Calvirisortanews, 07
gennaio 2008
Vito Taffuri
Paradossi del giornalismo di provincia, ovvero:
come nascondere le persone dietro le notizie, fino a far diventare fantasmi i
primi e idee proprie le
seconde.
L’esempio
lampante è il “caso autovelox” di Calvi Risorta. Ossia
quel moderno congegno elettronico che anche altre amministrazioni comunali
hanno avuto la fulminante idea di sostituirlo ai ladroni di strada che un tempo
saccheggiavano i viandanti.
Un linguaggio figurativo che regge perfettamente al caso in
specie. Anche gli autovelox, come i briganti di
una volta, infatti, sono appostati nei luoghi dove meno te lo aspetti, vestiti
con grosse cappe nere in maniera da non essere visti facilmente e pronti ad
aggredirti per il solo fatto che sei passato da quelle parti con la velocità di
una bicicletta: a 50 chilometri orari.
Un nuovo dazio doganale in questo caso, una gabella che
l’automobilista rischia di pagare attraversando i confini dei vari Comuni godendosi
lo spettacolo dei cumuli di rifiuti, respirando diossina, pagando, strapagando
la benzina e qualche distrazione nella velocità.
Gli autovelox ingiusti sono la sconfitta delle civiche amministrazioni, un
segno di impotenza e d’incapacità a trovare altri modi
di far cassa, come nel caso dell’amministrazione civica retta dal sindaco
Giacomo Zacchia. E nessuno può dire il contrario o smentire questa
affermazione altrimenti bisognerebbe chiamare assassini tutti i sindaci
che, invece, non pensano minimamente di far installare delle trappole stradali.
E poi venne l’autovelox di Calvi Risorta, quello sulla
Casilina tanto per capirci. Un marchingegno montato non nei
pressi di un incrocio o di un dosso, ma su un rettilineo a perdita d’occhio, su
una strada di 20 metri di larghezza, nei pressi di un vecchio cartello
stradale, certo ancora in vigore, ma che nessuno riesce ragionevolmente a
rispettare.
Chi ha studiato quella posizione sapeva il fatto suo su come battere moneta e
certo non su come evitare incidenti stradali che
invece rischiano di essere all’ordine del giorno poco più avanti, all’incrocio
con Sparanise.
Ma lì, dove servirebbe, l’autovelox non c’è. Certo lì,
oltre a servire davvero lo vedrebbero tutti… che vuoi incassare? Se a tutto
questo, aggiungi i dubbi sui reali requisiti della ditta al momento della
vincita della gara d’appalto, i cartelli poi sostituiti (sempre dopo aver fatto
una catena di multe) con altri di nuovo tipo, le fucilate e tutti
il resto, ne viene fuori una situazione esplosiva.
E’ per questo che “l’amico fantasma” si è messo in
moto raccogliendo ogni e qualsiasi documento utile per produrre ricorso contro
le oltre 10 mila contravvenzioni per violati limiti di non velocità.
Un lavoro lungo che si gratifica in un sol modo, con una
legittima citazione nei pezzi di carta stampata ovvero, da parte degli
avvocati, informando i clienti che quella farina viene dal sacco di un certo
…. giornalista fantasma.
Infatti,
dietro il caso autovelox si staglia l’ombra di una figura che molti vorrebbero
tenere nell’ombra.
Anzi, di una cronista reso fantasma e che secondo certi
pennivendoli nessuno deve conoscere. Eppure è a lui che hanno
risucchiato idee e testi, articoli di legge e fotografie per stilare lenzuolate
di articoli che poi appaiono dappertutto, dal
“Corriere dei Piccoli” al “Corriere della Mezzanotte”; con quest’ultimo che,
ormai, sta diventando la fotocopia del primo su certe pagine dell’alto
casertano, con l’unica differenza che viene stampato con un giorno di ritardo.
Ma nessuno deve sapere. Non solo. In questo preciso
istante il suo sito è sicuramente tra i più visitati della provincia. Il suo
numero di telefono è stato trascritto nelle agende dei redattori e dei
corrispondenti di almeno una decina di testate
giornalistiche e siti Internet.
Ma nessuno deve sapere. Perché
quelle carte servono per fare campagna elettorale, quei ricorsi già pronti per
fare soldi a palate negli studi di parecchi avvocati azzeccagarbugli.
Una vera ingiustizia che questo articolo continuerebbe
a perpetrare se nascondesse a sua volta l’autore delle sudate carte: ossia Vito
Taffuri.
Il patron del sito calvirisortanews.it che in questi mesi sta diventando il
pozzo di San Patrizio delle più blasonate testate giornalistiche del
“Mezzogiorno” d’Italia, il Purgatorio di quella lunga schiera di anime in pena che sono le migliaia di automobilisti
multati per distrazione, aiutati gratuitamente da me, Vito Taffuri, a
differenza di qualche politico che si fa campagna elettorale sul mio progetto o
come infine come qualche studio legale, che sta vendendo il mio progetto a peso
d’oro.