Sos sanitario: 4 mila
tonnellate in strada
Il
Mattino, 22 novembre 2007
ANTONIO PISANI
«Questa
non è più emergenza, è una vera e propria calamità
naturale».
Non
usa mezzi termini un funzionario del comune di Caserta per definire l’ultima
crisi determinata dal sequestro cautelativo della discarica di
Lo Uttaro e dalla conseguente chiusura del Cdr di Santa Maria Capua Vetere e dell’area di trasferenza di Parco Saurino
(Santa Maria la Fossa); i due impianti non possono
funzionare in assenza del terminale, appunto della discarica.
«Stiamo
assistendo alla disintegrazione del ciclo integrato dei rifiuti», diceva ieri
un alto funzionario della Prefettura sottolineando il
gioco di parole.
Una disintegrazione che parte dalla raccolta, già a
rilento nei giorni scorsi, e da ieri bloccata. A terra ci sarebbero, in tutta la provincia,
quasi 4000 tonnellate di immondizia, molta della quale
giacente nei centri maggiori, a iniziare dal capoluogo (quasi 400 tonnellate). per proseguire con Aversa (600), Maddaloni (700), Capua (150);
alcune decine le tonnellate a Santa Maria Capua Vetere mentre Marcianise ha la possibilità di utilizzare il sito di Santa
Veneranda opportunamente riaperto la scorsa settimana dal sindaco Filippo
Fecondo.
Una
situazione drammatica, anche in prospettiva: non si sa
infatti se e quando Lo Uttaro riaprirà, alla
luce anche della sentenza del tribunale civile di Napoli che ha disposto la
chiusura del sito martedì, ossia nella stessa giornata in cui i carabinieri del
Noe sequestravano l’area su disposizione della magistratura sammaritana.
Una chiusura «a doppia mandata» per la discarica casertana che spingerà i Comuni a provvedere autonomamente
al deposito temporaneo dell’immondizia con la creazione di mini-aree di trasferenza sparse sul territorio. Non ci si dovrà sorprendere se a Caserta
spunteranno in varie zone grossi cassoni capaci di contenere circa alcune
tonnellate di rifiuti, i cosiddetti scarrabili, che
di solito vengono rimorchiati dai camion che
raccolgono l’immondizia. A Maddaloni verranno riaperti 13 siti di deposito temporaneo.
Soluzioni tampone che ridurranno i sacchetti per
strada ma che lasceranno irrisolto il problema connesso dello smaltimento: con
il freddo, il processo di deterioramento del rifiuto, specie dell’umido, ossia
della parte quatitativamente più rilevante, rallenta
ma la questione può essere rinviata solo di qualche giorno. Ecco perché ieri, in Prefettura, si auspicava un
possibile intervento del commissario Pansa che, in
virtù dei suoi poteri, potrebbe imporre a un altro dei
sei Cdr campani (Giuliano, Tufino
e Caivano nel Napoletano, Casalduni
nel Sannio, Piano d’Ardine in Irpinia
e Battipaglia a Salerno) di ospitare e lavorare i
rifiuti provenienti dalla provincia di Caserta.
Una
possibilità che potrebbe diventare un obbligo per Pansa
onde evitare che la situazione sanitaria degeneri. Già
alcune zone sono in forte sofferenza: sul litorale, tra Castelvolturno
e Mondragone, ma anche nell’agro-caleno,
tra Vitulazio, Sparanise, CALVI Risorta e
Pignataro, giacciono a terra quasi mille tonnellate
di rifiuti senza contare le tante piccole discariche abusive presenti
un po’ ovunque. Centinaia le tonnellate nell’Agro-aversano, la zona forse più colpita dell’intera
provincia. Ma il record lo detiene Maddaloni con 700 tonnellate a terra e intere strade invase
dai sacchetti.
Pochi
i problemi, almeno ieri, nell’area matesina che può
usufruire, anche se forse solo per oggi, del sito di trasferenza
di Bellona mentre Cellole e Sessa, con una propria area per il deposito e lo
stoccaggio temporaneo, non dovrebbero soffrire il blocco del ciclo.