Calvirisortanews, 01
febbraio 2008
Vito Taffuri
I
tombaroli già sono arrivati. L’Archeoclub
Cales, retta dal prof. Paolo Mesolella, inizia i
lavori di diserbo e sistemazione del Tempio romano (del I sec. d. C.) e trova una grossa buca di un metro di
larghezza lasciata in ricordo dai tombaroli.
In pratica i tombaroli sono arrivati prima dei caleni ed hanno letteralmente saccheggiato una stipe votiva
presente in un’area sacra che risale al VI sec. a. C.
E sì, perché il Tempio caleno, era stato costruito, su
una precedente area sacra di grandissimo interesse archeologico. Ancora allarme
quindi per la povera Cales.
Sperando che i lavori di ripulitura avviati dall’Archeoclub,
non ci riservi altre sorprese. Hanno preso il via, sabato mattina, infatti, i
lavori di ripulitura e diserbo dell’area su cui
s’innalza il Tempio romano di Cales, dedicato all’imperatore Augusto.
Grazie al parere favorevole della Sovrintendenza archeologica, guidata dalla dott.ssa Maria Luisa Nava infatti, la sede calena dell’Archeocluib d’Italia
ha avuto ancora una volta l’opportunità di continuare il diserbo
dell’area archeologica, incominciando dall’Arco di Trionfo romano, per poi
continuare con il Castellum Aquae
e con il Tempo di Augusto.
Continua quindi l’opera di ripulitura dell’area archeologica,
avviata dal sodalizio caleno, guidato dal presidente prof. Paolo Mesolella e dai consiglieri delegati Erminio Zona e
Giuseppe Gallina. Il Tempio periptero esastilo posto
a Nord del Teatro, giace abbandonato da almeno ottant’anni
(come attestano i grandi alberi che ci sono cresciuti sopra), in uno stato
pietoso e completamente assediato da una lussuriosa vegetazione.
Eppure i poveri resti di questo edificio di culto,
ortogonali al Cardo maximum, sono databili al I sec.
d. C., e furono edificati in un’area sacra molto più antica, che risale al VI
sec. a C. Fino ad una trentina di anni fa si
conservava ancora perfettamente il podio a due ripiani, ma oggi i ruderi sono
praticamente irriconoscibili. Il podio ha una pianta a forma rettangolare di 31
metri per 16 ed è a due piani: il primo, profondo circa 3 metri, conserva un
arco profondo 3 metri e largo 2.
I lati lunghi, del ripiano superiore del podio, invece (di 28 metri) sono
scanditi, ogni 160 cm, da undici piattabande sporgenti, cui corrispondevano
altrettante colonne. Tutto questo però oggi è difficilmente riconoscibile a
causa della fitta vegetazione e del materiale di risulta
che ricopre il monumento.
Di qui l’iniziativa intrapresa dell’Archeoclub
caleno, che ha chiesto alla responsabile dell’Ufficio archeologico caleno, dott.ssa Colonna Passaro, di
poter intervenire per ripulire l’area e togliere la vegetazione dal monumento, visto che l’assessore Salerno Nicchia!