BONACCI E CODELLA AI DOMICILIARI: IL SOSTITUTO PROCURATORE COZZOLINO NEI PROSSIMI GIORNI INTERROGHERÀ I FERMATI

            

Calvirisortanews, 01 novembre 2007

 

Salvatore Minieri

 

E’ stato un anno di intenso e proficuo lavoro di indagine e di studio, ma i risultati, nonostante siano scanditi da arresti e commissioni di accesso, stanno premiando giorno dopo giorno, l’attività di questo giornale telematico.

 

In tempi non sospetti, quando tutti ci denunciavano e le querele riempivano le nostre scrivania, avevamo messo in luce la strana metodica procedurale degli uffici comunali caleni, retto dal primo cittadino il farmacista Giacomo Zacchia.

 

Ben 13 querele mi hanno accompagnato negli scorsi 18 mesi (10 delle quali ormai decadute per effetto del ciclone giudiziario che sta spazzando via la classe politica locale), peggio è andata all’editore del nostro sito, Vito Taffuri, bersagliato da minacce di morte e da velate pressioni non sempre provenienti da ambiti ortodossi della società.

 

“Non importa – ha detto Taffuri – oggi raccogliamo il frutto del nostro faticoso lavoro giornalistico che, dall’inizio del 2006, ha sempre denunciato questa maggioranza per illeciti gravissimi; i fatti ci danno definitivamente ragione, i nostri detrattori devono abbassare la testa e consegnarci lo scettro quale unica voce libera di una stampa che, in città e provincia, sembra essere sempre più prona al cospetto dei poteri forti: noi siamo un giornale libero ed onesto e ci sentiamo parte determinante del processo di ripristino della legalità nell’agro caleno”.

 

Ai domiciliari sono finiti l’ingegner Antonio Bonacci e Roberto Codella, quest’ultimo di Sessa Aurunca non che legale rappresentante della ditta che aveva fornito le giostrine al Comune di Calvi Risorta. La gara è stata completamente falsata: il prezzo delle suppellettili urbane è di 8000 euro inferiore alla cifra che l’Utc ha fatto finta di spendere. In pratica, mezza macchina amministrativa è sotto inchiesta per una cifra che farebbe ridere persino un bambino.

 

Ma oggi, come lo stesso editore Taffuri, sottolinea, non ci sentiamo appagati, anzi, proseguiamo con il nostro incessante lavoro di inchiesta e di informazione, chiedendo alle Autorità che fine abbia fatto, o meglio, chi ha intascato quella mazzetta di ottomila euro.

 

Dopo mesi di querele e di tante umiliazioni, oggi possiamo definirci una voce libera, ma soprattutto, una redazione che lavora con onestà e con la piena professionalità che in tanti, ancora oggi, possono solo sognare. La bufera è arrivata, noi l’avevamo prevista circa un anno fa. Non si tratta di preveggenza, è solo serietà professionale.

 

Ma il ciclone è solo all’inizio.