UN LIBRO
MOLTO IMPORTANTE CERTAMENTE DA TENERE BEN CONSERVATO
Calvirisortanews, 21 agosto 2007
Vito Taffuri
Un ritrovamento straordinario. Un’opera del 1600, sulla
vita dei Santi Casto e Cassio, è stata ritrovata dal
prof. Mario Di Girolamo di Calvi Risorta durante una chiacchierata con dei parenti arrivati
dall’estero, per trascorrere qualche giorno di vacanza nella cittadina di
origini, veniva fuori questo opera, mentre tra loro si ricordavano le loro
origini e così è iniziata tra gli scaffali dello studio la ricerca.
Tra i vari libri appartenuti al suo antenato Don Andrea Di
Girolamo, illustre canonico del Real Demanio di
Calvi, ha scoperto un libro, interessantissimo di Giuseppe Cerbone
intitolato “Vita e passione del Gloriosi martiri Santo
Casto, Vescovo di Calvi e Santo Cassio, vescovo di Sinuessa”. Il libro che si avvale della
presentazione di D. Giovanni De Angelis,
parroco di Calvi e della Regia Licenza è stato stampato a Napoli il 10 luglio
1685.
In esso è possibile scoprire la
vita e le vicende prodigiose del Vescovo che è Patrono di Calvi e dell’intera
diocesi di Calvi e Teano. Discepolo di S.Pietro, la
sua presenza è attestata agli albori del Cristianesimo e la sua morte, avvenuta
nel 66 d. C. praticamente è contemporanea a quella dei
santi Pietro e Paolo. Sulla sua tomba poi, furono innalzate nel III sec. D. C.
la basilica paleocristiana di S.Casto, (quella
studiata da Jannowski e resa celebre dal Maiuri) e la cattedrale romanica del
XI secolo, diventata oggi monumento nazionale. Secondo il Cerbone,
i sacerdoti degli idoli, lo accusarono presso Messalino, Preside della Campania.
Questi ordinò, presso la città di Acquaviva,
che fosse percosso con verghe e bastoni e poi, insieme
a Cassio, Vescovo di Sinuessa,
bruciato vivo. Usciti miracolosamente illesi da quelle fiamme, Messalino li
fece condurre nel tempio di Apollo, perché offrissero incenso
all’idolo.
Ma inutilmente. Allora condotti da Acquaviva a Sinuessa e sottoposti
prima alla lapidazione, poi alla spada, ottennero la palma del martirio. Per 39
giorni le Sacre Spoglie rimasero insepolte, fino a quando, nella notte del 1°
Luglio dello stesso anno, 66 d.C.,
alcuni devoti di Calvi, raccoltele nascostamente, le
trasportarono nella loro cittadina, seppellendole dove, agli inizi del IV secolo,
il Vescovo di Calvi, Calepodio (307), il 1° di cui si
abbia ufficialmente notizia dopo S. Casto, eresse il primo altare in suo onore
e dove, nel corso dello stesso secolo IV, venne costruita la prima Cattedrale
di Calvi, dedicata a S. Casto Vescovo e Martire.
Nel libro, ritrovato dal Di
Girolamo, la vicenda del vescovo martire di Calvi (ma anche quella del Vescovo Cassio) viene ripercorsa in ben 15 capitoli che parlano
della loro patria, della vita privata, della loro carcerazione, di come furono
condannati alla fornace ardente e dei loro prodigi. Poi del Preside Messalino che,
nel tempio di Apollo li fece nuovamente arrestare, di Sinuessa (l’odierna Mondragone)
dove furono lapidati e tormentati.
Infine di quanto i loro corpi e le reliquie furono sepolti
nella città di Calvi. Ma il libro è importante anche
perché parla del culto dei Santi Casto e Cassio nelle
città di Sora, di Pietramelara,
di Acquaviva e di Sinuessa.
E dei tanti Vescovi che si sono succeduti nella città di
Calvi. Ma soprattutto perché descrive l’antica basilichetta paleocristiana di S. Casto del IV sec. d. C. purtroppo abbandonata nell’immondizia
sotto il ponte dell’autostrada.