Caserta24ore,
21 aprile 2008
L’Azione
Cattolica Italiana festeggia 140 anni. L’anniversario è celebrato sia a livello
nazionale che a livello diocesano e culminerà con
un’assemblea nazionale in programma a Roma domenica 4 maggio 2008. La diocesi
di Calvi e di Teano ha individuato nella figura del compianto Cifone Pietro (Rocchetta
e Croce 1894-1984) testimonianza di militanza laicale nell’associazione
cattolica.
La Diocesi ha
organizzato diversi bus per consentire ai fedeli di partecipare all’evento
romano di domenica al costo di 10 euro. Saranno presenti in piazza
S.Pietro gigantografie di tutti i testimoni delle
diocesi italiane. Chi parte con mezzi propri per l’ingresso in Piazza S. Pietro dovrà comunque rivolgersi al referente
diocesano di ogni parrocchia. Questi segnalerà i nominativi
e il pass potrà essere ritirato direttamente il 4 maggio presso gli Info point dislocati nei dintorni
della Piazza.
Ecco
chi era Cifone Pietro. Terzogenito di cinque figli di
Francesco e Luigia Palmieri, umili e modesti
contadini. Riceve un’educazione forte caratterizzata dal valore della
famiglia, dalla laboriosità, dal senso del sacrificio e dall’attenzione a ogni urgenza di carità. Da giovane, come tanti suoi
coetanei, è credente ma poco praticante. Sarà nel 1913 l’incontro
con don Carlo Zona, giovane parroco del paese, ad aprire la militanza
cattolica. L’anno seguente però è chiamato alle armi e incorporato al III
Reggimento di Fortezza con deposito a Gaeta. Il 20 Agosto del 1915 è inviato
sul fronte di Gorizia, Carso e Piave. In vita
ripeteva spesso ai figli e ai nipoti quando vide cadere i commilitoni sotto i
colpi delle granate: “Ho sentito la mano di Dio su di me e ho confidato in
lui”.
Un altro
episodio che raccontava spesso è quello delle ‘sigarette’. C’era da andare a
prenderle, l’unico che non fumava e che non si sarebbe permesso di fare la
cresta era Pietro. Prima di ritornare si fermò al riparo di un grande sasso poco distante dalla trincea a dividere le
sigarette al fine di evitare malcontenti o litigi. All’improvviso una granata
colpisce il ricovero ed è la fine per tutti i suoi soldati. A pietro il compito di raccogliere i resti dei compagni. Questo
fatto segna in modo indelebile la sua vita: è quella mano di Dio, provvidente e
amorevole, a tenerlo al riparo da ogni pericolo. Dio ha altri e nuovi progetti
per lui. Questi fatti sono tramandati ai figli e colorano le storie che
racconta ai nipotini. Ogni anno, anche quando le forze vengono a mancargli, era
solito ritornare il 4 Novembre al Sacrario di Re di Puglia per ricordare quei
valorosi e fedeli compagni.
Ritornato a
casa riprende la vita di sempre ma con una presenza in più. Nel frattempo
ritorna a Rocchetta anche il suo amico sacerdote don Carlo, arruolato come
cappellano nella X Sanità di Napoli e poi mandato al confine dove resterà fino
al febbraio del 1919. In lui Pietro trova il maestro, il consigliere e l’amico.
Ama intrattenersi con lui ore ed ore e a volte fino a
tarda sera. Parlano, condividono le dure giornate di lavoro nei campi e della
vita pastorale e cullano progetti per i ragazzi e i giovani del paese. Propongono
il cammino di Azione Cattolica e la risposta è
immediatamente positiva: tutti i ragazzi e i giovani del paese vi aderiscono e
Pietro ricopre l’incarico di presidente. All’Azione Cattolica dona davvero
tutto se stesso e sovente lascia tutto per partecipare alle varie assemblee o
per raggiungere Roma e prendere parte ai convegni e agli esercizi spirituali.
Insieme a don Carlo tutte le domeniche tiene il
“circolo” dove non manca la catechesi e la preghiera.
Nel
Novembre del 1921 sposa Maria Laurenza dalla quale avrà dieci figli: una vera e
propria benedizione. E’ tutto
preso dal lavoro con tante bocche da sfamare ma nonostante non trascura i suoi
impegni cristiani e i giovani del circolo. La famiglia è per lui una vocazione
e si sente chiamato da Dio a donarsi senza sosta e misura. E’ un padre
amorevole ed esemplare, autorevole ma non autoritario. Si dedica all’educazione
dei figli con passione e inculca in tutti i valori della fede, della famiglia,
del lavoro e della giustizia. Infonde il segreto della preghiera ed è luminoso per tutti il suo esempio. La sera non si va a letto senza
aver prima recitato il Rosario e spesso, intorno al fuoco, con il piccolo di
turno sulle ginocchia legge passi del Vangelo o la vita dei santi e
specialmente quella di S. Domenico Savio.
Partecipa con
tutta la famiglia alla prima Messa domenicale e non tralascia mai la pratica
dei primi Venerdì del mese. A sera, nonostante esausto per il duro lavoro nei
campi, mentre tutti dormono, si inginocchia ai piedi
del letto e prega silenziosamente. La porta della sua casa è sempre aperta e
tutti per lui sono importanti per dignità e valore. Accoglie
tutti con gioia e per tutti ha una parola benevola o di conforto. Il suo
calesse è sempre in moto per accompagnare gratuitamente i malati dal medico, i
compaesani alla stazione o semplicemente a fare compere. Molti bisognosi
bussano alla sua porta e nessuno va via senza aver mangiato e preso qualcosa
anche per il resto della famiglia.
Intanto inizia
la Seconda Guerra Mondiale e trascorre ore e ore del
giorno a fare da sentinella per capire la traiettoria delle granate in modo da
proteggere la sua famiglia. Nessuna bomba cadrà sulla sua casa. Si dà da fare
per gli sfollati, li accoglie nella sua casa e condivide con loro quanto ha.
Adotta per quaranta giorni 7 soldati disertori, li nasconde in una grotta lungo
il ruscello che lambisce la sua casa e noncurante delle bombe, con lo stesso
impavido coraggio di soldato, porta loro cibo e vestiario.
Forte è la sua
devozione alla Beata Vergine Maria tanto che nel 1954, con il parroco don
Arcangelo Mercone, si improvvisa
a Muratore e con il resto della comunità edifica una cappella dedicata alla
Madonna ancora oggi meta di numerosi pellegrini.
Fa sua una
massima di don Carlo “Sebbene noi non possiamo e non
sappiamo fare cose grandi, nelle cose umili dobbiamo porre tutto il nostro
impegno”. Muore il 19 Giugno del 1984 a 90 anni; sedici anni
dopo all’età di 100 anni lo raggiunge la moglie Maria.