Ritrovata la vita
di San Casto del 1680
Paolo
Mesolella
Caserta24ore,
20 agosto 2007
Un
ritrovamento straordinario. Un’opera del 1600, sulla vita dei Santi Casto e
Cassio, è stata ritrovata dal prof. Mario
Di Girolamo di Calvi Risorta durante alcuni lavori
di sistemazione della sua abitazione.
Tra
i vari libri appartenuti al suo antenato Don Andrea Di Girolamo, illustre
canonico del Real Demanio di Calvi, ha scoperto un
libro, interessantissimo di Giuseppe Cerbone intitolato “Vita e passione delli
Gloriosi martiri Santo Casto, Vescovo di Calvi e Santo Cassio, vescovo di Sinuessa”.
Il libro che si avvale della presentazione di D. Giovanni De Angelis,
parroco di Calvi e della Regia Licenza è stato stampato a Napoli il 10 luglio
1685. In esso è possibile scoprire la vita e le
vicende prodigiose del Vescovo che è Patrono di Calvi e dell’intera diocesi di
Calvi e Teano. Discepolo di S. Pietro, la sua presenza è attestata agli albori
del Cristianesimo e la sua morte, avvenuta nel 66 d. C. praticamente
è contemporanea a quella dei santi Pietro e Paolo. Sulla sua tomba poi, furono
innalzate nel III sec. D. C. la basilica paleocristiana di s. Casto, (quella
studiata da Jannowski e resa celebre dal Maiuri) e la cattedrale romanica del
XI secolo, diventata oggi monumento nazionale.
Secondo
il Cerbone, i sacerdoti degli idoli lo accusarono
presso Messalino, Preside della Campania. Questi ordinò, presso la città di Acquaviva, che fosse percosso con verghe
e bastoni e poi, insieme a Cassio, Vescovo di Sinuessa,
bruciato vivo. Usciti miracolosamente illesi da quelle fiamme, Messalino li
fece condurre nel tempio di Apollo, perché offrissero
incenso all’idolo. Ma inutilmente.
Allora
condotti da Acquaviva a Sinuessa
e sottoposti prima alla lapidazione, poi alla spada, ottennero la palma del
martirio. Per 39 giorni le Sacre Spoglie rimasero insepolte, fino a quando,
nella notte del 1° Luglio dello stesso anno, 66 d.C., alcuni devoti di Calvi, raccoltele
nascostamente, le trasportarono nella loro cittadina, seppellendole dove, agli
inizi del IV secolo, il Vescovo di Calvi, Calepodio
(307), il 1° di cui si abbia ufficialmente notizia dopo S. Casto, eresse il
primo altare in suo onore e dove, nel corso dello stesso secolo IV, venne
costruita la prima Cattedrale di Calvi, dedicata a S. Casto Vescovo e Martire.
Nel
libro, ritrovato dal Di Girolamo, la vicenda del
vescovo martire di Calvi (ma anche quella del Vescovo Cassio) viene ripercorsa
in ben 15 capitoli che parlano della loro patria, della vita privata, della
loro carcerazione, di come furono condannati alla fornace ardente e dei loro
prodigi.
Poi
del Preside Messalino che, nel tempio di Apollo li
fece nuovamente arrestare, di Sinuessa (l’odierna Mondragone) dove furono lapidati e tormentati. Infine di
quanto i loro corpi e le reliquie furono sepolti nella città di Calvi. Ma il libro è importante anche perché parla del culto dei
Santi Casto e Cassio nelle città di Sora, di Pietramelara, di Acquaviva e di Sinuessa, e dei tanti Vescovi che si sono succeduti nella
città di Calvi.
Ma
soprattutto, perché descrive l’antica basilichetta
paleocristiana di S. Casto del IV sec. d. C. purtroppo abbandonata
nell’immondizia sotto il ponte dell’autostrada.