Scandalo Eco-Quattro tra “Politica e Camorra” per l’affare rifiuti, la Guardia di Finanza sequestra beni per oltre 2,5 milioni di euro a Diana

Caserta24ore, 28 settembre 2007

 

I Militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Mondragone, in esecuzione del provvedimento emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, hanno proceduto al sequestro preventivo delle azioni della “Masseria Pucci S.p.A.” con sede legale in Roma e sede operativa in Falciano del Massico con 10 unità immobiliari, per un valore complessivo pari ad oltre 2,5 milioni di euro, dislocate in vari comuni della Campania, in Calabria nel comune di Scalea e nel Lazio in Minturno di proprietà della società, ritenuta direttamente riconducibile all’imprenditore Giuseppe Diana di Casal di Principe.

 

L’attività, la cui esecuzione ha richiesto un impiego massiccio di uomini e mezzi, è un’appendice della vasta operazione già svolta dai militari delle Fiamme Gialle nello scorso mese di aprile, la quale era scaturita a seguito delle indagini relative all’infiltrazione camorristica della società Eco Quattro S.p.A., affidataria del servizio di raccolta dei rifiuti urbani in 18 comuni del casertano e che ha visto coinvolti, oltre ai vertici dei clan “La Torre” e dei “Casalesi”, anche personaggi, quali Giuseppe Valente, Presidente del Consorzio Ce/4, Claudio De Biasio, già Direttore del predetto Consorzio, successivamente transitato nei ruoli del Commissariato di Governo per l’emergenza rifiuti in Campania e Raffaele Chianese, già vice sindaco di Mondragone, unitamente agli imprenditori Gennaro Sorrentino e Giuseppe Diana. Nei confronti di questi ultimi, l’acume investigativo dei finanzieri di Mondragone permetteva di accertare, anche mediante le intercettazioni telefoniche e ambientali, sia la loro diretta partecipazione nella riscossione della tangente estorsiva di 15 mila euro mensili, versata dalla nominata Eco Quattro S.p.A. alle organizzazioni malavitose che l’instaurazione di un regime monopolistico nel settore della commercializzazione del gas per uso domestico, quest’ultimo aggravato dai metodi minatori mafiosi e violenti agevolati dall’appartenenza a note compagini camorristiche.

 

Per tali motivi, all’epoca, venivano posti in sequestro i beni risultati nella disponibilità sia del Diana che del Sorrentino, ovvero 2 stabilimenti di distribuzione ed 11 punti vendita di gas per uso domestico; 6 terreni; 4 fabbricati; n. 6 conti correnti bancari e postali; n. 4 società di capitali; quote di partecipazione di 6 società di capitali. Il Diana, inoltre, era già balzato agli onori della cronaca, quando, con riferimento alle vicende legate al riciclaggio di denaro proveniente dalle attività illecite in argomento, tentava l’acquisizione delle azioni della compagine sportiva SS Lazio, unitamente a Giorgio Chinaglia, noto ex bomber della medesima società calcistica.