ARRESTATO PER MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: GIOVANE CALENO INTERCETTATO DAI CARABINIERI A CECCANO

 

Calvirisortanews, 08 novembre 2008

 

Vito Taffuri

 

Una coltellata diretta al collo, ma deviata con la mano. E’ così che si è difesa, con l’istinto, la donna accoltellata ieri notte dal marito in un rione popolare di Calvi Risorta. Tutto alle tre di notte, con un grande trambusto e subito dopo i fatti con la presenza sul posto del comandante Massimo Petrosino e il maresciallo Rosario Monaco.


La donna ferita alla mano è stata strasportata dall’ambulanza del 118 di Calvi Risorta all’ospedale di Teano, mentre lui, P.G. 37enne del posto, l’accoltellatore insomma, scappava verso Roma inseguito dall’accusa di violenza privata e lesioni e soprattutto inseguito dal suo passato di precedenti simili e che gli avevano fatto conoscere il carcere.


Dalle patrie galere era uscito da solo quattro giorni fa. Il tentativo, incauto, è stato quello di avvicinarsi alla famiglia. Ma poi ecco come è andata finire: con una nuova accusa di violenza. L’unico lato pulito del fattaccio sta nella strana forma di pentimento attuata dall’Indiano (amante dei coltelli) caleno. Nella sua corsa in autostrada, infatti, ad un certo punto si è fermato.


E’ uscito, anche perché si sentiva braccato dai carabinieri, dall’autostrada ed è andato a bussare alla porta della caserma dei militari dell’Arma di Ceccano, in provincia di Frosinone. Questo alle dieci di mattina. Poi è stato rinchiuso nelle carceri del posto in attesa delle decisioni dei giudici e in attesa di essere tradotto verso Santa Maria Capua Vetere, dove lo conoscono già tutti.

 

Ha capito che non poteva scappare da nessuna parte, conosceva bene chi gli stava alle calcagne: Petrosino e le sue squadre. E poi il suo nome, il modello della sua automobile e la foto segnaletica, era già stata diffusa dappertutto. Così ha preferito consegnarsi mani e piedi tra le braccia dei carabinieri. La moglie sta meglio; per la ferita alla mano, i medici, applicati diversi punti di sutura, si sono detti ottimisti per una guarigione che prevede venti giorni d’immobilità assoluta delle articolazioni.