Gli affreschi
bizantini strappati con il motosega: Arriva “Striscia
La Notizia”
Caserta24ore,
11 maggio 2008
Calvi Medioevale
La
notizia non poteva passare sotto silenzio. Le due cappelle rupestri calene dell’XI sec., derubate dei
propri affreschi. Una notizia che non poteva lasciare
indifferenti quanti credevano e credono nella storia come insegnamento per il
futuro.
“Un
popolo che ignora il proprio passato – ha scritto Indro Montanelli
– non saprà mai nulla del proprio presente”.
E
così è stato: i Caleni, (quelli di Calvi, ma anche
quelli di Pignataro Maggiore), si sono fatti sfuggire
dalle mani un patrimonio immenso, fatto di affreschi
rubati e scippati dalle pareti. Una Cappella di origine
eremitica cassinese ed una Cappella di origine
funeraria, abbandonate a se stesse e ridotte a colabrodo, a scrigni vuoti senza
più i loro tesori.
E
così si è fatta viva “Striscia la Notizia”. Venerdì
scorso è arrivato nell’Antica Calvi, Luca Abete, di
Striscia La Notizia con una troupe di Canale 5, proveniente direttamente da
Roma e ha fatto il suo servizio che sarà trasmesso nei prossimi giorni. Ha
girato per le grotte affrescate dalle 11 di mattina fino alle cinque di
pomeriggio e poi si è recato a Caserta per chiedere spiegazioni alla
Sovrintendenza ai Monumenti.
Come
mai, si è chiesto Luca Abete, la Sovrintendenza non si è accorta dello stato di
completo abbandono in cui versano le due cappelle bizantine? Una
condizione che lascia senza parole. Non uno, ma
tutti gli affreschi della Grotta delle Formelle sono spariti dalla parete.
Tutti stracciati con il motosega, ad uno ad uno:
cinque spariti dalla parete sinistra, sei dalla parete centrale e due dalla
parete destra. Affreschi che, sebbene in cattive condizione,
qualche anno fa, stavano ancora al loro posto.
Sono spariti la bella Madonna col Bambino, il ritratto di S.Giovanni Battista, S.Elena, S.Giovanni Evangelista, S.Nicola,
S.Pietro, S.Michele, S.Donato, Santa Caterina, S.Benedetto
e S.Giuseppe. Praticamente
tutti: anche la bellissima Madonna Orante, l’Ascensione di Cristo, il banchetto
di Erode, la Natività e la decapitazione di S.Giovanni
Battista.
Ormai
della Grotta affrescata delle Fornelle, ossia della
preziosa Cappella funeraria del Conte Pandolfo e della Contessa Gualferata dell’XI sec. d. C., non
rimane che un antro vuoto, sporco ed inaccessibile. Come se non bastasse
l’abbandono, qualcuno ha anche gettato materiale di risulta
per impedirne del tutto l’ingresso, nonostante il cancello spalancato ed in
gran parte divelto.
Proprio
un mese fa, in occasione della X settimana della Cultura, l’Archeoclub
caleno si era recato sul posto per accompagnarvi una
trentina di soci dell’Archeoclub di
Acerra e diversi visitatori provenienti da Capua, Pastorano e Pignataro Maggiore. Eppure questa importante
cappella funeraria, dove vennero tumulati il Conte Pandolfo e la Contessa Gualferada, il cui sarcofago è custodito in Cattedrale, e
la stessa cappella dei Santi, meritavano ben altra attenzione da parte delle
amministrazioni locali e dalla Sovrintendenza ai Monumenti. I visitatori
provenienti da Acerra, Marigliano
e Mugnano, sono rimasti senza parole nel vedere lo
stato di completo abbandono in cui sono state lasciate le due grotte.
“Non
si poteva far finta di niente – ha spiegato la
Presidente dell’Archeoclub di Acerra
Rosa Anatriello - col passare degli anni le Grotte
affrescate, sono rimaste sempre più abbandonate a se stesse, da permettere ai
ladri d’arte di rubare quasi tutto gli affreschi bizantini strappandoli a forza
con il motosega”.
Un danno irrecuperabile. Nella cappella delle Fornelle,
per esempio, sono spariti gli affreschi e sono rimasti 13 grandi buche alle
pareti. Striscia la Notizia non ha potuto far altro che documentare l’ultimo
atto della Calvi Bizantina che muore. Forse ci
potrebbe essere ancora qualche speranza per salvare il salvabile alla “Grotta
dei Santi”, ma chissà se Striscia riesca a fare il
Miracolo di restaurare e portare gli affreschi superstiti al sicuro in
cattedrale; così come è stato fatto per gli affreschi della Madonna della
Stella a Riardo.
Anche
su questo i caleni, (i pignataresi)
e la Sovrintendenza ai Monumenti di Caserta hanno
ancora qualcosa da imparare.