QUARTIERE DEI MARTINI DI VISCIANO ALL’ANNO ZERO: I CITTADINI SI RIUNISCONO E CHIEDONO L’INTERVENTO DEL COMUNE

 

Calvirisortanews, 26 giugno 2008

 

Vito Taffuri

 

Adesso basta, non lo dice la controparte politica, ma un gruppo di cittadini che tramite una petizione ha chiesto all’Amministrazione calena di fare qualcosa di serio, visto che ormai il quartiere dei Martini di Visciano è all’anno zero.

 

C’era un film intitolato “Che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene?” Parafrasando la pellicola degli anni ’80, ci viene da dire: “Che lo chiamate a fare Fosso Pulito se la gente vive nelle sterpaglie?”.


La località dal pittoresco nome, come il quartiere dei Martini di Visciano alto, infatti, è ridotta a una giungla, contrassegnata da immondizia, rovi, spine e schifezze varie, mentre invece la rete fognaria è oramai inefficiente, strade trasformate come dei percorsi di guerra. Alcuni cittadini si sono armati di carta e penna e, senza mezzi termini, hanno messo in ginocchio la maggioranza di Giacomo Zacchia rea, secondo il documento popolare, di essere un monumento egizio, di quelli che si trovano nei sepolcri: mummie, in pratica.


Ma almeno i corpi dei grandi dignitari del Faraone avevano la grande luce del dominio, della capacità di amministrare le cateratte del Nilo e la valle di Giza.

 

A Calvi, invece, gli amici del Faraone non riescono nemmeno a far ripulire le strade dai rovi e dalla spazzatura.


In questi giorni di caldo opprimente, sono tanti i paralleli tra la storia degli egiziani e quella attuale dei caleni. In Africa avevano problemi con le esondazioni del grande Fiume blu… a Calvi, invece nel quartiere dei Martini di Visciano manca tutto, i residenti non usufruiscono di nessun servizio, nonostante paghino profumatamente le tasse al comune. Insomma, i cittadini sono costretti a sottoscrivere petizioni per riuscire a sopravvivere a questo sfascio.


Gli assessori? Girano garruli in bicicletta, sorseggiano granite e succhi tropicali al bar, tanto, quando serve sanno scaldare la loro sedia consiliare. Peccato, perché vorremmo che gli scranni comunali venissero occupati con i cervelli e non solo con il sedere.