Salvatore
Minieri, 15/09/2007
Francolise ha ottenuto fondi e incentivi turistici
grazie all’impegno del primo cittadino Andrea Russo
che, da sindaco furbo e capace, è riuscito a portare alla ribalta le ville di
San Rocco, tanto da fare gola alla Calenia Energia
(che ne ha sponsorizzato gran parte del recupero) e alla Ferrarelle
che, nei mesi scorsi aveva lanciato l’appello a tutti i comuni vicini a Riardo,
mettendo a disposizione fondi e tecnici per il rilancio delle zone storiche calene.
All’appello
è mancata proprio Calvi Risorta, la città più importante, dopo Capua, per il grande giacimento
archeologico che custodisce. Zacchia e l’assessore ai
beni culturali, Pietro Salerno, impegnati in una diatriba per stabilire la
distanza in centimetri tra la sedia del sindaco e quella del vicesindaco, hanno
perso l’ennesimo, fondamentale treno per la riqualificazione del territorio.
Mentre ci si arrovella per apportare modifiche al Pip
(cosa che francamente non sembra essere supportata da un metodo del tutto
ortodosso) , si perde l’occasione di ottenere fondi
per riqualificare almeno i grandi monumenti romani di Calvi.
Il tutto condito dalle solite ripercussioni sulla difficilissima e critica
situazione occupazionale del comparto turistico. Sarebbe bastata una richiesta
alla ferrarelle o alla Calenia,
per ottenere fondi utili alla ristrutturazione delle Terme del Foro o del
Teatro, creando così almeno 10 posti di lavoro per l’indotto e aprendo la
strada a una vera e seria fruizione delle bellezze
archeologiche locali. Invece no.
Salerno,
Zacchia ed allegra compagnia hanno
perso anche questa partita, distratti come sono da danze propiziatorie e
minuetti politici. Francolise, con due semplici ville
rustiche è riuscita ad ottenere finanziamenti e a riportare il nome dell’antico
sito romano nei percorsi turistici della provincia di Caserta mentre a Cales, dove sotto la coltre di abbandono,
esistono almeno 63 ville , alcune delle quali con un’estensione pari a quella
di un’insula urbana, un intero quartiere, per
intenderci, non è stata fatta una telefonata alle grandi aziende, non è stato
portato in Consiglio uno, dicasi uno solo, straccio di documento per dare fiato
alla riqualificazione archeologica.
Sono
stati spesi 750 mila euro, ma Cales giace sotto la
stessa montagna di rifiuti e carcasse di vecchie auto. Si è letto che la
maggioranza di Zacchia avrebbe riportato anche i
giochi all’interno dell’anfiteatro, con naumachie e belve feroci, avrebbe
ricostruito le mura calene, e ne avrebbe
fatto risplendere l’antica luce battagliera (non sono sciocchezze, citiamo un
articolo apparso su un quotidiano locale, nel quale si parlava quasi di Augusto
redivivo pronto a stringere la mano a Zacchia).
Ecco i risultati: 750 mila euro svaniti nel
nulla, la città antica sotto un cumulo di detriti e un patrimonio archeologico
di 67 ettari nelle mani
dei Casalesi. Si, perché gli scavi clandestini
continuano e, tanto per essere chiari, la responsabilità è del sindaco e
dell’assessore al ramo.
Sappiamo
tutti che la camorra scava e sottrae beni archeologici di valore assoluto,
soprattutto a Cales. Chi non ferma lo scempio ne è responsabile. Non sono stati chiesti
fondi alle grandi aziende, anzi, qualcuno di maggioranza preferisce
tacere sul degrado di Cales. La camorra ringrazia e , intanto, continua e rubare sotto il nostro naso beni che
la maggioranza aveva promesso di tutelare e proteggere. Cales
è sepolta dai rifiuti, gli elettori, invece, da una coltre di promesse e di aria fritta.