«Operazione Rompiballe»: rinviati tutti a giudizio. C'è anche la ex vice di Bertolaso

Corriere del Mezzogiorno, 29 gennaio 2009

Tutti rinviati a giudizio. Vittoria su tutta la linea per i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo che avevano chiesto al gup Raffaele Piccirillo il rinvio a giudizio per i 25 indagati. Le accuse vanno dal traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato.

I NOMI - Tra gli imputati il nome di maggiore spicco è quello dell’ex subcommissario di Guido Bertolaso, Marta Di Gennaro. Con l'ex braccio destro dell'attuale sottosegretario (non indagato) ci sono alti dirigenti delle aziende che trattavano i rifiuti. Come Domenico Di Battista, responsabile della discarica di Villaricca; Sergio Asprone, responsabile gestione impianti Fibe; Roberto Cetera e Lorenzo Miracle Bragantini, vertici della Ecolog; Giuseppina Marra, funzionario della Provincia di Caserta; Massimo Cortese, Filippo Rallo e Giovanni De Laurentiis, coordinatori degli impianti di selezione dei rifiuti; Angelo Pelliccia, direttore generale di Fibe e Fibe Campania; Massimo Malvagna, amministratore delegato delle due società.

LO STRALCIO - L’inchiesta coinvolgeva anche il prefetto Alessandro Pansa, l’ex prefetto Corrado Catenacci, Ciro Turiello (è stato funzionario del Commissariato ai rifiuti), Claudio De Biasio (ex subcommissario di Bertolaso), i dirigenti Fibe Armando Cattaneo ed Enrico Pellegrino. La posizione di questi sei è stata stralciata. I pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo si erano opposti allo stralcio in disaccordo con il procuratore, Giovandomenico Lepore. Anche se Lepore sostenne, allora, che non ci fosse «spaccatura, ma semplice divergenza di opinioni», fu evidente che sulla vicenda ci fosse stato un braccio di ferro, vinto dal procuratore. Ora, dopo il successo dei pm, Lepore potrebbe rivalutare e approfondire la decisione assunta allora.

LA MAXI TRUFFA - Dai capi d'accusa emerge «un sistema imperniato su una attività di lavorazione dei rifiuti assolutamente fittizia». I rifiuti che uscivano imballati dai cdr presentavano, secondo i magistrati, «identiche caratteristiche fisico-chimiche» rispetto alla spazzatura d'origine. Dall'inchiesta viene fuori inoltre che la frazione umida dei rifiuti non sarebbe stata sottoposta ad alcun trattamento di "stabilizzazione", procedura necessaria a eliminare i cattivi odori e a "igienizzare" la spazzatura. In pratica si sarebbero persi tempo e denaro per produrre "finte" ecoballe, che in realtà sarebbero state solo spazzatura impacchettata.

Una indagine basata in particolare su intercettazioni telefoniche, dalle quali si evince che in talune circostanze sono state illecitamente smaltite in discarica proprio le cosiddette ecoballe: l'involucro plastico veniva lacerato, e camion e trattori passavano più volte sul contenuto, al fine di far apparire il tutto come "un mero scarto composto da inerti" e dunque formalmente autorizzato per finire in una discarica. Il tutto avveniva alla luce del sole, sul piazzale degli impianti per la produzione del cdr. Dall'inchiesta sono emerse anche analisi false per "accompagnare" questi rifiuti nei siti di smaltimento.

Per gli inquirenti si era instaurata una «consolidata e articolata rete di complicità all'interno della struttura commissariale» da parte di pubblici funzionari e dipendenti che violavano "i precisi compiti di vigilanza sulle attività di lavorazione dei rifiuti affidata alle società Fibe e Fisia", dando direttive che di fatto violavano le ordinanze commissariali. Il tutto "con l'assoluta complicità di dipendenti e collaboratori" di Fibe e Fisia, che determinava una realtà "di mancata lavorazione dei rifiuti, falsa qualificazione degli stessi e illecito smaltimento nelle discariche, con grave pregiudizio per l'ambiente e la salute pubblica". Al centro dell'inchiesta anche le irregolarità riscontrate nel trasferimento sui treni diretti in Germania dei rifiuti campani.