Da un mese rubata la recinzione al Teatro romano di Cales

 

Caserta24ore, 13 febbraio 2009

 

Paolo Mesolella

 

S.O.S. DELL’ARCHEOCLUB CALES - Che i ladri avessero smontato e rubato una parte della recinzione in alluminio che custodiva il teatro romano caleno dai malintenzionati, lo sapevano in molti. Non tutti però sanno che dopo più di un mese è rimasto tutto com’era, nessuno si è preoccupato di riparare la recinzione in alluminio rotta (per almeno dodici metri) e che permette a chiunque di penetrare indisturbato all’interno del teatro romano di Cales.

 

Più di un mese fa, infatti, i ladri hanno asportato dal lato est del teatro cinque pezzi di recinzione ed hanno rimasto un grosso varco che permette l’ingresso fin dentro all’area dell’orchestra. Già il passaggio delle persone che penetrano all’interno del prezioso monumento ha creato una sorte di strada d’accesso che dalla platea porta al piano dell’orchestra.

 

Ora, quindi, considerando il grande varco che si è venuto a creare, è diventato del tutto initive sia il cancello di ferro , sia tutto il resto della recinzione. Di qui l’appello dell’Archeoclub caleno volto alla sensibilizzazione della soprintendenza a far sì che il danno venga presto sanato. E che vengano posti più controlli a difesa dei poveri beni archeologici caleni.

 

Già in passato i ladri d’arte avevano rubate due colonne di un tempio (una delle quali fino a poche settimane fa giaceva nei pressi del ponte dell’autostrada) ed avevano realizzato uno scavo nel Teatro proprio nei pressi del punto in cui è stata asportata la protezione. Nulla può escludere quindi che i due episodi siano da mettere in evidente relazione. Ancora un furto quindi nel sito archeologico di Cales e questa volta proprio nell’area interessata dalla protezione in alluminio della sovrintendenza.

 

Una protezione quindi che avrebbe dovuto proteggere ed evitare proprio i furti nel Teatro caleno che è un monumento di straordinaria importanza. Infatti, ha una cavea, completamente staccata dal terreno, che poggia su un sistema di arcate che presenta una particolarità unica, non riscontrata finora su altri edifici teatrali antichi. Ognuna delle dodici arcate interne, infatti, alla metà circa dello sviluppo delle strutture si sdoppia, cosi che, sul prospetto esterno in curva si contano ventiquattro arcate. Alle chiavi delle arcate interne si innesta un muro radiale sul quale poggiano le due nuove volte risultate dallo sdoppiamento della prima.

 

La struttura costituisce la seconda fase di ampliamento di un edificio teatrale più antico. Della fase più antica del teatro è visibile parte dell’analemma Sud in opus incertum. Questa prima fase si data all’ultimo venticinquennio del II sec. La seconda ed ultima fase di ampliamento della cavea, invece, fu poggiata su arcate di sostruzione con muri radiali portanti in opus quasi-reticulatum.. E’ nel periodo di transizione dall’opus quasi-reticulatum, che rimase in uso tra il 100 ed il 55 a.C., all’opus reticulatum si colloca la seconda fase costruttiva del monumento: attorno alla metà del I sec. a.C.

 

Un altro attentato all’archeologia e alla storia di Calvi, quindi, Un altro attentato maturato tra l’indifferenza pressoché totale delle istituzioni.