un giudizio netto: la conferma dello stato detentivo.


Per cui i nonni tombaroli sono stati associati al carcere di San Tammaro a Santa Maria Capua Vetere mentre il maresciallo Bardi, onore al merito, può attaccare nel suo già ricco curriculum la relazione dell’ennesima brillante operazione di prevenzione e repressione dei fenomeni criminosi che si registrano sul territorio.