Discriminazione in provincia di
Cremona ai danni di uno statale del Mezzogiorno (di Calvi Risorta)
Caserta24ore,
06 ottobre 2008
Parla
una vittima del decreto Brunetta. Gli è stato
negato il diritto al part-time: “…così non si colpiscono i fannulloni, si
colpiscono i nostri diritti e ci discriminano”.
Cremona.
Il decreto Brunetta (o meglio la cattiva interpretazione delle direttive del
Ministro), inizia a mietere le prime vittime. A G.P., dipendente della Pubblica Istruzione, che aveva chiesto
la trasformazione del rapporto di lavoro in part-time, gli viene di fatto
negata la possibilità.
Proviamo
a riassumere la triste vicenda:
A
marzo, un educatore del convitto di Pandino (Cr) chiede, attraverso la sua scuola, la trasformazione del
contratto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. La formula richiesta è
quella “per determinati periodi dell’anno” che prevede di lavorare sei mesi continuativi e rimanere a casa per altrettanti mesi. Il
Centro Servizi Amministrativi di Cremona pubblica ad
inizio luglio gli elenchi dei dipendenti su scala provinciale a cui è concessa
la trasformazione del contratto e l’educatore discriminato risulta presente
negli elenchi. Alla fine del mese di settembre, però, il preside del convitto
di Pandino, prof. Carmine Filareto,
ci ripensa e propone all’educatore di firmare un contratto che prevede di farlo
lavorare nei mesi di ottobre e novembre,
poi febbraio, marzo, aprile e maggio, saltando il mese di dicembre.
I
mesi in cui si richiede la presenza sono quelli in cui gli alunni sono meno
presenti a scuola, come le vacanze di Natale, e così l’educatore giustamente
pensa: “Vuoi vedere che recependo le direttive del
decreto Brunetta, qualcuno si è messo in testa di risparmiare sul supplente?”.
L’educatore, a questo punto, fa presente per iscritto al dirigente scolastico
che le modifiche alla richiesta di part-time andava fatta per tempo, entro il
termine stabilito dalle leggi e che comunque nel
contratto da firmare c’era un errore grossolano, in quanto si prevedeva di
lasciarlo a casa il mese di settembre, mese in cui l’educatore stava prestando
regolare servizio.
Così
propone di concordare un nuovo contratto che preveda
di farlo lavorare per tutto il primo quadrimestre e di liberarlo il restante
periodo dell’anno, ma il dirigente scolastico non vuole sentire ragioni: “… ha
negato perfino di incontrarmi - dice indignato l’educatore che continua: ”
Secondo me le uniche parole che ha in mente sono risparmiare e tagliare. Ma quello che più mi dà fastidio, è che mi sento
discriminato. Proprio in provincia di Cremona, infatti, è stata concessa una
forma di part-time ad un’insegnante della scuola materna simile a quella che ho
chiesto io. Forse per qualcuno, “napoletano” fa rima con “fannullone”? Ma non è così! La mia richiesta è legittima, il periodo in
cui non sono in servizio non vengo pagato. Col
part-time tutto si dimezza: le ferie, la paga… tutto. Il preside potrebbe
giustificare la mancata concessione del part-time così come l’ho chiesta,
appellandosi a presunte esigenze didattico educative:
esigenze di progettazione e/o programmazione, che comunque avrebbe dovuto
additare nei tempi previsti dalla legge.
“E poi - continua l’educatore - la continuità didattica che
fine fa? Mi chiedo e vi chiedo: è più conveniente per gli alunni avere due
educatori che si danno la staffetta un mese uno, due mesi
l’altro o avere due educatori per due diversi periodi dell’anno (quadrimestri),
in modo continuativo? L’unica spiegazione plausibile a questa situazione è che
si è voluta sfruttare la mia richiesta di part-time per strutturarla
in modo da risparmiare sul supplente, alla faccia dell’azione educativa e a
discapito degli stessi allievi ai quali, in questo modo, verrebbe offerto un
servizio educativo scadente”.
Il
povero educatore ha voluto rendere pubblica la sua vicenda con una lettera
aperta agli organi di informazione e alle
organizzazioni sindacali; ora la vicenda avrà inevitabilmente degli strascichi
giudiziari.