ZACCHIA NON HA PIÙ UNA MAGGIORANZA: ANCHE IL VICESINDACO PRENDE LE DISTANZE

 

Calvirisortanews, 24 ottobre 2008

Vito Taffuri

Già la fuoriuscita dal gruppo “Uniti per Calvi” e la costituzione del gruppo autonomo “Democrazia e libertà”, da parte del Presidente del Consiglio comunale, è stato un fulmine a ciel sereno. Ora però, anche il vicesindaco prende le distanze, aderendo proprio al neonato gruppo del Presidente. La cosa non è di poco conto, visto che parliamo di Gabriella Perrotta e di Piero Salerno, vale a dire della seconda e terza carica istituzionale del comune di Calvi Risorta, e quel fulmine lanciato dalla Perrotta rischia di diventare il preludio ad un grosso temporale che potrebbe investire l’amministrazione Zacchia!


Sulla carta, infatti, il sindaco non ha più i numeri per governare, potendo contare soltanto su 6 fedelissimi ed irremovibili consiglieri, votati alla sua causa (Ermanno Izzo, Antonio Fattore, Carmelo Bonacci, Remo Cipro, Oreste Martino e Zona Antonio Damiano), rispetto agli 11 che lo sostenevano nel lontano 2004. L’opposizione, d’altro canto, può contare su ben 8 elementi; vi sono poi il Presidente ed il Vicesindaco, al momento fuori dal controllo del sindaco. Cosa vuol dire ciò tecnicamente?


Vuol dire che Salerno e Perrotta hanno nelle proprie mani il destino politico di Zacchia. Senza di loro, ad esempio, non vi è più la possibilità di fare un consiglio comunale. Per la validità della seduta, infatti, occorrono almeno 8 consiglieri con esclusione del sindaco, e la maggioranza non può quindi più deliberare senza la presenza e l’appoggio di qualcuno della minoranza. Il Presidente del Consiglio comunale, inoltre, è l’unica figura legittimata a predisporre l’ordine del giorno, recependo le indicazioni del sindaco, della giunta e di almeno un quinto dei consiglieri.


Le sedute della conferenza dei capigruppo, per di più, sono valide soltanto se sono presenti i capigruppo in rappresentanza di almeno 8 consiglieri: per cui la sola presenza di Antonio Fattore, espressione di 7 consiglieri, non consentirà più di riunire tale organo collegiale. In parole povere, se il Presidente del Consiglio non presenzia alla conferenza dei capigruppo o si rifiuta di stilare l’ordine del giorno, il consiglio non potrà mai più riunirsi e deliberare, con lo stallo di tutta l’attività amministrativa (bilanci di previsioni e sue variazioni; finanziamenti di opere pubbliche; convenzioni;…).

Se ciò accadesse, al sindaco non resterebbe che promuovere una mozione di sfiducia al Presidente: ma non gli converrebbe, sia perché rischia personalmente con una contro-mozione di sfiducia nei suoi riguardi, sia perché, per sfiduciare il Presidente, occorrono 11 voti, e nessuno dell’opposizione sosterrà mai la “maggioranza” su questo punto.


È quindi immaginabile che il sindaco inizi il solito teatrino delle riunioni notturne, delle telefonate, degli incontri, delle mediazioni politiche, delle promesse, della campagna acquisti presso la minoranza o dei bluff su esponenti della minoranza che sarebbero già dalla sua parte: il tutto per convincere la Perrotta e Salerno a rientrare nei ranghi della maggioranza, e farlo alle sue condizioni.


Ma già una volta il vicesindaco ha preso le distanze, salvo poi fare marcia indietro, ed è difficile credere che faccia adesso la stessa cosa: sarebbe il suo “canto del cigno” nella politica locale. Lo stesso Presidente sembra determinata come non mai, e questo volta per Zacchia sembra giunto il momento di accettare mestamente le condizioni dei due dissidenti, l’ultimo collante dei ruderi di quella che, una volta, era la lista “Uniti per Calvi”.