Paolo
Mesolella
Caserta24ore,
20 gennaio 2008
I
tombaroli già sono arrivati. L’Archeoclub
Cales inizia i lavori di diserbo e sistemazione del
Tempio romano (del I sec. d. C.) e trova una grossa
buca di un metro di larghezza lasciata in ricordo dai tombaroli. In pratica i tombaroli sono arrivati prima dei caleni
ed hanno letteralmente saccheggiato una stipe votiva presente in un’area sacra
che risale al VI sec. a. C.
E
sì, perché il Tempio caleno, era stato costruito, su una precedente area sacra
di grandissimo interesse archeologico. Ancora allarme quindi per la povera
Cales. Sperando che i lavori di ripulitura avviati dall’Archeoclub,
non ci riservi altre sorprese.
Hanno preso il via, sabato mattina, infatti, i lavori di ripulitura e diserbo dell’area su cui s’innalza il Tempio romano di
Cales, dedicato all’imperatore Augusto. Grazie al parere favorevole della
Sovrintendenza archeologica, guidata dalla dott.ssa Maria Luisa Nava infatti, la sede calena dell’Archeoclub d’Italia ha avuto ancora una volta l’opportunità
di continuare il diserbo dell’area archeologica,
incominciando dall’Arco di Trionfo romano, per poi continuare con il Castellum Aquae e con il Tempo di
Augusto.
Continua quindi l’opera di ripulitura dell’area
archeologica, avviata dal sodalizio caleno, guidato dal presidente prof. Paolo Mesolella e dai
consiglieri delegati Erminio Zona e Giuseppe Gallina. Il Tempio periptero esastilo posto a Nord del Teatro, giace
abbandonato da almeno ottant’anni (come attestano i
grandi alberi che ci sono cresciuti sopra), in uno stato pietoso e
completamente assediato da una lussuriosa vegetazione.
Eppure
i poveri resti di questo edificio di culto, ortogonali
al Cardo maximum, sono databili al I sec. d. C., e
furono edificati in un’area sacra molto più antica, che risale al VI sec. a C.
Fino ad una trentina di anni fa si conservava ancora
perfettamente il podio a due ripiani, ma oggi i ruderi sono praticamente
irriconoscibili. Il podio ha una pianta a forma rettangolare di 31 metri per 16
ed è a due piani: il primo, profondo circa 3 metri, conserva un arco profondo 3
metri e largo 2. I lati lunghi, del ripiano superiore del podio, invece (di 28
metri) sono scanditi, ogni 160 cm, da undici piattabande sporgenti , cui corrispondevano altrettante colonne.
Tutto
questo però oggi è difficilmente riconoscibile a causa della fitta vegetazione
e del materiale di risulta che ricopre il monumento. Di qui l’iniziativa intrapresa dell’Archeoclub
caleno, che ha chiesto alla responsabile dell’Ufficio archeologico caleno, dott.ssa Colonna Passaro di poter
intervenire per ripulire l’area e togliere la vegetazione dal monumento.
Il 10 gennaio scorso poi è arrivato ufficialmente il parere favorevole dalla
Sovrintendenza.