Venerdi 30 alle 20.40 in onda su Striscia la Notizia

 

Caserta24ore, 28 maggio 2008

 

La notizia non poteva passare sotto silenzio. Le due cappelle rupestri calene dell’XI sec., derubate dei propri affreschi. Una notizia che non poteva lasciare indifferenti quanti credevano e credono nella storia come insegnamento per il futuro.

 

“Un popolo che ignora il proprio passato – ha scritto Indro Montanelli – non saprà mai nulla del proprio presente”. E così è stato: i Caleni, (quelli di Calvi, ma anche quelli di Pignataro Maggiore), si sono fatti sfuggire dalle mani un patrimonio immenso, fatto di affreschi rubati e scippati dalle pareti. Una Cappella di origine eremitica cassinese ed una Cappella di origine funeraria, abbandonate a se stesse e ridotte a colabrodo, a scrigni vuoti senza più i loro tesori.

 

E così si è fatta viva “Striscia la Notizia”. Venerdì scorso è arrivato nell’Antica Calvi, Luca Abete, di Striscia La Notizia con una troupe di Canale 5, proveniente direttamente da Roma e ha fatto il suo servizio che sarà trasmesso nei prossimi giorni. Ha girato per le grotte affrescate dalle 11 di mattina fino alle cinque di pomeriggio e poi si è recato a Caserta per chiedere spiegazioni alla Sovrintendenza ai Monumenti.

 

Come mai, si è chiesto Luca Abete, la Sovrintendenza non si è accorta dello stato di completo abbandono in cui versano le due cappelle bizantine? Una condizione che lascia senza parole. Non uno, ma tutti gli affreschi della Grotta delle Formelle sono spariti dalla parete. Tutti stracciati con il motosega, ad uno ad uno: cinque spariti dalla parete sinistra, sei dalla parete centrale e due dalla parete destra. Affreschi che, sebbene in cattive condizione, qualche anno fa, stavano ancora al loro posto.

 

Sono spariti: a bella Madonna col Bambino, il ritratto di S.Giovanni Battista, S.Elena, S.Giovanni Evangelista, S.Nicola, S.Pietro, S.Michele, S.Donato, Santa Caterina, S.Benedetto e S.Giuseppe. Praticamente tutti: anche la bellissima Madonna Orante, l’Ascensione di Cristo, il banchetto di Erode, la Natività e la decapitazione di S. Giovanni Battista.

 

Ormai della Grotta affrescata delle Fornelle, ossia della preziosa Cappella funeraria del Conte Pandolfo e della Contessa Gualferata dell’XI sec. d. C., non rimane che un antro vuoto, sporco ed inaccessibile. Come se non bastasse l’abbandono, qualcuno ha anche gettato materiale di risulta per impedirne del tutto l’ingresso, nonostante il cancello spalancato ed in gran parte divelto.

 

Proprio un mese fa, in occasione della X settimana della Cultura, l’Archeoclub caleno si era recato sul posto per accompagnarvi una trentina di soci dell’Archeoclub di Acerra e diversi visitatori provenienti da Capua, Pastorano e Pignataro Maggiore. Eppure questa importante cappella funeraria, dove vennero tumulati il Conte Pandolfo e la Contessa Gualferada, il cui sarcofago è custodito in Cattedrale, e la stessa cappella dei Santi, meritavano ben altra attenzione da parte delle amministrazioni locali e dalla Sovrintendenza ai Monumenti.

 

I visitatori provenienti da Acerra, Marigliano e Mugnano, sono rimasti senza parole nel vedere lo stato di completo abbandono in cui sono state lasciate le due grotte. “Non si poteva far finta di niente – ha spiegato la Presidente dell’Archeoclub di Acerra Rosa Anatriello - col passare degli anni le Grotte affrescate, sono rimaste sempre più abbandonate a se stesse, da permettere ai ladri d’arte di rubare quasi tutto gli affreschi bizantini strappandoli a forza con il motosega”.


Un danno irrecuperabile. Nella cappella delle Fornelle, per esempio, sono spariti gli affreschi e sono rimasti 13 grandi buche alle pareti. Striscia la Notizie non ha potuto far altro che documentare l’ultimo atto della Calvi Bizantina che muore.

 

Forse ci potrebbe essere ancora qualche speranza per salvare il salvabile alla “Grotta dei Santi”, ma chissà se Striscia riesca a fare il Miracolo di restaurare e portare gli affreschi superstiti al sicuro in cattedrale; così come è stato fatto per gli affreschi della Madonna della Stella a Riardo. Anche su questo i caleni, (i pignataresi) e la Sovrintendenza ai Monumenti di Caserta hanno ancora qualcosa da imparare.