Rifiuti: la Procura si spacca sul caso del prefetto Pansa

 

Dario Del Porto

 

La Repubblica, 30 luglio 2008

 

È arrivata all’ufficio gip la richiesta di rinvio a giudizio proposta dalla Procura nei confronti dei 25 imputati dell’inchiesta sulla gestione della crisi rifiuti.

 

Un’indagine che ha diviso il procuratore e i due sostituti. Il fascicolo, numero di registro 08/32722, composto dalle quattordici pagine più gli allegati, sarà assegnato quasi certamente tra oggi e domani. Il giudice titolare del procedimento dovrà fissare l’udienza preliminare, la legge richiede almeno dieci giorni utili per perfezionare gli avvisi, il primo appuntamento in aula potrebbe essere per il 18 agosto. Il procuratore capo Giandomenico Lepore, che ha delegato per la firma il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, chiede dunque il processo per tutti i protagonisti dell’inchiesta raggiunti, il 27 maggio scorso, dall’ordinanza di arresti domiciliari firmata dal gip Rosanna Saraceno.

 

Stralciate invece le sei posizioni aggiunte a quell’elenco venti giorni or sono, quando fu notificato l’avviso di conclusione delle indagini: si tratta del prefetto Alessandro Pansa, dell’ex commissario straordinario Corrado Catenacci, del dipendente di Fisia, Enrico Pellegrino, dell’ex amministratore delegato di Fibe, Armando Cattaneo e degli ex componenti della struttura commissariale Ciro Turiello e Claudio De Biasio. Per questi indagati, anche alla luce dello strappo consumatosi tra il procuratore e i pm inizialmente titolari dell’indagine, Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, si profila a questo punto una richiesta di archiviazione.


Sul banco degli imputati finiscono invece, fra gli altri, i quattro indagati tuttora agli arresti domiciliari: l’amministratore delegato di Fibe, Massimo Malvagna, il chimico Fabio Mazzaglia, il dipendente di Fibe Massimo Cortese e il sottufficiale dei carabinieri Rocco De Frenza.

 

Accanto a questi, Marta Di Gennaro, subcommissario per l´emergenza rifiuti durante la prima gestione Bertolaso, i sette ex responsabili degli impianti di cdr, i vertici della società Ecolog, Roberto Cetera e Lorenzo Miracle Bragantini, l’ex consulente del commissariato straordinario Michele Greco, l’ex responsabile dell’area tecnico impiantistica del commissariato Giuseppe Sorace.


Fra le parti offese figurano la presidenza del Consiglio dei ministri, il commissariato straordinario per l´emergenza rifiuti e la Protezione civile.

 

Rispetto al quadro accusatorio che emergeva dalla richiesta di custodia cautelare, agli imputati non viene più contestato il reato di associazione per delinquere, che il gip Saraceno aveva bocciato ritenendolo frutto di "ipertrofia accusatoria". Restano in piedi invece le altre contestazioni, dall’attività di gestione non autorizzata, alla truffa e al falso, imperniate sulla convinzione, maturata dagli inquirenti, che i rifiuti venissero lavorati «in totale difformità rispetto alle autorizzazioni ambientali», anzi in maniera «assolutamente fittizia», utilizzando come giustificazione la gravissima crisi che per mesi ha soffocato Napoli e la regione Campania.

 

Tesi che gli indagati, nel corso degli interrogatori, hanno respinto. Ma l’impianto accusatorio, in questi due mesi, ha superato il vaglio sia del Tribunale del Riesame sia del Tribunale in composizione collegiale al quale il decreto legge, emanato dal governo Berlusconi e poi convertito, attribuisce la competenze sulle misure cautelari in materia di emergenza rifiuti.

 

Ora la partita si sposta davanti al gup.


La marcia a ritmi forzati impressa dalla Procura per evitare la decorrenza dei termini di custodia cautelare per i quattro imputati agli arresti domiciliari impone un’altra scadenza: per non far scadere i termini, l’eventuale decreto che dispone il giudizio dovrebbe essere emesso dal gup il 27 agosto.

 

Con la difesa sarà battaglia. L’avvocato Ilaria Criscuolo, che assiste i sette ex capi impianto, argomenta: «Mi auguro che, nonostante la pressione determinata dalla scadenza dei termini, si riesca a celebrare un’udienza che abbia un mimino di credibilità, sappiamo che non sarà facile per nessuno ma dobbiamo provarci».