I CONSIGLIERI DI MINORANZA BACCHETTANO MASSIMO ZONA

 


Redazione, 09 Ottobre 2007

 

 

Dura replica al Dott. Massimo Zona da parte dei consiglieri di minoranza. Massimo Zona aveva pubblicato un articolo dal titolo “La piscina riapre i battenti e nessuno se ne accorge”. Dura la replica dei consiglieri di minoranza. Di seguito riportiamo l’articolo integrale di Massimo Zona e la risposta dei consiglieri.

 

 

 

LA PISCINA RIAPRE I BATTENTI. E NESSUNO SE NE ACCORGE…

 

Massimo Zona, 8 Ottobre 2007

 

Proteste, sit-in minacce, denunce, strappamento di vesti e di capelli, tutto in funzione di un asserito rispetto scrupoloso della legalità. Ciò non ha impedito ai caleni e ai fruitori dei paesi esterni di utilizzare per un anno la piscina di Calvi, per mandarci grandi e piccini ad imparare il nuoto, ad assefuarsi alla fatica di imparare, a misurare se stessi, in un ambiente confortevole, in un'acqua tersa e anche troppo piena di cloro, come ho fatto notare più volte a Ciro, il gestore della stessa.

 

Non ci risulta che si siano nel frattempo verificati decessi per malaria, lebbra, colera e consimili malattie, né che ai bambini sia venuto lo scorbuto, la psoriasi, l'asma e la brucellosi. Vogliamo parlare della pulizia di bagni e di servizi?Nemmeno il Foro Italico di Roma, e ve lo dice chi lo ha frequentato per anni facendo agonistica, può vantare simili livelli.

 

Ora che la piscina ha riaperto, mancavano evidentemente solo documenti di purà formalità, non ho letto neppure un articolo da parte dei soliti noti che si avvalgono evidentemente, in questo caso, della facoltà di non parlare. E neanche i quattro dell'Ave Maria, così pronti a fustigare costumi e comportamenti, hanno ritenuto di dovere comunque constatare che il risultato di rispetto formale della legge, anche grazie al loro intervento, era stato raggiunto. Non mi piace questo modo di fare politica. Non mi piace questo modo di fare giornalismo. Perché, a ben vedere, né l'uno, né l'altro servono a risolvere veramente i problemi reali.

 

 

LA RISPOSTA DEI CONSIGLIERI DI MINORANZA



In questi giorni, su un blog di recente apertura, è apparso un articolo inerente la piscina comunale, dove vengono lanciate delle frecciatine a quei giornalisti che, dopo aver documentato con numerosi articoli le irregolarità presenti sull'impianto natatorio, ne avrebbero taciuto l'avvenuta riapertura avvalendosi "della facoltà di non parlare", o a quei politici che dopo aver fustigato costumi e comportamenti con "proteste, sit-in, minacce, denunce, strappamento di vesti e di capelli, tutto in funzione di un asserito rispetto scrupoloso della legalità" non hanno poi fatto constatare che il "rispetto formale della legge" (mancando, secondo l'autore dell'articolo, solo documenti di pura formalità), era stato raggiunto grazie anche al loro intervento. La critica a questo modo di fare giornalismo o politica viene lanciata poiché non servirebbero affatto a risolvere veramente i problemi reali del paese.


Vorremmo far presente all'autore dell'articolo - che evidentemente, prima di scrivere, non si è adeguatamente documentato, come invece ha fatto questa redazione - che l'impianto è rimasto aperto al pubblico, per oltre un anno, nonostante: la mancanza dell'autorizzazione sindacale all'esercizio da parte del gestore; la mancanza dell'autorizzazione al pubblico esercizio rilasciata dal S.U.A.P. (su cui i "Quattro dell'Ave Maria" avevano inutilmente richiesto chiarimenti al sindaco sin dal 16/10/2006); la mancanza del contratto di gestione ed il mancato versamento del canone per oltre 4 mesi (in violazione delle inderogabili norme del bando di gara); la mancata sottoscrizione del contratto per la fornitura di acqua per circa un anno (al che dobbiamo desumere che il gestore, in questo lungo lasso di tempo, abbia abusivamente prelevato grossi quantitativi d'acqua dalla rete idrica, i cui oneri sono ricaduti sul bilancio comunale e quindi sull'intera cittadinanza, e se non fossero intervenuti i "Quattro dell'Ave Maria" si sarebbe verificato lo stesso per la fornitura di gas); la mancanza dell'autorizzazione allo scarico delle acque reflue nella pubblica fognatura da parte dell'ATO/2; la mancanza di una verifica di agibilità positiva (finalizzata ad accertare il rispetto, da parte della struttura, di tutte le norme di sicurezza, a tutela della pubblica e privata incolumità), essendo quella esistente condizionata all'esecuzione di ulteriori interventi sulla struttura, effettuati in ritardo o mai effettuati (come la sostituzione del gruppo elettrogeno trafugato) e rilasciata da una commissione di vigilanza irregolare (poiché nominata solo il 3 agosto 2007, sulla base di un regolamento approvato con deliberazione di giunta anziché di consiglio), alla quale non è stato aggregato il comandante del Corpo di polizia municipale (membro indefettibile di un collegio perfetto); la mancanza del certificato di agibilità, che dovrebbe attestare la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene e salubrità dell'edificio; la mancanza del parere igienico¬sanitario dell'A.S.L., necessario per l'entrata in funzione dell'impianto; l'esercizio dell'impianto, per ben 19 giorni, finanche dopo l'adozione dell'ordinanza sindacale di chiusura n. 40 del 6 luglio 2007 (ordinanza che non si emana senza i necessari presupposti) grazie ad uno strano gioco di notifiche; l'apparente recidiva del gestore che, come comunicato in un manifesto del 05/09/2007, ha iniziato i corsi di nuoto il 1 ° settembre 2007 senza le necessarie autorizzazioni ed in violazione della citata ordinanza sindacale di chiusura, revocata solo il 14/09/2007 (gli stessi funzionari comunali, nella nota n. 10913 del 27/09/2007, affermano che "non risulta alcuna comunicazione ufficiale sull'inizio dei corsi", mostrando così un occhio di riguardo nei confronti del gestore).

 

Quelli evidenziati non ci appaiono semplici "documenti di pura formalità", ma configurano delle gravi violazioni di norme urbanistico-edilizie, igienico-sanitario, di pubblica sicurezza, amministrative e penali, reiterate persistentemente per oltre un anno: e sono tanto più gravi quanto è vero che sono state, almeno in parte, commesse direttamente dall'ente comunale, che dovrebbe invece diffondere esempi di legalità e di trasparenza.
Se poi aggiungiamo la mancata irrogazione, da parte del sindaco, delle obbligatorie sanzioni amministrative al gestore, conseguenti alle citate gravi violazioni (e siamo nell'ordine di svariate migliaia di euro), ormai cadute in prescrizione e "condonate" di fatto con un atto di clemenza politica, il quadro è veramente completo.


La stessa clemenza non è stata di certo mostrata nei confronti, ad esempio, dell'ex sindaco Antonio Caparco, dal momento che il comune ha prima sostenuto oltre 6.000,00 € di spese legali per resistere in giudizio contro un ricorso al TAR Campania (il cui risultato, forse sperato ma non raggiunto, sarebbe stata la dichiarazione di incompatibilità con la carica di consigliere comunale) e poi, per la stessa vicenda, si è costituito addirittura parte civile in un fantomatico procedimento penale per abuso edilizio, nel quale Caparco è stato prosciolto da ogni accusa, mentre il comune ("fustigatore di costumi e comportamenti" a propria discrezione) si accollerà le ingenti spese legali che ne sono derivate.


I “Quattro dell'Ave Maria” non hanno certo agito con "proteste, sit-in, minacce, denunce, strappamento di vesti e di capelli", ma, molto democraticamente, facendo constatare in consiglio comunale, nell'agosto del 2006 (prima cioè dell'apertura dell'impianto), la mancanza dei requisiti necessari per l'inizio dell'attività, chiedendo agli amministratori che si agisse nel rispetto della legge e nell'interesse degli utenti e della cittadinanza (così come dovrebbe essere in un paese civile). Si è poi ricorso a manifesti per informare la cittadinanza dei problemi esistenti sull'impianto, ed il risultato è stato addirittura una querela per diffamazione da parte di un assessore non certo disinteressato (lavorando presso l'impianto un suo stretto familiare).


Sono stati presentati atti di sindacato ispettivo al sindaco (interrogazioni consiliari e richieste di informazioni) ai quali o non si è ricevuta risposta o sono state fornite risposte evasive. Si è infine segnalato il tutto alle autorità competenti quando ogni altro mezzo di dialogo con la maggioranza si è risolto in sberleffi o querele infondate.
Quando poi l'A.S.L. ha accertato, il 4 luglio 2007, tutte le irregolarità segnalate dai "Quattro dell'Ave Maria" sin dal mese di agosto 2006 - sconfessando così gli amministratori - si è bollato il tutto come una macchinazione della minoranza, che voleva far chiudere una struttura che stava dando lustro alla comunità (come se la piscina fosse un'opera della giunta Zacchia, che ha invece impiegato più di due anni per inaugurare un impianto completato al 95% dalla precedente amministrazione).


D'altronde l'amministrazione ha sempre negato, contro ogni evidenza, l'esistenza di problemi sulla piscina (problemi, invece, non solo esistenti, ma talmente gravi da non consentirne l'apertura, così come riscontrato dall'A.S.L. con il verbale n. 713). Ora che la piscina ha riaperto i battenti, finalmente nel rispetto delle norme di sicurezza e di igiene, secondo l'autore dell'articolo i "consiglieri ribelli" o questa redazione dovrebbero arrogarsi dei meriti o dare ampio risalto alla notizia; il non farlo non risolverebbe, infatti, i problemi reali del paese.


Per quanto ci riguarda, ma crediamo di esprimere forse anche il pensiero dei "Quattro dell'Ave Maria", non tocca ai giornalisti risolvere tali problemi ma ai politici, ai quali possiamo però offrire, con la nostra preziosa opera, un contributo utile documentando tutto quello che non va: se poi tale contributo non serve al governo locale per ripristinare la legalità e risolvere i problemi, ma solo come materiale per presentare querele, questo è un problema della classe politica e non dei giornalisti.


Quando invece si arriva ad un risultato importante, come il ripristino della legalità dopo "appena" 380 giorni, anche attraverso una corretta informazione o il doveroso e legittimo esercizio del controllo politico da parte della minoranza, non ci sembra certo il caso di mettere delle medaglie al proprio petto, poiché ciò dovrebbe essere nell'ordine naturale delle cose (che a Calvi Risorta è stato evidentemente smarrito).


Se poi dobbiamo tacere questi fatti perché fanno male al re o a certi colleghi, e fare l'elogio di chi agisce in dispregio delle norme vigenti o diffonde disinformazione, allora è proprio vero che non si riusciranno a risolvere i veri problemi di un paese piombato ormai all'anno zero.