Calvirisortanews, 04
novembre 2007
Vito Taffuri
Il
4 Novembre rappresenta una data storica per l’Italia: è l’anniversario della
conclusione - per il nostro paese - della prima guerra mondiale. Il 4 novembre
1918, infatti, dopo tre anni trascorsi a fronteggiarsi nelle trincee del confine
a nord est della Penisola, si concluse il sanguinoso
conflitto combattuto dalle armate italiche contro le potenze austro-germaniche.
Nel corso di esso si verificarono momenti epici,
ricordati dalla agiografia bellica, che a partire dall’attraversamento del
Piave il 24 maggio 1915, videro un susseguirsi di alterne fortune culminate con
la drammatica rotta di Caporetto e la chiamata alle
armi dell’ultimo contingente disponibile, i diciottenni noti come Ragazzi del
’99, che contribuirono col loro giovanile slancio alla presa di Vittorio Veneto
e all’ingresso nelle città redente: Trento e Trieste.
Fin qui la storia italiana conosciuta ed insegnata in tutte le scuole, che fa del "4 Novembre" la festa dell’Unità Nazionale
e la commemorazione dei caduti di tutte le guerre. Ma, nel 2007 il sindaco di Calvi Risorta, Giacomo Zacchia,
riscrive la stessa – quasi fosse un novello Tacito – piegandola alle sue
“esigenze sceniche”.
E così, mentre in tutti i comuni d’Italia le
celebrazioni si terranno domenica 4 novembre, nella nostra cittadina slittano
per “decreto sindacale” a lunedì 5; ufficialmente la scelta è dovuta alla
volontà di garantire la presenza delle scolaresche ma, di fatto, impedirà ai
tanti lavoratori caleni (che in un giorno festivo
avrebbero potuto comunque portare con sé i propri figli) di presenziare alla
messa che verrà celebrata in Piazza Municipio.
La sobrietà e l’austerità che l’occasione imporrebbero non si confà,
evidentemente, allo stile di un’amministrazione – pesantemente scossa dai moti
ondosi delle tempeste giudiziarie – che, ormai alla scadenza
(non naturale) del proprio mandato, va alla ricerca di un improbabile rilancio
di immagine; una sorta di parata politica, assistita da cori di voci bianche,
che celebra soltanto se stessa.
Ci chiediamo, a questo punto, se il sindaco segua il
normale calendario gregoriano o abbia semplicemente assunto la facoltà di
decidere quando cadono le ricorrenze religiose e civili.
Speriamo
non decida di spostare anche la data del prossimo Natale.