Perrotta:
Della lista “uniti per Calvi” era rimasto solo il nome
La Gazzetta, 31 dicembre 2008
Già la fuoriuscita dal gruppo "Uniti per Calvi" e la
costituzione del gruppo autonomo "Democrazia e libertà", da parte
del Presidente del Consiglio comunale, fu ad ottobre un fulmine a ciel sereno.
Ora il vicesindaco, Perrotta, ha preso
nettamente le distanze: “Della lista Uniti
per Calvi è rimasto solo il nome perché ormai, per il resto, non c'è collegialità.
Non c'era più collegialità, alias non c'era intesa, non c'era
unione, ognuno andava per i fatti suoi”.
La cosa non è di poco conto, visto che
parliamo di Gabriella Perrotta vale a dire la
seconda carica istituzionale del comune di Calvi Risorta, e quel fulmine
lanciato dalla Perrotta è diventato, come più volte
affermato, il preludio al grosso temporale che ha investito l'amministrazione
Zacchia!
Sulla carta, già ad ottobre, il sindaco non aveva più i numeri per
governare, potendo contare soltanto su 6 fedelissimi ed irremovibili consiglieri,
votati alla sua causa (Ermanno Izzo, Antonio Fattore, Carmelo
Bonacci, Remo Cipro, Oreste Martino e Zona Antonio Damiano),
rispetto agli 11 che lo sostenevano nel
lontano 2004. L'opposizione, d'altro canto, poteva contare su ben 8 elementi.
Come affermato, la Perrotta aveva nelle
proprie mani il destino politico di Zacchia. Senza di lei non vi era più la
possibilità di fare un consiglio comunale. Per la validità della seduta,
infatti, occorrono almeno 8 consiglieri con esclusione del sindaco, e la maggioranza non può quindi più deliberare senza la
presenza e l'appoggio di qualcuno della minoranza.
Il Presidente del Consiglio comunale, inoltre, è l'unica figura
legittimata a predisporre l'ordine del giorno, recependo
le indicazioni del sindaco, della giunta e di almeno un quinto dei consiglieri.
Le sedute della
conferenza dei capigruppo, per di più, sono valide soltanto se sono presenti i
capigruppo in rappresentanza di almeno 8 consiglieri: per cui
la sola presenza di Antonio Fattore,
espressione di 7 consiglieri, non consentiva più di riunire tale
organo collegiale. In parole povere, se il Presidente dei Consiglio non presenzia alla conferenza dei capigruppo o si rifiuta di
stilare l'ordine del giorno, il consiglio non potrà mai più riunirsi e
deliberare, con lo stallo di tutta l'attività amministrativa (bilanci di
previsioni e sue variazioni; finanziamenti di opere pubbliche;
convenzioni;...).
Lo stesso Presidente
sembra determinato come non mai ad andare avanti per la sua strada, e questo
volta per Zacchia sembra giunto il momento di accettare mestamente le
condizioni dei due dissidenti, quella che, una volta, era la lista "Uniti
per Calvi".