Il mio ricordo di Padre
Damiano, amico di Papa Luciani
Paolo
Mesolella
Caserta240re,
18 gennaio 2008
Ci
ha lasciati Padre Damiano. E’ stato per 65 anni a
servizio della comunità.
Poi
la malattia, le sofferenze ed ha lasciato Calvi, il convento dei Passionisti e
quanti lo hanno amato: in silenzio, come aveva sempre
vissuto, con umiltà ed obbedienza. Lo vogliamo salutare con un breve ricordo di
qualche anno fa.
Durante
la sua lunga vita, Padre Damiano Cionti, padre
passionista di Calvi Risorta ne ha viste di tutti i colori ma ha conservato
sempre il suo sorriso e l’aria di un ragazzino. Ha 83
anni ed ha vissuto la guerra in prima linea sul fronte di Cassino, ha girato
per una ventina di conventi, ha conosciuto papa Giovanni XXIII e Papa Lucani che lo definiva scherzosamente “l’angelo del suo
Getsemani”.
Per
diversi giorni, infatti, ebbe la ventura di assisterlo spiritualmente. Questa
mattina, nel seminario apostolico passionista di Calvi si è celebrata l’esequie ed una piccola folla si è stretta alla comunità
passionista e al giovane Padre Provinciale.
In
molti (Padre Damiano è stato anche parroco di Petrulo per 15 anni) hanno voluto essere presenti ai funerali di questo popolare
frate passionista. Padre Damiano, nacque a Pastorano
87 anni fa, nel 1931; a 11 anni, entrò nel seminario dei padri passionisti a Calvi Risorta e poi, nel 1936 pronunciò la professione
religiosa nel convento di Paliano (Fr) finché non fu ordinato sacerdote il 6 gennaio 1943,
nella cattedrale di Pontecorvo (Fr).
Intanto
è passato per i conventi di Sora, Falvaterra,
Napoli, Pontecorvo. Qui nel 1943, dal mese di marzo
fu costretto a lasciare il convento per ripararsi con gli altri frati in
capanne sopra la montagna di Esperia. Ci confidò in un’intervista: “Eravamo io, Padre Giuseppe (ora
defunto), il confratello Augusto, anche lui morto, ed il parroco di Ponticelli
(FR) con la famiglia: la madre Maria Grazia e la
sorella Serafina.
Costruimmo
due baracche sotto la neve e le cannonate degli alleati. Poi il 12 marzo 1944 ,
dopo oltre 8 mesi, siamo stati sfollati e portati a Ceprano: due tedeschi
videro dei biglietti che erano stati buttati dagli alleati e ci presero come
spioni e ci portarono al comando tedesco a Ponticelli.
Di
sera, ci caricarono sui camion delle munizioni e ci scaricarono a Ceprano, da dove ce ne scappammo a piedi a Falvaterra. A Maggio però dovetti passare la prima linea
per andare a Pico (FR). Incontrammo due soldati
polacchi che volevano violentare una ragazza che stava con noi, ma lei si
difese disperatamente. Poi incontrammo altri soldati algerini della Lega
Internazionale che ci derubarono di tutto. Però uno di
loro, dopo averci tolto tutto ciò che avevamo ci fece cambiare strada perché a Pico c’erano i marocchini. Dall’altro lato invece avremmo
trovato i francesi.
Per
strada c’erano ancora i morti rimasti insepolti ed io ebbi un forte dolore al
ginocchio e non potevo più camminare. Fortuna che passò una
camionetta francese e mi trasportò ad un centro di raccolta ad Ausonia dove
c’erano altri sfollati. Qui sentii quanto male avevano
fatto quei marocchini alle donne ciociare. Ognuno
ricordava qualche episodio, perfino un genitore che conoscevo era stato ucciso
per difendere la figlia dai violentatori. I francesi mi fecero pulire dalle
macerie la chiesa di Ausonia.
Dopo
la guerra sono stato a Napoli, ad Aiola a Paliano, a Falvaterra e a Roma
alla casa generalizia dove ho conosciuto papa Giovani XXIII, papa Paolo VI
quand’era segretario di Stato e, soprattutto, Papa Lucani. Quando
fu fatto vescovo di Vittorio Veneto, infatti, soffriva moltissimo e venne da
noi per consiglio perché non voleva fare il vescovo. Io lo assistei
spiritualmente e lui mi chiamava l’”angelo del Getsemani”.
Dopo
Roma sono stato a Casamicciola,
a Ceccano, e nel 1977 sono venuto a Calvi dove ho
fatto il parroco a Petrulo per 12 anni fino al 1989 che mi sono ammalato. Da
allora vivo in convento aiutando “i più anziani”, faccio la spesa e celebro la
Messa alle Masserie di Giano. Ringrazio Dio che mi ha permesso di arrivare fino
ad oggi: un mio amico confratello, infatti, Padre Carmine Pitocchi di Calvi Risorta, morì sotto i bombardamenti proprio in
questo convento di Calvi”.