CATTIVA GESTIONE BENI DEI CLAN: ZACCHIA E MAGLIOCCA AL CENTRO DELLE INDAGINI

 

Salvatore Minieri, 25 Ottobre 2007

 

 

Non erano solo illazioni della carta stampata, ma la sintesi di un forte e trasparente lavoro di investigazione giornalistica: Calvi Risorta e Pignataro Maggiore sono al centro di inchieste e controlli effettuati dalla Prefettura di Caserta.

 

Dopo l’arrivo della Commissione d’accesso nel centro caleno (voluta fortemente dal Senatore Emiddio Novi, di Forza Italia), anche Pignataro Maggiore, mostra le debolezze di un sistema politico che ancora non riesce a distaccarsi appieno dalle sinistre pulsioni del sistema delinquenziale locale. Con un’ordinanza del prefetto Stasi, (prot. n.5390/aria uno della Prefettura di Caserta, protocollata al comune di Pignataro Maggiore con il numero 9768 del 23 ottobre 2007) è stata istituita una commissione di monitoraggio che vigilerà sulla riconversione dei beni appartenuti ai potentati camorristici di Pignataro.


Una situazione di estremo imbarazzo per il primo cittadino, il finiano Giorgio Magliocca che, al pari del suo collega caleno, Giacomo Zacchia, ha dato mandato alla stampa compiacente di diramare comunicati che hanno il sapore della beffa. Su un sito cittadino, è stato scritto che lo stesso sindaco Magliocca farà parte della commissione (così come Il Mattino aveva subito l’onta di avere un corrispondente di Calvi capace di scrivere che, l’arrivo della commissione di accesso, era una grande vittoria per Zacchia). Niente di più falso e ridicolo.

 

La Stasi, ieri mattina, ha preso la decisione, soprattutto dopo aver riletto i dossier dei due colleghi, il dottor Carlo Pascarella e il dottor Vincenzo Palmesano, che, nei mesi scorsi avevano messo a nudo l’estrema permeabilità del sistema politico locale alle pressioni camorristiche. Non solo la villa bunker di via del Conte risulta essere ancora gestita dai figli del boss Raffaele Ligato, ma anche l’appartamento di via Ferrovia a Pignataro, sembra essere ancora frequentato dai rampolli della potente famiglia, nonostante sia entrato a far parte del patrimonio confiscato al sodalizio delinquenziale Lubrano-Ligato-Nuvoletta.


Nella serata di mercoledì, infatti, in molti hanno visto le auto dei figli di Ligato, parcheggiate sotto la palazzina che, secondo i verbali, farebbe parte del patrimonio sottratto al sanguinario clan pignatarese. La prefettura, sempre sulla scorta dei dettagliatissimi reportage dei nostri colleghi pignataresi Pascarella e Palmesano, ha deciso di inviare una commissione per svolgere un’attività di monitoraggio dei beni confiscati alla criminalità organizzata presenti nell’agro caleno. Chi ha scritto che Magliocca e Zacchia hanno esultato alla notizia dell’invio di commissioni prefettizie di indagine, ha mentito in maniera spudorata cercando di coprire la vergogna di due sindaci che non hanno ancora provveduto alla riconversione dell’immenso patrimonio dei clan operanti tra Sparanise, Calvi e Pignataro Maggiore.

 

Ora si cerca di capire come, nella grande confusione di un centro definito ‘la Svizzera dei clan’, si possa lasciar correre un episodio di gravità assoluta. Mercoledì sera, e sono in molti a giurarlo, nell’appartamento di via Ferrovia, c’erano le luci accese: non sembra che il comando di Polizia Municipale stesse effettuando un sopralluogo, così come è sempre più strano veder gestire terreni ed abitazioni dagli stessi membri delle famiglie alle quali i beni immobili erano stati sequestrati con tanto di cerimonia in pompa magna di Magliocca e company.


Una responsabilità gravissima per il primo cittadino pignatarese e per l’assessore alla sicurezza sociale Giovanni Magliocca che, come i fatti e i reportage giornalistici confermano, si è rivelato poco adatto a ricoprire un ruolo così delicato in un centro urbano che è ancora gestito dal sodalizio camorristico maranese. Inoltre, Giovanni Magliocca riveste una doppia carica: assessore alla sicurezza sociale e ai lavori pubblici, comparti amministrativi, questi, dall’equilibrio sempre molto ostico. Se l’assessore ha fallito come garante della sicurezza sociale, lasciando che gli esponenti dei clan gestissero ancora i beni confiscati, cosa ci si può aspettare dallo stesso nella sua veste di responsabile dei lavori pubblici?

 

Resta l’interrogativo pesante come un macigno: perché in queste sere le automobili dei figli di Ligato erano parcheggiate sotto l’appartamento di via Ferrovia? Solo un caso? Sarebbe l’ennesimo a Pignataro Maggiore . Dopo i summit documentati nella villa bunker di via del Conte, ora arriva anche la seratina nel loft di via Ferrovia. Tanto i vertici della politica cittadina non si accorgono di nulla. Magliocca si prepara a ricevere la commissione di indagine della prefettura. Ora chiederà ancora consigli al suo collega Zacchia? Inutile nasconderlo, dopo Lusciano, a Calvi e Pignataro Maggiore va la maglia nera della trasparenza politica.