CONCORRENZA ED APPALTI: COMUNE CONDANNATO

 

La Gazzetta, 04 marzo 2009

 

Nei confronti del Comune di Calvi Risorta (CE) è stato azionato un danno di circa € 40.000,00 in relazione alla effettua­zione di una gara per l'efficientizzazione energetica pubbli­ca sul territorio comunale espletata in assenza di valido confronto con­correnziale.

 

In esito a tale citazione, la Corte Territoriale, con sentenza intervenuta nello stesso anno 2008 (n.2362/08), accogliendo l'impostazione della Procura circa il "danno da concorrenza", ha statuito condanna per € 34.000,00, ritenendo sussistente la violazione delle forme di pubblicità, procedendo poi ad una valutazione equitativa con adesione sostanziale ai criteri pro­spettati dall'attore pubblico.

 

Deve notarsi che il danno "da concor­renza" è ormai una fattispecie all'at­tenzione della giurisprudenza (dr. Sezione regionale per la Lombardia n. 477/2006; Sezione regionale per la Lombardia n. 980/2008 e, per quanto possa occorrere, nel caso in cui lo svolgimento della gara integri anche estremi di reato, cfr. Cass. n. 11031/2008).

 

In occasione delle recenti visite compiute a Napoli, il Capo dello Stato, dopo aver esortato a non abbandonarsi al pessimismo, ha fatto cenno all'impoverimento cul­turale e morale della politica nostra­na e alla necessità di trasparenza e rigore nell'uso del denaro pubblico. Dal proprio alto punto di vista istitu­zionale appare più che logico il riferi­mento del Presidente della Repubblica alla politica, ma va consi­derato che della conduzione politica in Campania è figlia diretta l'amministrazione della cosa pubbli­ca, segnatamente sotto il profilo della gestione della spesa, a partire dalle scelte programmatiche e discreziona­li, passando per l'attività deliberativa dei vari consessi di natura collegiale, per finire all'attuazione di scelte e programmi affidata per lo più alla burocrazia, ma anche, sempre più frequentemente, alle società a parte­cipazione pubblica sulla cui affidabi­lità sul piano dei risultati è quanto­meno lecito dubitale. E' ormai sotto gli occhi di tutti come l'illecito contabile non risiede più soltanto nelle classiche figure da manuale, ma ogni anno si arricchisce di nuove fattispecie potenzialmente pregiudizievoli per le pubbliche finanze e ciò avviene per motivi ben spiegabili: da un canto, l'irrompere di prassi e normative in rapida progres­sione, quali, ad esempio, le "ristrutturazioni" dei debiti e  le trasformazioni delle società parteci­pate, le nuove forme di appalto pubblico, gli affidamenti "in house", la contrattualizzazione dell'impiego pubblico, la crescente "esternalizzazione" dei servizi degli enti locali, il ricorso a forme sempre più diver­sificate di collaborazione occasio­nali o continuative, consulenze, incarichi (e sia amministrazione pro­vinciale di Caserta che comune di Caserta da alcuni anni sono ormai le capofila, ndr) a cui le Pubbliche Amministrazioni fanno ricorso, senza tralasciare le emergenze drammatiche, come quella dei rifiuti in Campania, che postulano legisla­zioni straordinarie; dall'altro, l'integrazione del sistema giuridico nazionale con le fonti comunitarie e spesso con la stessa giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea e della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

 

Le azioni risarcitorie sono state, nel corso del 2008, di più ampio raggio e gli atti di citazione depositati (110) evidenziano un incremento di circa il 10% rispetto ai 99 atti depositati nel 2007 {ne sanno qualcosa i consiglieri comunali di Caserta, almeno alcuni di loro, ndr), segnalandosi altresì che, nell'ambito di tali atti, il primato spetta senz'altro alle azioni per risar­cimento danni subiti dagli enti terri­toriali (circa il 70%), esclusi quelli sanitari.