Resa dei conti nel Pd per gli incarichi Asi: silurati tutti gli uomini vicini alla Quercia

Corriere del Mezzogiorno, 12 gennaio 2009

Pietro Falco

Sembra proprio non trovare pace, il Pd casertano. Così, a distanza di soli pochi giorni dallo scampato pericolo dello scioglimento dell'amministrazione comunale del capoluogo — che l'opposizione di centrodestra stava per portare a termine col contributo determinante di tre consiglieri dei democratici (l'ex capogruppo Alessandro Barbieri, Raffaele Ceceri e Maurizio Dello Stritto) e di uno dell'Udeur (Paolo Caterino) — l'elezione dei nuovi vertici dell'Asi apre un nuovo, aspro fronte di lotta.

Alla presidenza del consorzio, infatti, aspirava notoriamente la componente ex diessina, che già deteneva la carica da quattro anni con Corrado Cipullo. E negli accordi intercorsi nei giorni precedenti, che avevano coinvolto anche l'assessorato regionale alle Attività produttive, era stata raggiunta l'intesa per l'attribuzione dell'incarico ad un tecnico di alto profilo, riconducibile all'area riformista.

La scelta era ricaduta su Antonio Massimo, ex dirigente della Regione originario di Aversa ed in quiescenza da un paio di mesi, che aveva però rifiutato l'incarico poco prima del voto dell'assemblea. E proprio nelle 24 ore di rinvio dell'assise sarebbe maturato un nuovo accordo tra gli ex della Margherita ed il presidente della Provincia Sandro de Franciscis, per portare alla poltrona più alta dell'ente l'ingegner Piero Cappello, figlio di Fulvio e nipote di Dante, potentissimo ras matesino della vecchia Dc, recentemente scomparso.

Ma l'accordo, più in generale, ha fortemente penalizzato gli ex della Quercia, azzerando quasi la loro presenza all'interno del consorzio: di fatto l'unico esponente ex Ds a trovare posto nel cda è stato il consigliere comunale di Sessa, Marco Passaretta, entrato solo grazie al sostegno del suo sindaco Luciano Di Meo che aveva stretto un accordo col suo omologo di Mondragone. Gli altri membri, invece, sono tutti più o meno riconducibili a de Franciscs: il sindaco di Carinaro, Mario Sepe (fratello del cardinale Crescenzo); Paolo Natale (responsabile organizzazione Pd); l'ex sindaco di Calvi Risorta, Giacomo Zacchia; e il socialista Giuseppe Perretta (il cui partito vanta un vero e proprio asse di ferro col presidente).

Sicché oggi la componente diessina minaccia fuoco e fiamme: «E' un atto gravissimo, un vero e proprio sfregio politico — afferma senza giri di parole Dario Abbate, che sottolinea di parlare come "portavoce dell'area riformista" e non come coordinatore della segreteria — se non vi si porrà rimedio, le conseguenze saranno altrettanto pesanti, perché verrebbero meno le ragioni stesse dell'alleanza: potrebbe addirittura rimanerne travolto il percorso del Pd in Terra di Lavoro».

Tuttavia lo stesso Abbate tende a sminuire le responsabilità di de Franciscis: «Ci ho parlato stamattina — spiega — e mi ha assicurato che non era a conoscenza dell'iniziativa. Anzi, ha detto che farà di tutto per rimettere a posto le cose nel più breve tempo possibile. D'altro canto, se ciò non dovesse avvenire, si rischierebbero deflagranti effetti a catena».