CASO CAIANIELLO: ZACCHIA ALLA SBARRA

 

Calvirisortanews ottobre 2008

 

Vito Taffuri

 

Sin dal 2005 abbiamo seguito e documentato, con dovizia di particolari, quanto accadeva presso il comando di Polizia Municipale di Calvi Risorta. Proprio lo scorso 22 maggio si svolgeva l’udienza preliminare, presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, in cui il giudice titolare dell’inchiesta rinviava a giudizio il sindaco Giacomo Zacchia, difeso dallo studio legale Di Stavola, per l’ipotesi di abuso in atti d’ufficio nei confronti della comandante della P.M., la dr.ssa Anna Caianiello. Domani mattina si terrà l'udienza rinviata lo scorso 22 maggio, sempre presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, speriamo però che questa volta, il sindaco Zacchia, si presenti, altrimenti ci sarà un nuovo rinvio.


Ricostruiamo un attimo l’intera vicenda che, da ormai 4 anni, vede contrapposti il farmacista e l’ufficiale dei caschi bianchi. La comandante, in forza al comune dal luglio del 2003, è stata infatti dapprima esautorata, nel febbraio 2005, dalla responsabilità del settore di Polizia Municipale – attraverso dei decreti sindacali che il G.I.P., alla luce della decisione assunta, ha ritenuto evidentemente illegittimi –, e successivamente, il 30/03/2006, rimossa dal comando del Corpo con un semplice verbale di accertamento (a firma del Sindaco, dell’ing. Bonacci e del segretario comunale), che è stato impugnato dalla comandante ed annullato dal Giudice del Lavoro con provvedimento del 14/07/2006, con il quale veniva ordinato il reintegro della Caianiello nelle mansioni di comandante e condannato il comune al pagamento delle spese processuali.


Tali spese peraltro, come evidenziato dai consiglieri di opposizione nel consiglio del 31 maggio, non sono state mai pagate, e l’avvocato difensore della Caianiello ha così avviato le procedure esecutive che hanno determinato il raddoppio delle spese, ed un danno per le casse comunali certamente evitabile. Il verbale di rimozione dal Comando – che ha determinato il demansionamento e la dequalificazione professionale della comandante, come accertato dal Giudice del Lavoro con il citato provvedimento – venne basato su una visita medica, disposta dall’ing. Bonacci senza il formale rispetto delle necessarie procedure amministrative, il cui esito è stato completamente ribaltato dal Collegio medico legale dell’A.S.L. CE/1, che ha giudicato la comandante soggetto altamente idoneo allo svolgimento delle proprie mansioni. E pensare che alla Caianiello era stata persino intimata la restituzione dell’arma e della divisa (mai come in questo caso, dunque, si può dire che la stessa è stata “spogliata” delle sue funzioni)! Il Garante della privacy ha inoltre censurato la modalità con la quale sono state esposte e comunicate le risultanze della prima visita medica, demandando al Giudice del Lavoro la quantificazione del danno subito dall’ufficiale.


Nel successivo tentativo obbligatorio di conciliazione, inutilmente esperito dalla Caianiello (prot. n. 8271 dell’8 agosto 2006), il legale dell’ufficiale non usa mezzi termini ed eufemismi, arrivando ad affermare, riportiamo testualmente le sue parole, che “l’amministrazione comunale di Calvi Risorta ha utilizzato la visita medica come una clava per agire in odio al Comandante Caianiello. È questa la verità”, e che l’illegittimo atto di trasferimento “risultava l’ennesimo, e non ultimo, tentativo dell’amministrazione comunale di Calvi Risorta di ledere la ricorrente quale vittima predestinata di una vera e propria persecuzione perpetrata con ripetuti e reiterati abusi in atti di ufficio in esclusivo suo danno, manovrata, ispirata e diretta dal Sindaco, con il compiacente avallo e complicità del Responsabile del Settore P.M. e del Segretario Comunale”.


Ed in effetti, nel caleidoscopio giornaliero di note indirizzate dal sindaco e dai “responsabili del settore di Polizia municipale” alla comandante, vi rientrano: contestazioni di addebito ed avvio di provvedimenti disciplinari prontamente archiviati; assegnazioni di compiti e mansioni umanamente impossibili da espletare, anche in considerazione del ridotto organico e delle risorse a disposizione; esposti che sembrerebbero essere stati presentati dal sindaco contro la comandante ma che, finora, non hanno portato a nulla; tentativi di sostituzione con altri comandanti; “degrado” in pianta organica a vice-comandante, attraverso una delibera di giunta impugnata al TAR e prontamente revocata prima che il collegio potesse esprimersi nel merito, e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che il comune è stato citato presso la sezione lavoro del Tribunale sammaritano per una richiesta di risarcimento danni, avanzata dall’ufficiale, per 300.000,00 €, la cui udienza si e svolta lo scorso 3 ottobre 2008, che veniva rinviata. Sicuramente i danni erariali conseguenti alla possibile condanna del comune verranno, anche in questo caso, verosimilmente accollati al bilancio dell’ente, cioè all’intera cittadinanza, che potrebbe così pagare il prezzo di una situazione a dir poco paradossale.