TORNA ALLA
RIBALTA ANTIMO MARTINO IN UNA SUA NUOVA COMMEDIA “U ‘NGIUCIU”
Massimo Zona
Dopo
l’esordio avvenuto nello scorso anno con la rappresentazione della sua prima
commedia, “ ‘A Spartenza ”, torna
sul palco Antimo Martino e il suo gruppo teatrale denominato “
E
di un “inciucio” si tratta, che coinvolge due ragazzi
ignari di tanto scalpore, coinvolti loro malgrado in
un sospetto, dato ovviamente per scontato, della messa incinta della ragazza da
parte di un fidanzato pignolo e preciso fino all’eccesso, forbito e formale,
incolpato di colpe certamente non sue né della sua ragazza.
Eduardo
Elia, nei panni di Antonio, e Maria Teresa Palmesano in quelli di Anna, rappresentano in maniera egregia la filosofia e il modo di vivere
pulito e trasparente di due ragazzi perbene. Vero è che tutto il can can è stato suscitato dalle
confidenze di Carmluccia, una Maria Valle vivissima e
sorprendente nell’interpretazione di una donna pettegola e troppo ciarliera.
Una
serie di personaggi, tutti riusciti, ruotano intorno
alla storia, dalla piccola Angela Martino (figlia di Antimo che reitera il
detto “buon sangue non mente!”) a Nicandro Martucci,
barbiere convincente e simpatico, da Paola Capezzuto,
Matalena piena di vigore e irruenza, a Massimo
Leardi, marito e padre delegante tutta l’autorità e le responsabilità alla
moglie Maria, che Annadele Ventriglia
interpreta con perizia e bravura, da Concetta, lei la colpevole rimasta in
cinta da Vincenzo, fratello del morigerato Antonio, portati sul palco e
pienamente riusciti da Vittoria Caranci e Marco Lo
Mastro, fino a Filumena, mamma
dei due pargoli che Rachele Grande caratterizza con ottima scelta di toni e
inflessioni.
Resta
Antimo Martino, Francesco, un uomo chiaramente omosessuale, ma di quell’omosessualità che non disturba, che non travalica mai
il senso dell’eleganza e della sfacciataggine. Bravissimo Antimo ad
interpretarlo, negli ammiccamenti, nelle mossettine,
nei cambi di toni di voce, nelle incazzature
isteriche tipiche di tali personaggi, nell’eloquio talvolta rude e pesante del
gergo dialettale, ma sempre volto a sdrammatizzare una situazione, a cercare di
far ragionare la gente.
Ed
è proprio la gente che esce viva da questa rappresentazione, la gente delle
nostre parti, dei nostri paesi, lasciando nella mente di ognuno un particolare
ricordo di qualcuno che forse oggi non c’è più, ma che in passato ha
caratterizzato un’epoca o di qualcun altro che ancora la sta caratterizzando.
In
questo suo secondo lavoro i risultati ottenuti fanno registrare un netto salto di qualità in Antimo Martino, sia per quanto riguarda
i testi, sia per la conduzione tecnica del lavoro, che appare molto più fluido
e sicuro della prima esperienza.
In
questo modo Antimo dimostra di sapersi incanalare nel solco di una tradizione,
quella calena, che sembra avere nel proprio sangue il
dna del teatro, teatro che ha origini e storia antiche
nel nostro paese, dai tempi del mai dimenticato Gino Martino, da anni a riposo
artistico, e che ha visto come protagonisti Angelo Capuano, Michele Bovenzi, Tonino Cipro, Tonino Allocca, Antonio Franco, in
arte Francantonio.
Né
va dimenticato che Calvi Risorta ha dato i natali anche a quell’insigne
attore che risponde al nome di Renato Carpentieri.
E
scusate se è poco.