Ma il patrimonio resta abbandonato (anche a Calvi Risorta)

 

ANTONIO PISANI

 

Il Mattino, 11 settembre 2007

 

Qualche oasi felice ma per il resto c’è da registrare il più totale abbandono dell’immenso patrimonio archeologico e architettonico della provincia di Caserta.

 

Come «Il Mattino» ha ampiamente documentato quest’estate con una serie di inchieste dal titolo «Il turismo negato», sul fronte degli scavi aperti per riportare alla luce insediamenti romani o pre-romani o della conservazione di quelli già fatti nei decenni passati, siamo ancora all’anno zero (fanno eccezione Teano e Mondragone).

 

Va un po’ meglio per i numerosissimi castelli medioevali che però vengono restaurati solo grazie ai fondi europei. Opere sono in corso al castello di Pietraivarano, di proprietà della società toscana Inge, in cui dovrebbero essere realizzati un centro congressi e un albergo a quattro stelle. Sono stati recuperati anche i castelli di Pietramelara e Riardo; qui, molti ruderi sono stati destinati a botteghe artigianali.

 

Lavori in corso anche a Gioia Sannitica per il recupero del perimetro della fortificazione, a Francolise dove quasi 1,2 milioni di euro in due tranche dovrebbero salvare la fortezza.

 

Restano però totalmente dimenticati siti unici come il Castello Aragagonese di CALVI Risorta, diventato una discarica a cielo aperto nonostante uno stanziamento di 760mila euro provenienti dall’Unione Europea; o il maniero d’Avalos di Vairano Patenora, dove gli ultimi interventi di restauro risalgono a oltre tre secoli fa. Costruito alla fine del XV secolo dal feudatario Innico II d’Avalos, il castello è oggi considerato a rischio crollo per le numerose infiltrazioni d’acqua.

 

Destino ancora incerto, invece, per il bellissimo castello normanno di Rupecanina, fra i comuni di Sant'Angelo d'Alife e Raviscanina: il sito avrebbe dovuto trasformarsi in un parco archeologico medievale in base alle previsioni del Pit Monti Trebulani-Matese ma, di fatto, fino ad oggi sono stati realizzati solo alcuni sondaggi geologici da parte degli studenti dell'Istituto Suor Orsola Benincasa.

 

Il castello medioevale di Casertavecchia è invece «tenuto in vita» solo grazie alla determinazione dei giovani volontari della Protezione civile guidati da Enzo De Lucia, a fronte di un totale disinteresse delle istituzioni.

 

Sono loro che tagliano l’erba, che puliscono i locali interni, che organizzano visite guidate. «Possiamo fare poco però - sottolinea De Lucia - se la sovrintendenza, come fa da tre anni, continua a non risponderci». (hanno collaborato Gianfrancesco D’Andrea, Carmine D’Angelo e Alessandra Tommasino)