Caserta24ore,
09 aprile 2008
Bruno
Mele
Il tempo incerto, che ci ha accompagnato per quasi
tutto il mese di marzo, ha finalmente lasciato spazio al fulgore dei raggi, che
ora illuminano una Natura ancor rorida di pioggia ma in pieno rigoglio
primaverile con un tripudio di colori. La speranza di raccolti abbondanti non è campata in aria anche dalle
nostre parti, nonostante la presenza di rifiuti di ogni
genere, visibili o interrati.
La
forza delle cose trionfa sulle nefandezze umane. Il
passaggio da una fase all’altra coincide col primo aprile, ma non è una burla;
tuttavia una nuvolaglia di tristezze si annuncia per altra via e oltre alle
tante prese in giro che si porta dietro tende a stabilizzare un clima di dramma
diffuso in Italia da alcuni lustri a questa parte. Le elezioni del prossimo 13
aprile segneranno comunque una situazione nera anche
con un cielo terso, semplicemente perché chiunque sia il vincitore quasi nulla
cambierà per il popolo.
Una ipoteca
su un numero maggiore di affanni per gli italiani si annuncia con il PDL, il
cui leader mostra solo in apparenza un interesse per chi è in difficoltà, e c’è
pure chi gli crede, lo osanna e fa il tifo. Si vede bene che il bisogno, da un
lato, e la disinformazione, dall’altro, giocano un ruolo determinante
in certe scelte che hanno ben poco di logico mentre sono agganciate ad una
mitologia nuova fatta di notevole benessere anziché di fatti eroici.
Si
parla solo di detassare gli spiccioli dalle indecenti
pensioni o di ridicoli aumenti salariali perché si sa di toccare il tasto
debole, mai di una decisa azione contro gli evasori e contro i poteri criminali
che sottraggono un buon 7% del PIL, mai di galera per chi non concorre secondo
le proprie disponibilità alla vita di uno Stato ma ne
pretende solo le prestazioni. Le riforme necessarie si annunciano di tanto in
tanto per scomparire quasi subito nel groviglio di interessi
di chi presiede al cambio di indirizzo.
L’economia
risente di una situazione mondiale in pieno sviluppo, ma invece di trarne
benefici perde colpi su colpi. Per questa ragione i salari,
gli stipendi e le pensioni dei comuni mortali perdono potere di
acquisto in un mercato dove tutto aumenta per l’accresciuta domanda di
beni di consumo e di materie prime. E che fanno i
nostri bravi politici, i più pagati (autopagati)
della Terra?
Studiano
strategie utili a non perdere visibilità e potere, a non lasciare per via i
colleghi incappati in grovigli di carte fangosi, mentre la più vasta realtà
politica dovrebbe obbligarli a trovare soluzioni per un’economia che accusa i
contraccolpi di una concorrenza più agguerrita. Stando ai risultati delle molte
inchieste condotte da giornalisti per nulla servili e coraggiosi, si direbbe
che molti dei politici in lizza prestano poca attenzione allo scempio di
pubbliche risorse che alcuni presunti imprenditori fanno in alcune
regioni sotto l’apparente finalità di creare nuovi posti di lavori.
E
si tratta di politici che trovi più facilmente nelle zone dove vengono eletti che in Parlamento. Allora, quando sono in
giro per ascoltare gli umori del proprio elettorato
non vedono mai le cattedrali nel deserto? Non controllano mai la situazione nel
mondo del lavoro? Ma vanno per sentire il proprio elettorato o per controllare
gli sviluppi di iniziative poco chiare? E l’elettorato della zona si rende conto di come stanno
veramente le cose con tanti responsabili e coordinatori dei tanti partiti in
lizza o si affidano ciecamente alle decisioni dei capetti
di zona? Sembrano faccende complicate ed invece sono aspetti fin troppo
irritanti di una condizione sociale degradata dove il cancro del malaffare ha
creato situazioni di non ritorno.
Dunque,
una primavera nera si annuncia a causa delle prossime elezioni perché i
protagonisti non hanno neppure programmato ciò che è alla base di una civile
convivenza sociale, vale a dire la lotta alla corruzione in modo radicale
ovunque essa si annida. Tale mancanza rende inutile ogni altra iniziativa
perché quando non ci sono sanzioni tempestive e severe non ci potrà mai essere
la tranquillità necessaria ad affrontare gli inconvenienti di
ogni genere che la situazione magmatica pone via via
all’attenzione di tutti.
Per
questa ragione l’Italia non potrà mai risorgere dalla situazione di stallo (o
di stalla?) in cui i giocolieri politici l’hanno confinata, e non certamente
per amore del popolo, ma solamente per soddisfare una loro ambizione di potere
che alla lunga si è rivelata come un tarlo che ha roso, oltre all’impalcatura
di sostegno sociale, anche la speranza di una qualche soluzione. E’ una verità
amara, un calice che da lunga pezza un popolo laborioso ma
distratto deve bere; ben poco vale per rendere la pariglia il colorito dissenso
di Beppe Grillo e di tutti coloro che non riescono più a tollerare una
situazione di degrado.
Primavera
è arrivata ma è una vicenda ristretta al quadro
naturale; per quello sociale, invece, ci si addentra sempre più in un inverno
che fa tremare chi non ha coperture di nessun genere. Una prospettiva di gelo
si addensa anche sulle speranze più tenaci; in effetti
viene a mancare in modo tangibile il calore umano a causa del prevalere di uno
spigoloso individualismo che ha perso di vista la più autentica strategia di
ogni politica: la società.