ZACCHIA RINVIATO A GIUDIZIO: ECCO TUTTI I RETROSCENA

 

Calvirisortanews, 26 maggio 2008

 

Salvatore Minieri

 

In questi giorni trionfa il film “Il Divo”, pellicola che racconta tutto il descrivibile della vita di Giulio Andreotti; vogliamo prendere in prestito uno dei più celebri aforismi del senatore a vita della Dc per fotografare, con sintesi e accessibilità, la situazione politico-giudiziaria di Calvi Risorta: “A pensar male, molto spesso, si indovina”.


Giacomo Zacchia, sindaco pro tempore di Calvi Risorta, è stato definitivamente rinviato a giudizio con la accusa di abuso in atti d’ufficio nei confronti della comandante dei caschi bianchi caleni, la dottoressa Anna Caianiello. Zacchia dovrà comparire il prossimo 15 ottobre dinanzi al Collegio Giudicante per la comminazione della pena.


Una lunga e sfibrante disputa, iniziata circa 18 mesi fa, quando la comandante Caianiello veniva ritenuta inabile al servizio ricoperto fino ad allora. Secondo la stravagante teoria del sindaco, la giovane ufficiale aveva problemi di natura psicofisica (era cioè incapace di rivestire una carica così importante: il comandante della Polizia Municipale).


Zacchia, mentre Calvi affogava (e affoga ancora tra immondizia e disservizi spaventosi) non trovava niente di meglio da fare che mettere sotto pesante accusa l’integrità professionale e umana di una donna brillante come la comandate Caianiello.


La donna era stata costretta a subire una delle umiliazioni più basse che si potessero incontrare su un percorso professionale così delicato ed impegnativo: visite mediche (richieste dopo la segnalazione di Zacchia agli organi competenti) per accertare il grado di sanità psichica della graduata.


Caianiello, da professionista seria e capace, non aveva fatto una piega, anzi, di buon grado si era sottoposta alle visite che il sindaco aveva chiesto a gran voce, quasi si trattasse della squartatrice di Correggio. E qui arrivava la prima, strepitosa figuraccia del sindaco: la commissione medica accertava la perfetta integrità mentale e fisica della dottoressa Caianiello e ne disponeva l’immediato rientro nelle piene funzioni di ufficiale della Polizia Urbana.


Zacchia, redarguito rigidamente dai medici che avevano esaminato la comandante, faceva finta di niente. Ma non finiva così. Appena 40 giorni dopo l’emissione del verdetto della commissione medica, e del giudice del lavoro, la Caianiello metteva in ginocchio lo stesso sindaco, chiedendo circa 300 mila euro di danni morali, professionali e d’immagine.


Solita tecnica di Zacchia che, questa volta, alla sua grossolanità, aggiungeva un pizzico di buffo: mentre la commissione dava disco verde alla Caianiello per rientrare in servizio, dalle pagine di questo giornale telematico lanciavamo l’appello al sindaco caleno. Per sapere qualcosa sul caso Caianello. Ovviamente non ci veniva fornita alcuna spiegazione, ma ci arrivava una bella querela per aver usato la parola mobbing in uno dei nostri articoli.


L’avvocato di fiducia di Zacchia non aveva perso tempo a correre dai carabinieri per stendere verbale di querela contro la redazione di calvirisortanews: ma aveva dimenticato che è il Tribunale a giudicare e non Zacchia.

La seconda orrenda figuraccia, insomma. Ma con un’aggravante davvero ignominiosa: il nostro sito era stato tacciato di diffusione di notizie false e tendenziose. Oggi, il Tribunale e la Procura ci danno ragione, rinviando a giudizio il sindaco di Calvi Risorta.


Ma c’è di più, la storia di questi anni non si esaurisce nelle fatiche e nelle pene della dottoressa Caianiello, assolutamente no; i capitomboli giudiziari del sindaco caleno e della sua maggioranza possono addirittura comporre un formulario delle bestialità amministrative. Alcuni esempi?


Caso giostrine: avevamo denunciato la “scomparsa” di circa 7000 euro dalle spese di acquisto dei giochini: eravamo stati querelati, ma poi, erano partiti due avvisi di garanzia che mettevano ko l’ufficio tecnico caleno. Quei settemila euro si erano veramente vaporizzati nel corso della gara d’appalto e l’ingegnere capo, Nino Bonacci era finito ai domiciliari insieme al titolare della ditta fornitrice delle strutture ludiche.


Autovelox: dopo aver segnalato alle autorità competenti il pesantissimo danno erariale provocato, come al solito, Zacchia era corso a querelarci: il risultato? Altro stop al servizio imposto dalle autorità di vigilanza per mancanza di trasparenza all’atto dell’espletamento delle gare d’appalto e la nostra inchiesta giornalistica che faceva nuovamente centro.


Cimitero e morti senza pace: sette, ben sette articoli per avvertire la Procura di inumazioni dei feretri senza alcun permesso sanitario. Questa volta l’assessore Damiano Zona scommetteva sulla condanna ai danni dello scrivente e dell’editore Vito Taffuri per aver diffuso notizie false e tendenziose. Vogliamo dire come è andata? Blitz degli ispettori della Procura e indagine avviata per verificare l’ipotesi di condotta omissiva sulla produzione documentale inerente al cimitero cittadino.


Continuiamo? Va bene! Piscina e strutture sportive: sempre sotto nostra segnalazione (guarda caso nessuno degli amministratori ci aveva fatto caso!) avevamo messo in evidenza la totale mancanza di autorizzazioni per l’uso delle zone sportive pubbliche.


Solite querele e solita figura. Grazie alla nostra inchiesta, infatti, le strutture come la piscina sono state chiuse per un periodo, durante il quale, il Comune ha dovuto necessariamente comporre il corredo documentale che ne ufficializzasse la praticabilità.


Tutti, Procura e Tribunale in primis, ci hanno dato ragione. Ora, dopo il rinvio a giudizio del sindaco e la lunga corona di un rosario di misfatti amministrativi, attendiamo che la commissione di accesso si renda conto (come confermato dai Giudici) che la libertà di stampa, quasi sempre, fa rima con professionalità e capacità di documentarsi: sempre e solo nell’interesse della legalità e del vivere civile.