NUOVI FURTI DI CANI DA CACCIA AI FRATELLI ZANNI: INDAGANO I CARABINIERI

 

Calvirisortanews, 28 settembre 2008

 

Vito Taffuri

 

Ad attirare i ladri è sempre lo stesso scopo: fare soldi. E non importa se la vittima è una persona o un animale. In questo caso, una muta di cani. E che cani! Perfettamente addestrati alla caccia al cinghiale. A Calvi Risorta ne sono stati rubati sette in una volta sola. Un bottino da 30mila euro circa. Il colpo è stato consumato qualche giorno fa, in località “Selva”, nella periferia della frazione di Petrulo. Già vittima di altri furti del genere (lo scorso dicembre sempre nello stesso allevamento ne furono rubati il doppio), il proprietario e allevatore aveva preso le sue precauzioni.


Misure antifurto, almeno in teoria. Come illuminare la zona con dei fari, alzare la recinzione e soprattutto applicare ai cani gli appositi dispositivi elettronici di riconoscimento. I cosiddetti microchip. Attualmente è il miglior sistema esistente (anche se non privo di difetti) usato per identificare un animale. Inizialmente testato per contrassegnare animali da reddito (ossia bestiame destinato alla macellazione), è stato introdotto in tempi recenti come sistema di identificazione anche per gli animali da compagnia.


Tra questi e compatibilmente con le dimensioni dell'animale, si è soliti identificare le seguenti specie: gatti, furetti, conigli, cavalli, ma anche animali esotici tipo iguane, tartarughe e pappagalli di grandi dimensioni. E naturalmente i cani. Così hanno fatto i fratelli Zanni, cacciatori e addestratori con la passione della caccia al cinghiale, da diverso tempo.

 

Sul fatto indagano i carabinieri di Calvi Risorta, retti dal maresciallo capo Massimo Petrosino e dal suo vice Rosario Monaco, che già nei mesi scorsi sono stati impegnati su simili furti, avvenuti sempre nella cittadina calena.