Vito Taffuri
Calvirisortanews, 11
novembre 2007
È
ormai ben noto lo scandalo dei depuratori siti nel comune di
Calvi Risorta. L’A.R.P.A.C. ha infatti comunicato, lo scorso 8 ottobre, gli esiti dei
controlli delle acque reflue urbane effettuati in data 27 agosto 2007, quando
aveva constatato che gli impianti di depurazione mancavano delle necessarie
autorizzazioni provinciali e che il loro sistema di filtraggio non era
funzionante: ciò determinava, da svariati mesi, lo sversamento
di acque non trattate – con presenza di azoto ammoniacale e batteri di origine
fecale, estremamente nocivi per la salute umana – nei corsi d’acqua e negli
altri scoli naturali ed artificiali, con la contaminazione di terreni, colture
e falde acquifere, e con grave pregiudizio per l’ambiente.
A ciò bisognava aggiungere anche l’avvenuto distacco degli impianti per circa
20 giorni, dovuto alla persistente morosità del comune nel pagamento delle
fatture presentate dal gestore, la società “Euroeco”,
con tutte le ulteriori conseguenze del caso. Sono
state quindi comminate pesanti sanzioni che si
aggirano a circa diciannove mila euro circa, al sindaco per violazione delle
normative in materia ambientale, somme che verranno però poste a carico del
bilancio comunale e, quindi, dell’intera cittadinanza (che si accolla così le
inefficienze dei propri amministratori).
Ciò che desta scalpore in questa incredibile vicenda è
senz’altro l’inerzia e l’indifferenza del sindaco, Giacomo Zacchia,
che era stato allertato già nel mese di aprile 2007,
grazie ad un reportage del giornalista Salvatore Minieri, il quale aveva
documentato, con sorprendente anticipo sui tempi, le stesse anomalie
riscontrate 4 mesi dopo dall’A.R.P.A.C.; anche il
giornalista Vito Taffuri, in un articolo del 28
giugno 2007, ribadiva tali rischi, documentando inoltre l’avvenuto distacco
degli impianti per morosità del comune.
Il sindaco, in entrambe le occasioni, anziché disporre le opportune ispezioni
per verificare quanto scritto dai cronisti e tutelare così la collettività
amministrata, aveva preferito querelare (senza alcun elemento a supporto, ed a
solo scopo vanamente intimidatorio nei confronti della stampa libera) gli
estensori degli articoli, fregandosene dei possibili danni ambientali.
Il 27 agosto 2007 l’A.R.P.A.C.,
alla presenza dell’ing. Tiziana Izzo, conferma
tuttavia il prolungato riversamento dei liquami pestilenziali e nocivi, per
l’uomo e per l’ambiente, nei corsi d’acqua, e smonta così le infondate querele
del sindaco, “riabilitando” i giornalisti che aveva tentato di infangare con le
sue bugie.
A
questo punto qualsiasi cittadino si sarebbe aspettato che il proprio sindaco –
il quale per legge dovrebbe salvaguardare la loro salute – recitasse il mea
culpa e si impegnasse, senza ulteriori indugi, per
mettere finalmente a norma gli impianti di depurazione, scongiurando così il
rischio di diffusione del colera o di altre ataviche malattie, ormai debellate
nel mondo occidentale e civilizzato.
Come al solito, però, le speranze sono state mal riposte, visto che l’unica
preoccupazione del primo cittadino è stata quella di lanciare proclami a mezzo
stampa, con i quali dapprima annunciava di essere sorpreso e all’oscuro di
quanto accadeva presso gli impianti di depurazione (come se non avesse mai
querelato i giornalisti che avevano segnalato mesi prima tale disastro, e non
conoscesse gli esiti di controlli in cui era presenta uno dei suoi tecnici di
fiducia), e successivamente preannunciava la richiesta di finanziamenti che
avrebbero risolto il problema.
In effetti, il 25 ottobre, la giunta adottava la delibera n. 131, con la quale
richiedeva alla Regione di poter utilizzare le economie sui lavori di
sistemazione della rete idrica, affermando che “nonostante le tante iniziative
promosse” (ma quali se il sindaco, soltanto il 9 ottobre, dichiarava di non
sapere nulla dei depuratori e che quindi non era mai stata adottata alcuna iniziativa!), “la drammatica situazione riguardante
la problematica della depurazione delle acque reflue…costituisce ancora la
principale carenza del comune”. I cittadini a questo punto si chiedono: se il
sindaco ritiene una priorità assoluta la problematica della depurazione delle
acque reflue, perché non ha fatto assolutamente nulla di
concreto da aprile 2007 ad oggi?
Perché non ha utilizzato, per sistemare i depuratori, il consistente avanzo di amministrazione che, a detta dei suoi tecnici di fiducia,
è stato accertato nel 2006 (ma che, a detta della minoranza, è dovuto solo ad
un clamoroso errore contabile), preferendo le lungaggini burocratiche connesse
all’impiego dei trasferimenti regionali, ed esponendoci nel frattempo al
rischio di un vero e proprio disastro ambientale? Domande sicuramente
legittime, ma è ormai risaputo che la salute pubblica non sia in cima alla
lista delle priorità della giunta Zacchia.
Basti pensare all’autorizzazione provvisoria all’apertura della piscina
comunale, rilasciata benché mancasse, tra i tanti
documenti obbligatori per l’avvio delle attività natatorie, anche il parere igienico-sanitario dell’A.S.L.,
concesso soltanto nel mese di settembre 2007, ad oltre un anno dalla cosiddetta
“apertura provvisoria” dell’impianto, situazione questa che ha esposto gli 800
utenti della struttura a grossi rischi per la propria incolumità; e che dire
delle ordinanze sindacali sull’utilizzo dell’acqua corrente solo ad avvenuta
bollitura, emanate anche 11 giorni dopo la notifica dei risultati dell’A.R.P.A.C. sulla non potabilità della stessa, e mai portate
adeguatamente a conoscenza della cittadinanza, che ha così utilizzato, senza
esserne al corrente, dell’acqua con cariche batteriche micidiali?
Né alcuna formale presa di posizione è mai stata assunta dall’amministrazione Zacchia in merito alla programmata installazione
dell’impianto di cogenerazione a biomasse
e del sito di stoccaggio delle ecoballe nella vicina Pignataro Maggiore, o della piattaforma per i rifiuti
speciali che dovrebbe sorgere nel comune di Pastorano;
strutture che, unitamente alla centrale termoelettrica di Sparanise
(contro la quale tanto si era battuto Caparco prima
del 15 giugno 2004), vanno a delimitare quello che è già stato definito come il
“triangolo della morte”, una sorta di “campo minato” che avrà pesanti ricadute
sulla salute dei cittadini, non solo dei paesi interessati (dove nel frattempo
sono sorti numerosi movimenti ambientalisti contrari), ma anche di Calvi Risorta, in maggioranza ignari di questi eco-mostri
che potrebbero sorgere a pochissima distanza dal loro paese.
E così mentre i caleni pensano che i propri
rappresentanti stiano lì a tutelare la loro salute, non sanno invece che il
sindaco è oberato di impegni che nella sua fitta
agenda hanno maggiore priorità: bisogna infatti produrre querele per zittire
quei giornalisti che svelano il “lato oscuro della luna”; diramare comunicati
stampa che annunciano querele contro chiunque provi a dire che i giochi
installati nella villetta sono stati acquisitati con procedure alquanto
sospette (sappiamo come è andata a finire la vicenda, e speriamo che il sindaco
non voglia a questo punto querelare anche il magistrato che ha disposto gli arresti
per l’ipotesi di truffa aggravata e turbativa d’asta); bisogna trovare continui
alibi al proprio fallimento politico, prendendosi meriti di altre
amministrazioni (come accaduto con i beni confiscati alla camorra da parte
della giunta Caparco, in attesa di riqualificazione
da circa 4 anni), ed addossando alle stesse i propri demeriti e le proprie
inefficienze; bisogna infine farsi in quattro nel tentativo di scongiurare
un’ipotesi di scioglimento, da parte della Commissione d’accesso, per infiltrazioni
camorristiche. Nel frattempo i cittadini, vista la
totale latitanza dell’amministrazione Zacchia su
queste importanti tematiche, farebbero bene a votarsi
a qualche santo.