Un caleno insegna all'Università di Manchester
Pupia, 23 dicembre 2008
Un altro caleno ricercatore che si fa strada in giro per il mondo. E che passa
dall’Università di Oxford a quella di Manchester. Dopo il fisico Beniamino Di Girolamo, del Cern di Ginevra, capofila del progetto “Atlas”,
scopriamo Antonio Inforzato,
chimico e ricercatore dell’Università di Manchester in Inghilterra. Un giovane ricercatore di 35 anni che ha
già un curriculum da far invidia a chicchessia con esperienze scientifiche
maturate tra Oxford e Manchester.
Dopo un'esperienza iniziale di 4 mesi presso la Immunochemistry Unit dell'Università di Oxford (dove ha lavorato come visiting scientist) si è trasferito
nel 2006 a Manchester presso la Faculty of Life Sciences dell'Università, dove tuttora si trova. E’ membro
del gruppo di ricerca guidato dal prof. Anthony J
Day, esperto di biologia della matrice extra-cellulare, ovvero di quella intricata rete di molecole che si dipana intorno alle
cellule ed attraverso la quale le cellule stesse scambiano
informazioni sotto forma di messaggi biochimici.
In pratica, il gruppo del prof. Day e' impegnato nello studio
della relazione struttura/funzione di proteine della matrice extra-cellulare
che si contraddistinguono per la capacità di interagire con i glicosamminoglicani modellandone la struttura e regolandone
le funzioni. La sua "nicchia" si chiama pentraxina
lunga 3 (in sigla PTX3). E lavora su questa proteina dai tempi del suo
dottorato in Immunologia, svolto presso l'Università di Roma "Tor Vergata" in collaborazione con la Sigma-Tau S.p.a. di Pomezia.
Questa molecola svolge molteplici funzioni, in particolare agisce
come recettore dell'immunità nativa contro specifici microrganismi patogeni,
partecipa all'assemblaggio della matrice extra-cellulare che si forma intorno all'oocita prima dell'ovulazione e svolge un ruolo
importante nella regolazione dell'infiammazione. Quindi, PTX3 fa molte cose
diverse a seconda del luogo e del tempo in cui viene
prodotta. I suoi studi sono volti a comprendere come la
struttura di questa proteina ne informi le molteplici attività
biologiche.
L'obiettivo finale è non solo contribuire a decifrare i
complessi meccanismi molecolari ma anche produrre molecole con attività
terapeutica selettiva "costruite" proprio sulla base di quegli elementi di struttura. Le
sue ricerche gli hanno consentito di caratterizzare un pezzo di
questa proteina, costituito da oligosaccaridi,
scoprendo essere importante ai fini della sua attività
nell'infiammazione e nell'infezione.
Il suo lavoro, svolto in collaborazione con l'Università di
Brescia, ha inoltre consentito di
identificare la regione attraverso cui PTX3 interagisce con un'altra proteina,
il fattore basico di crescita dei fibroblasti (in
sigla FGF2), che ha un ruolo di primaria importanza nella formazione dei vasi sanguigni con particolare
riferimento alla vascolarizzazione del tumore (un processo noto come angiogenesi).
Di recente, sempre in collaborazione con l'Università di Brescia,
il suo gruppo di studio ha identificato un nuovo meccanismo molecolare di
regolazione dell'angiogenesi che sarà illustrato in
una prossima pubblicazione. Inoltre ha
condotto una serie di studi finalizzati alla risoluzione della
struttura tridimensionale di PTX3. e da circa due
mesi lavora su un nuovo progetto in collaborazione con l'Università di Oxford,
volto a chiarire il ruolo di questa proteina e di altre molecole
nell'ovulazione. Un bravo ricercatore italiano che svolge
ricerca all’estero con soldi italiani. Spiega: "Sembrerà
paradossale ma gran parte delle attività di ricerca che ho svolto in Inghilterra sono state finanziate con denaro
italiano. Io sono venuto qui con una borsa della
FIRC ed un contratto a progetto della Sigma-Tau che
mi hanno consentito di lavorare e vivere per un anno. Al termine di quel
periodo ho avuto accesso ad altri finanziamenti, in parte italiani
(dall'Istituto "Humanitas" ed ancora dalla Sigma-Tau) in parte inglesi"
(dal Medical Research Council, MRC).