Gestione rifiuti nel casertano: l'affaire tra imprenditori e camorra

 

Pupia, 04 febbraio 2009

 

I carabinieri del comando provinciale di Caserta, agli ordini del colonnello Carmelo Burgio e la Guardia di Finanza di Mondragone, hanno eseguito 15 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di dodici affiliati al clan dei Casalesi, fazione “Bidognetti” e di tre imprenditori nel settore dei rifiuti.

Tra gli arrestati figura l’imprenditore Sergio Orsi, di Casal di Principe (il cui fratello, Michele, venne ucciso in agguato camorristico il 1 giugno 2008 per mano del “gruppo di fuoco” guidato dal boss Giuseppe Setola) e Giuseppe Valente, di Mondragone, ex presidente del consorzio Ce4.

Gli altri destinatari delle ordinanze sono: Nicola Alfieri, 48 anni; Aniello Bidognetti, 36 anni, figlio del capo storico dell’omonima fazione dei Casalesi, Francesco, alias “Cicciotto ‘e Mezzanotte”, detenuto in carcere, anch’egli tra i destinatari dei provvedimenti; Claudio Bidognetti, 41 anni; Mario Cavaliere, 36 anni; Alessandro Cirillo, 32 anni, aliasO Sergente, già arrestato nel novembre scorso in quanto componente del “gruppo di fuoco” guidato da Setola; Francesco Di Maio, 40 anni; Giosuè Fioretto, 45; Armando Letizia, 55, latitante; Massimiliano Miele, 36; Esterina Pagano, 51; Enrico Verde, 52; Giovanni Russo, 41.

Le accuse, contenute nei provvedimenti emesse dal Gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, sono di associazione mafiosa, riciclaggio e reimpiego, corruzione, turbativa d’asta, concorrenza sleale mediante minaccia, truffa ai danni dello Stato, delitti aggravati dalla metodologia mafiosa e dalla finalità di agevolare il clan dei Casalesi. Contestualmente, è stato eseguito il sequestro, per equivalente, del profitto della continuativa truffa ai danni dello Stato, stimata in 450mila euro, a cui si aggiunge il sequestro delle quote sociali e dei beni aziendali della “Oleodinamica sas”, società utilizzata dal clan per riciclare i proventi, di cui risulta titolare Claudio Bidognetti. Sono stati inoltre eseguiti, ad opera della Dia, sequestri di sei immobili di una ditta individuale e di beni di rilevante valore nei confronti di alcuni indagati, tra cui il latitante Armando Letizia.

L’indagine (che rappresenta la terza parte di quella iniziata con le ordinanze di arresto, il 22 marzo 2007 e replicate il 20 ottobre 2007, nei confronti di Valente, dei fratelli Orsi e di Claudio Di Biasio, riguardanti le azioni “truffaldine e falsificatorie” poste in essere a danno del consorzio per la raccolta e smaltimento rifiuti “Ce4” - zona di Mondragone, Castelvolturno, Sessa Aurunca e dintorni - e a favore dei titolari della “Eco4”, braccio operativo dello stesso consorzio), ha consentito di fare piena luce sull’accordo societario stretto tra i fratelli Orsi e gli esponenti del gruppo “Bidognetti” del clan dei Casalesi.

Secondo la Dda, i due fratelli, fino a quel momento semplici imprenditori edili privi della minima esperienza nel settore della raccolta e dei rifiuti solidi urbani, si erano serviti del rilevantissimo potere criminale ed economico del gruppo camorristico per sbaragliare ogni possibile concorrenza, divenendo partner privato del consorzio Ce4 nella società a capitale misto “Eco4”. Ciò consentiva loro di acquisire in tempi rapidi, in affidamento diretto ed in assenza di qualsiasi gara, la privativa del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani in moltissimi comuni del casertano, nonché la gestione operativa della discarica del “Parco Saurino”, conseguendo ingenti profitti economici e contribuendo stabilmente alla permanenza in vita ed allo sviluppo del sodalizio criminale, sia attraverso il versamento di una cospicua somma di denaro mensile, sia mediante la corresponsione di ulteriori utilità economicamente apprezzabili.

In attuazione dell’accordo originario tra imprenditori e camorristi, destinato a plasmare le successive vicende societarie, la Dda ha accertato le specifiche condotte corruttive, di turbativa d’asta e di illecita concorrenza poste in essere in occasione della gara indetta dal consorzio Ce4 per la scelta del partner privato della costituenda società poi denominata “Eco4”, le ulteriori condotte di illecita concorrenza realizzate al fine di consentire alla Eco4 dei fratelli Orsi di ottenere l’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani per il comune di Castelvolturno, sostituendosi alla precedente società appaltatrice.

Si è accertato, poi, il conferimento di risorse finanziarie, strutture, know-how e prestazioni d’opera mafiose nel gruppo societario creato dagli Orsi (l’A.t.i. “Flora Ambiente”, poi divenuta parte privata della Eco4) e gli utili di rientro tratti dal clan sotto forma di contributo mensile, delineandosi inoltre il contenuto dei patti sociali tra gli Orsi e i partners mafiosi. Erano individuate le abituali condotte di natura truffaldina realizzate al fine di stornare a danno del consorzio Ce4 il costo del sostegno finanziario al clan, delineandosi con chiarezza l’intenzionale sovrafatturazione dei servizi resi alla Eco4 dalla Oledinamica. La natura complessa delle intese tra il clan e Sergio Orsi dimostrava, secondo gli inquirenti, lo stabile inserimento dello stesso Orsi nel clan dei Casalesi. Stessa considerazione fatta per Esterina Pagano, ritenuta complice del clan e custode dei proventi, inclusi quelli versati dagli Orsi.

La Dda ha così ricostruito il “sistema” creato dagli Orsi. I due fratelli, dopo aver costituito la “Flora Ambiente”, considerata una “scatola vuota” necessaria per la partecipazione alla gara, operavano su due fronti. Da un lato, determinavano i componenti di vertice del gruppo Bidognetti (tra cui spiccavano Aniello Bidognetti, Massimiliano Miele e Alessandro Cirillo) a partecipare alla costituenda società mista stringendo con gli stessi un vero e proprio “patto societario”. Il clan conferiva le proprie potenzialità economiche, esperienze e prestazioni mafiose, quest’ultime utili per piegare ogni possibile concorrenza, come nel caso dei fratelli Ferraro, mentre gli Orsi conferivano le strutture societarie allo scopo create, offrendo soprattutto un continuativo contributo economico alle casse del clan e la garanzia dell’assunzione di soggetti appartenenti o contigui all’organizzazione criminale. Dall’altro lato, una volta concluso il patto societario, agivano in stretto collegamento operativo con gli organi dirigenziali del consorzio Ce4, in particolare con il presidente Giuseppe Valente, col quale, secondo l’accusa, sarebbe stato stipulato un proficuo accordo corruttivo grazie al quale veniva garantita l’aggiudicazione della gara agli Orsi, nonché grazie all’apporto reso da Claudio De Biasio, nella sua qualità di direttore generale del consorzio e di presidente della commissione aggiudicatrice della gara.

L’affaire si rivelava palese perfino in un momento precedente all’approvazione del bando di gara (datata 28 marzo 2000), lo testimonia una conversazione intercettata il 25 febbraio di quello stesso anno, quindi un mese prima, nel corso della quale Massimiliano Miele informava Giuseppe Setola del fatto che i fratelli Orsi, una volta vinta la gara, avrebbero anche gestito il servizio di raccolta rifiuti in più comuni del casertano, anticipando il futuro monopolio del settore. Così come avveniva il 10 luglio 2000, quando la “Flora Ambiente” vinse la gara, formando, assieme al Ce4, la spa Eco4.

Come reciproca garanzia di massima cooperazione, veniva attuato il “distaccamento” presso i fratelli Orsi di Gaetano Vassallo, imprenditore di Cesa nel settore dei rifiuti, oggi collaboratore di giustizia, per anni collegato ai Casalesi.

Poi, però, iniziavano a sorgere contrasti tra gli Orsi e il gruppo Bidognetti, a seguito del reciproco inadempimento di obbligazioni assunte. Contrasti che culminavano con l’avvicinamento degli Orsi all’altra fazione dei Casalesi, quella degli “Schiavone”, facente capo a Francesco Schiavone, detto “Cicciariello”, omonimo di suo cugino detto “Sandokan”, anche in previsione dei lucrosi affari rappresentanti dalla ipotizzata realizzazione del termovalorizzatore a Santa Maria la Fossa e dell’ampliamento della discarica di Parco Saurino. Questa fase veniva ricostruita attraverso intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni del pentito Vassallo.

Si era dunque verificato il passaggio degli Orsi dal clan Bidognetti al clan Schiavone. Un “tradimento” che, unito alla pretesa di un ingente credito mafioso da parte dei Bidognetti, è ritenuto alla base dell’omicidio di Michele Orsi.

Il procuratore della Dda Franco Roberti, a questo punto, descrive uno scenario inquietante: Sergio Orsi, nonostante l’omicidio del fratello, dopo alcuni segnali di collaborazione con la giustizia, si sarebbe poi riavvicinato alla cellula stragista dei bidognettiani, guidata da Giuseppe Setola: “Un riavvicinamento indiscutibilmente agghiacciante, essendo operato dall’indagato, dopo l’omicidio del fratello Michele, non solo per ragioni di tutela personale – lo Stato, infatti, aveva garantito il trasferimento in località protetta – ma anche nella prospettiva di recuperare, retribuendo gli esattori della camorra, ingenti crediti vantati, così da rinnovare la promessa del sostegno finanziario al clan”.