LE COLLINE
CALENE ORMAI SONO SOLO UN CUMULO DI CENERE
Calvirisortanews, 18 luglio 2007
Vito Taffuri
La visuale delle colline del territorio di Calvi Risorta,
materialmente offuscata dai fumi dei numerosi incendi, è tanto inquietante
quanto noi cittadini siamo pressappoco impotenti di fronte ad essa. Al di là del segnalare in
fretta i crimini incendiari e sollecitare le istituzioni ad intervenire, ben
poco ci resta da fare come singoli cittadini.
Siamo di fronte ad un piano sistematico di distruzione del
territorio che in tempi rapidi sta portando alla completa deforestazione delle nostre
colline. L’immobilismo delle istituzioni di fronte a tanta scelleratezza,
reiterata e oramai annosa, potrebbe confondersi con una tacita connivenza. Il
silenzio che lascia bruciare è divenuto assordante.
Come ambientalista - afferma Antonello Bonacci - mi sento di spronare chiunque
abbia mezzi tecnici e legali ad intervenire tempestivamente. Gli ultimi
polmoni verdi stanno soffocando tra le fiamme appiccate da folli criminali. La
paura di vedere questa ridente ed ospitale valle ridotta ad un'arida conca
sterile è acuita dall’indifferenza delle istituzioni
locali.
Se gli interventi dei soggetti preposti sono spesso
tardivi, insufficienti e purtroppo utili al più ad arginare la furia delle
fiamme, è tristemente vero che non esiste alcun piano di prevenzione posto in essere da chi dovrebbe aver cura del nostro
territorio.
L’indifferenza istituzionale è ormai cronica e fa da eco
all’emergenza rifiuti, all’emergenza civica e all’infinito novero di emergenze che accomuna la nostra comunità ad altre della
regione. Purtroppo ci troviamo di fronte al più classico degli “scarica barile” - afferma Enzo Scarano - in situazioni in cui la responsabilità è condivisa
tra vari centri di potere, si finisce con perderne la concreta percezione,
insomma è colpa di tutti e non è colpa di nessuno.
Questi finiscono per essere null’altro che giri di parole
più o meno fini a se stessi, ma le conseguenze di tanto lassismo sono pratiche
e le sconta la nostra terra e noi stessi. Nel caso degli incendi il risultato
potrebbe essere catastrofico e irreversibile. Che ci
siano difficoltà oggettive nell’arginare attacchi dolosi e reiterati, non vuol
dire che non si possa far nulla.
La prevenzione prima di tutto - sottolinea
Cassio Izzo
- attraverso il controllo dei boschi e possibilmente la cura degli stessi con
progetti di salvaguardia, magari con la concessione a cooperative organizzate,
con allevamenti compatibili, aree di ripopolamento faunistico.
Assolutamente indispensabile è poi un coinvolgimento della protezione civile,
adeguatamente equipaggiata e coadiuvata, in modo da metterla nella situazione
di monitorare il territorio e fornire i primi soccorsi ambientali. Speriamo in
qualche segnale di risveglio, pronto e concreto.