IL SITO CALVIRISORTANEWS SULLE PAGINE DE “LA REPUBBLICA”: INCHIESTA SUI BENI CONFISCATI AI CLAN DELL'AGRO CALENO

            

Calvirisortanews, 29 ottobre 2007

 

Salvatore MInieri

 

Qualche giorno fa, La Repubblica ha dedicato un intero servizio alla farsa delle confische e alle indagini sui sindaci e i vigili urbani. Secondo il più autorevole quotidiano italiano, (citiamo l’occhiello apparso in pagina) i sindaci avrebbero aiutato i boss e avrebbero coperto, come lo stesso presidente della Commissione Antimafia Francesco Forgione ha dichiarato, inquinamenti nei corpi di Polizia Municipale.

 

Il presidente Forgione ha espresso, sempre tramite le pagine de La Repubblica, forti perplessità sulle vicende di Pignataro Maggiore, Casal di Principe e Arienzo dove “esistono troppe reticenze, troppi silenzi, che assicurano alle mafie la continuità dell’uso dei beni confiscati”( La Repubblica, 26 ottobre 2007, pagina VII- inserto Napoli).

 

Ringraziamo i colleghi de La Repubblica per aver fatto eco alle nostre inchieste che, ormai da mesi, documentano la mancanza assoluta di sicurezza nei comuni dell’agro caleno, dove la camorra, con i suoi immancabili affiliati e prestanome, continua imperterrita a frequentare ville e terreni che erano stati confiscati negli anni addietro. Un terribile muro di omertà, squarciato solo dalla preoccupante posizione di alcuni operatori di un sito internet di Pignataro Maggiore.

 

Nel blog paesano (dove i giornalisti impegnati nella lotta alla camorra, vengono offesi e vilipesi da utenti nascosti dietro uno pseudonimo), si legge ancora che, la decisione della dottoressa Maria Elena Stasi, sia da interpretare quale premio per il sindaco pignatarese Giorgio Magliocca. In sintesi: si cerca di delegittimare anche un colosso della cultura del Dopoguerra come La Repubblica. Nell’articolo del quotidiano nazionale si legge: “Denunciati anche il sindaco e i vigili urbani di Pignataro Maggiore.

 

Al clan Ligato (coinvolto nel delitto Imposimato) non fu evitato lo scempio della villa confiscata. Porte, pavimenti, vetri, persino i sanitari: tutto distrutto. Per la serie: “dopo di noi, nessuno”. Fin qui La Repubblica (non un sito strapaesano dove ci si azzuffa anche per la primogenitura di una delibera per la fiera delle cocozzelle).

 

Ma evidentemente, Pignataro Maggiore, vive di una storia culturale ed editoriale diametralmente opposta. Da settimane, i colleghi Vincenzo Palmesano, Carlo Pascarella, Davide De Stavola, Vito Taffuri e il sottoscritto vengono messi alla gogna mediatica solo perché denunciano, quotidianamente, l’allarme sociale con il quale siamo costretti a vivere. Se la commissione di monitoraggio sui beni dei clan Lubrano, Nuvoletta e Ligato viene spacciata quale premio, e, quanto scrive l’autorevole quotidiano nazionale, viene ritenuto solo una fandonia, significa che la realtà ha superato l’immaginazione.

 

Il prefetto ha emanato un’ordinanza che non lascia spazio ad interpretazioni: per la pessima gestione del patrimonio appartenuto alle cosche camorristiche, serve una commissione prefettizia che vigili sulle operazioni di riconversione. Anche un bimbo capirebbe che si tratta di una misura cautelativa e di prevenzione.

 

Invece no. Viene travisato tutto. La Stasi ha formato una task force per controllare le delicate operazioni di riqualificazione dei beni, mentre La Repubblica accoglie le dichiarazioni del presidente della Commissione Antimafia che mette Pignataro sullo stesso piano di Casal di Principe (dove fu murato dagli Schiavone l’ingresso della villa di Sandokan per evitare la riconversione dopo la confisca), ma si continua a dire che la camorra non esiste e che noi giornalisti (se permettete abbiamo ancora un tesserino professionale in tasca) siamo visionari.

 

Villa Ligato, come documentato dai colleghi Pascarella e De Stavola, fino a qualche mese fa, era teatro di incontri privati tra parenti del boss Raffaele Ligato ed imprenditori della zona. Qualche giorno fa è venuta a galla la storia di una coltivazione non autorizzata nel ranch di Torre dell’Ortello (ex proprietà Nuvoletta-Lubrano); poi l’esplosione, con i sospetti di un utilizzo illecito di un appartamento appartenuto alla famiglia Ligato (a Pignataro Maggiore in via Ferrovia), dove gli stessi rampolli della potentissima famiglia, si intrattengono spesso.

 

Abbiamo denunciato tutto e continueremo a farlo, anche a rischio di esporci insieme alle nostre famiglie a terribili ritorsioni. Chi continua a delegittimare la stampa onesta, travisando persino gli atti della prefettura, sta facendo solo il male di questa provincia. Noi, a differenza di chi viene davvero tirato per la camicia dal politico di turno, rimaniamo liberi ed indipendenti, e rinnoviamo il nostro impegno anticamorra, ringraziando il prefetto Stasi e i colleghi de La Repubblica per la grande attestazione di stima umana e professionale nei nostri confronti.